La prima maglia rosa del Giro d’Italia di ciclocross è di Federico Ceolin e per certi versi questa è una sorpresa. A Tarvisio il corridore veneziano è venuto a capo di una gara molto complicata, lunga (ben 10 giri), dura e incerta sino alla fine. Per Ceolin esserci riuscito è un risultato che va al di là del successo, perché a differenza degli altri, da quando la stagione del ciclocross era finita, le sue occasioni agonistiche erano state talmente poche che si possono contare sulle dita di una mano.
Il tuttofare della bici
Ciclocross a parte, Ceolin è una sorta di tuttofare della bici: corre su strada e in mtb, ora anche nel gravel, ma… «Quest’anno su strada non ho mai gareggiato, salvo alla 2 Giorni Marchigiana. Sul perché preferisco sorvolare, l’importante è che è una pagina chiusa. Ora al Bibione Cycling Team ho trovato l’ambiente giusto per ripartire e recuperare il tempo perduto».
Una stagione vissuta quindi soprattutto allenandosi perché per Ceolin il ciclismo è tutto e l’ambizione di farne il suo lavoro è sempre presente, anzi ora resa ancora più forte dalla sua voglia di riscatto: «Mentalmente non è facile rimanere sul pezzo se non hai obiettivi a breve scadenza. Sembra di allenarsi inutilmente, ma ho avuto la fortuna di avere al mio fianco Enrico Licini, preparatore della 4Performance che mi ha aiutato a rimanere concentrato, sapendo che sarebbe arrivata la stagione invernale, quella della ripartenza. Così ho proseguito a fare l’attività ciclistica… pur senza farla».
La sfida con Pavan
Per il veneto è stato un periodo davvero duro, che però non ha intaccato la sua passione per il ciclismo su strada: «So benissimo quanto sia importante anche per chi come me mette il ciclocross al primo posto. La preparazione è stata svolta principalmente lì, facendo anche lavori specifici che si attuano solo pensando alla gara. Mi è comunque servito per acquisire una certa mentalità: il prossimo anno conto di gareggiare più su strada che in mtb proprio per i vantaggi che dà».
Tornando alla gara di Tarvisio, per lui era una vera incognita: «Avevo già gareggiato in Svizzera dove avevo risentito della lunga inattività. Quella di Tarvisio è stata una gara bellissima, che non finiva più. Buon per il pubblico, per le mie gambe un po’ meno… Pavan ha lanciato la gara nei primi giri, io mi sono accodato e poi anche Folcarelli. Dopo metà gara Pavan ha portato un altro attacco, io sono tornato sotto e poi sono partito a tre giri dalla fine. Sono particolarmente contento proprio perché dopo una corsa simile ho più coscienza di me stesso e di quel che posso fare».
L’importanza del gravel
Ceolin però, anche se su strada non ha gareggiato, si era già fatto vedere nel gravel, prendendo parte a campionato italiano e Monsterrato: «Ho preso bastonate storiche… Il gravel è tutt’altra cosa, sembra quasi di disputare una gara su strada ma con la bici da ciclocross. Si parte fortissimo, è come essere in fuga tutto il giorno, applicando wattaggi enormi. Dopo la Monsterrato ero sconvolto, ma mi sono accorto che dà grandi benefici. Devo comunque dire grazie al cittì Pontoni che solo sulla base della conoscenza reciproca mi ha permesso di gareggiare alla Monsterrato con la nazionale, è stato molto importante per me».
Con la maglia rosa indosso, Ceolin ora deve pensare a che cosa fare nel prosieguo della stagione: «Alla prossima tappa a Osoppo ci sarò sicuramente, poi valuteremo. Quest’anno vorrei alzare l’asticella, gareggiare in Coppa del mondo, migliorare il ranking anche per raggiungere il mio obiettivo che è la convocazione per l’europeo. Darò tutto per questo, anche se so che è difficile».
Nessuna rinuncia alla strada
Il team è pronto a supportarlo anche se non sarà un compito semplice. Non tanto per il discorso ciclocrossistico, che pur nella sua evoluzione resta una disciplina individuale, ma su strada.
«Non mi preoccupo, – dice – so che dovrò correre da cane sciolto, ma almeno avrò la possibilità di partecipare alle prove regionali, prima essendo tesserato per una continental (l’Overall Tre Colli, ndr) non potevo farlo. D’altronde nel mio caso non è necessario essere supportato da una squadra, non cerco particolari risultati ma solo il giusto cammino di preparazione verso il ciclocross, che è il mio mondo».
Il ritorno di Baroni
A Tarvisio c’era grande attesa anche per la prova femminile, che ha avuto come protagonista assoluta Francesca Baroni, in forza al team belga Hubo-Remotive ma che quest’anno torna a avere un baricentro di attività più spostato dalle nostre parti. Neanche una foratura a inizio gara l’ha fermata, dopo un paio di tornate era già in fuga senza più essere ripresa, con la figlia d’arte Lucia Bramati a oltre mezzo minuto.
Dietro la sorpresa arriva dalla categoria junior dove la spunta l’emiliana Greta Pighi (Alé Cycling Team), anche se il pubblico ha parteggiato per Martina Montagner (DP66) che per la rottura della sella si è fatta oltre mezzo giro correndo e spingendo la bici. Tra i pari età è emerso l’atleta di casa Stefano Viezzi (DP66), accolto al traguardo da tutta la famiglia, nonni compresi…