Il Grande Slam è uno dei sogni di ogni sportivo. Significa aver completato la collezione dei maggiori titoli della propria disciplina. Farlo nel corso di una carriera è già difficile, riuscirci nello stesso anno è l’ingresso nella leggenda. Nel tennis ci sono riusciti due uomini e tre donne, ma nel golf ad esempio è rimasto un’utopia. Anche il ciclocross ha il suo Grande Slam. Per riuscire nell’impresa bisogna portare a casa il titolo mondiale e le tre grandi challenge della stagione: Coppa del mondo, Superprestige e l’X2O Badkamers Trofee, che ha spesso cambiato nome nel corso della sua storia.
Herigers, il primo
Considerando i differenti anni di nascita dei circuiti, la possibilità di centrare il Grande Slam è iniziata nel 1994 e già in quell’anno il belga Paul Herigers avrebbe potuto centrarlo. Se non fosse che, per preparare a dovere la conquista del titolo mondiale, rinunciò a partecipare a tutte le prove di Coppa del mondo, aggiudicandosene un paio, visto anche che in classifica il nostro Daniele Pontoni aveva ormai preso il largo con 5 trionfi consecutivi.
Wellens beffato
Altri corridori hanno fatto… la fine di Herigers. Nel 2004 Bart Wellens era già riuscito a vincere Superprestige e Trophee Gazette van Antwerpen, aveva dominato il mondiale e in Coppa del mondo l’assenza di Sven Nys (vincitore delle prime tre prove) gli forniva un’occasione d’oro per completare la collezione. Ma a Pijnacker visse una pessima giornata, regalando il trionfo finale all’olandese Richard Groenendaal. Epilogo pressoché identico per lo slovacco Zdenek Stybar nel 2010, che mancò per pochissimo il magico poker perdendo a Oostmalle da Wellens nella tappa conclusiva del Trophee Gazette van Antwerpen, ma la vittoria non gli sarebbe bastata visto che Nys navigava in sesta posizione, sufficiente per conquistare il trofeo.
Amarezza Nys
La rincorsa del magico poker ha avuto spesso un costo pesante per molti campioni. Chi ad esempio si è scontrato con questo obiettivo è proprio Nys, che pure è stato uno dei più longevi e vincenti. Nel 2009 il belga aveva dominato la stagione. In Coppa del mondo con 3 tappe a favore aveva respinto la concorrenza di Niels Albert, nel Superprestige aveva già 3 vittorie e la classifica in ghiaccio (alla fine sarebbero state 5), nel Trophee Gazette van Antwerpen aveva già 3 vittorie all’attivo e la leadership netta. A Hoogerheide (Olanda) tutti avrebbero scommesso sul suo trionfo iridato, invece quello che si presentò alla partenza era un Nys fiaccato più mentalmente che fisicamente, incapace di completare quel puzzle con l’ultimo pezzo, il più pregiato. Mai un terzo posto era stato così amaro.
Mito Van Aert
Nel 2016 finalmente il grande tabù venne sfatato da Wout Van Aert, nella foto di apertura proprio nel 2016. Oggi molti inneggiano alle sue imprese su strada, dimenticando quanto da giovanissimo abbia fatto nel ciclocross. In quella stagione, oltre a conquistare la maglia iridata a Zolder con un minimo vantaggio sull’olandese Lars Van Der Haar, il belga vinse 4 prove e classifica del Superprestige, il Trophee Banque Post (che aveva intanto cambiato anche formula, con classifica a tempo anziché a punti) con un vantaggio di 8’43” su Kewin Pauwels e infine anche la Coppa del mondo, a dispetto del poker finale di successi parziali di Mathieu Van Der Poel.
Naufragio VDP
Pensate che VDP non avrebbe provato a imitarlo? Due anni dopo (l’anno di mezzo del ciclo olimpico, fattore da non sottovalutare) l’olandese sacrificò la stagione di Mtb per essere al via delle prove americane di Coppa del mondo a settembre. Da lì iniziò una cavalcata trionfale attraverso le tre challenge, per un totale di 19 vittorie, con annessi i trionfi nelle rispettive classifiche. Il mondiale si svolgeva a Valkenburg, il popolo olandese era pronto a far festa. Invece VDP non era lo stesso: aveva provato all’inizio a staccare il rivale, ma senza successo. Al quinto giro il disastro: un errore di traiettoria, la caduta contro le transenne, Van Aert che se ne va. Se ne va anche la concentrazione, il belga vola via e chiuderà con un vantaggio di 2’30”, con l’altro belga Vanthourenhout capace di inserirsi in mezzo.
L’anno dopo l’olandese capisce la lezione. La sua stagione non ha soste, ormai la strada lo attrae sempre di più e al ciclocross può dedicare meno spazio. VDP decide di rinunciare alla Coppa del mondo, vince le altre due challenge e ai mondiali si prende la rivincita, ma il Grande Slam resta un sogno. Lo resterà forse per sempre, Van Aert d’altra parte pensa anche lui ad altro. Nel ciclismo moderno probabilmente certe “collezioni” hanno un costo troppo alto…