Una rappresentativa di 22 convocati. Contingente presente quasi al completo in tutte le categorie, salvo che fra gli Elite, dove ci saranno i due big Gioele Bertolini (nella foto d’apertura) e Jakob Dorigoni. La squadra di Daniele Pontoni è pronta e già diretta verso il Col du Vam, teatro nel weekend dei Campionati Europei che rappresentano il primo grande appuntamento della stagione.
Il luogo della disfida ha avuto un peso non indifferente nelle scelte del Cittì friulano, che lo ha studiato nei particolari: «Quello degli Europei un percorso durissimo, questo è innegabile, io dico che è un mix tra i tracciati dei Mondiali di Valkenburg e quelli italiani di Sappada e Monte Prat. Non è tecnicissimo, ma ha altimetrie importanti, 30 metri a giro che alla fine si fanno sentire, con una salita al 18 per cento in acciottolato e un arrivo sempre in salita. Nella Ronde Van Drenthe, la gara femminile del World Tour, hanno affrontato la parte finale del circuito per tre volte e quella salita faceva male».
Che squadra è quella azzurra?
Una formazione ambiziosa, soprattutto nelle categorie giovanili e il fatto che in una rassegna ufficiale tornino le gare loro riservate è per me il tema principale della rassegna, ci riappropriamo dell’essenza del ciclocross messa da parte nell’ultima stagione. Sui giovani però c’è da fare un discorso a parte: con loro sono stato molto chiaro, infatti nella successiva tappa di Coppa del Mondo a Tabor, aperta alle loro categorie, ci saranno atleti diversi dagli Europei perché voglio che ci sia una rotazione e tutti devono fare esperienze internazionali, capire che cosa significa gareggiare ad alto livello. Abbiamo numeri qualitativamente importanti e tutti devono avere le loro occasioni.
Lo scorso anno pensi che la pandemia abbia privato il movimento di quale risultato internazionale importante?
Sicuramente. Avevamo ad esempio un movimento junior maschile eccezionale, penso a Masciarelli ma anche ad Agostinacchio, Olivo, Fede e altri. Potevamo lasciare un segno, ma dall’altra parte so anche che il percorso dei Mondiali di Ostenda non era fatto per le nostre caratteristiche e avremmo fatto fatica. Resta comunque il fatto che abbiamo un bacino di talenti molto promettente sul quale dobbiamo lavorare.
Che cosa ti aspetti oggi in quelle stesse categorie?
Le prospettive sono buone, ma solo la gara potrà dare i responsi giusti perché noi come gli altri partiamo al buio. Io ho guardato gare internazionali, ho studiato resoconti, mi sono fatto un’idea su chi saranno i favoriti in ogni categoria, ma mai come quest’anno si parte senza una precisa base data dai confronti precedenti. Io sono comunque convinto che nelle due prove junior possiamo dire la nostra, Paletti e la Corvi possono davvero conquistare qualcosa d’importante.
Anche nelle gare Under 23 pensi che siamo in lizza per il podio?
Penso proprio di sì, qui abbiamo già riscontri più freschi soprattutto in campo femminile con la Realini che in America ha fatto molto bene e con un po’ di fortuna può giocarsela alla pari con le olandesi, ma non vanno sottovalutati neanche i maschi, Fontana e Toneatti arrivano all’appuntamento nella forma giusta e con la giusta esperienza. Sarà fondamentale vedere il loro approccio con il percorso, nelle prove prima della gara.
Venendo alle Elite femminili, se guardiamo le prime prove di Coppa vediamo che dietro l’armata olandese, l’Italia è quella che ha una forza d’urto maggiore, se ci fosse una classifica a squadre saremmo tranquillamente secondi…
E’ vero perché abbiamo una costanza di rendimento medio-alta e le tre consecutive Top 10 conquistate sempre da atlete diverse (Lechner, Arzuffi, Persico in sequenza) lo dimostra. Ma non abbiamo più solo loro: la Teocchi ad esempio agli Europei non c’è perché ha ripreso da poco, ma è del gruppo, lo stesso dicasi per Gariboldi e Bulleri che nelle loro uscite internazionali mi sono piaciute. Ecco, vorrei che fosse sottolineato il fatto che da parte dei team c’è un atteggiamento nuovo, aperto all’estero: a Tabor ci saranno più team italiani presenti e questo è per me un grande aiuto.
Che cosa ti aspetti da Bertolini e Dorigoni?
Io sono convinto che faranno una bellissima figura. Guardo Bertolini e ripenso alla sua prova iridata di Valkenburg, questa volta il percorso può aiutarlo a ottenere qualcosa di simile. E’ in buona condizione, al Guerciotti lo ha dimostrato, arriva nella forma giusta. Per me entrambi sono in grado di entrare fra i primi 10 e sarebbe un grande segnale per il movimento.
Che cosa dirai ai ragazzi prima della partenza?
Io dico che sempre che nelle gare di un giorno può succedere di tutto. Ricordo sempre l’esempio di Bradbury, l’australiano che vinse l’oro olimpico nello short track: non era il favorito, anzi non era neanche da considerare per il podio, eppure le cose si misero in modo tale che la sua giornata di grazia lo portò al massimo risultato possibile. Una giornata simile per arrivare per tutti, prima o poi e perché non agli Europei sabato o domenica?