Olanda batte Belgio 2-0, questo il verdetto della prima delle due giornate degli europei di ciclocross al Col du Vam, eppure in terra olandese chi ha impressionato di più è stata una ragazzina britannica, quella Zoe Backstedt che avevamo imparato a conoscere a Leuven quando vinse di forza il titolo mondiale junior su strada. Ora, a quella maglia iridata (ma la sua collezione è ampia e comprende anche la pista) ha aggiunto quella continentale.
Non è solo e tanto la vittoria che ha colpito, quanto il modo come l’ha raggiunta, schiantando la concorrenza già nel primo giro. Su quei 13” di vantaggio alla fine della prima tornata la Backstedt ha costruito la sua vittoria continuando a spingere fino a moltiplicarli in 1’06” sull’olandese Bentveld. Probabilmente quella tattica è stata di ispirazione anche per chi è molto più grande e smaliziata, come l’iridata Elite Lucinda Brand (l’arrivo di quest’ultima nella foto di apertura).
Una vittoria costruita in settimana
«E pensare che una settimana fa avevo finito la gara di Coppa del mondo a Overijse sulle ginocchia – ha ammesso la Backstedt a fine gara – ero a terra fisicamente e ancor più moralmente, ma col passare dei giorni ho sentito il mio fisico ritrovare le sensazioni giuste e sul percorso olandese è andato tutto al meglio. Qui basta un errore e perdi la gara…».
Venturelli cresce
Dietro, bravissima l’azzurra Federica Venturelli, sesta al suo primo anno nella categoria (e seconda fra le 2005): attenzione a questa ragazza, che da allieva ha vinto in ogni disciplina e sulla quale Alessandro Guerciotti, che l’ha appena portata nel suo team, è pronto a giurare…
«Avrebbe potuto andare ancora meglio – racconta a fine gara Luigi Bielli, “aiutante in capo” del cittì Daniele Pontoni e impegnato direttamente sul percorso – ma un piccolo infortunio rimediato a inizio stagione a Jesolo ha un po’ ostacolato il suo percorso di avvicinamento. Qui però ha dimostrato il suo talento: lei è una passista e sui tratti scorrevoli andava più forte di tante altre. Ma anche in salita si è ben difesa».
Under 23: decisivo l’ultimo giro
Gara dallo sviluppo tattico ben diverso quella degli under 23. Qui nessuno ha provato a fare la differenza all’inizio tanto che si è formato in testa un gruppo di 11 corridori. Fra loro il nostro Filippo Fontana che nella penultima tornata ha anche provato a smuovere le acque. L’unico che provava a sfiancare i favoriti belgi (in 7 davanti, alla ricerca di un titolo che manca dal 2017) è stato il britannico Mason, ma è stato proprio lui a pagare quando la gara è esplosa nell’ultimo giro, dove i belgi Vandeputte e Nys (campione europeo su strada e questo connubio ciclocross-road ricorre spesso al Col du Vam) sono stati saltati sulla salita finale dalla volata lunga dell’olandese Ryan Kamp, confermatosi così sul trono di categoria. Per i due avversari la beffa è stata accolta con grande disappunto, per Nys un bronzo che sa di amaro.
Fontana, affaticato nel finale, ha chiuso nono a 35”: «Ha pagato i tanti fuori giri tenuti per rimanere attaccato ai primi – riprende Bielli – Non è ancora al massimo della forma e gli è mancato un po’ di fondo dopo la stagione di Mtb. Anche Toneatti si è ben disimpegnato, ha fatto una gara tutta in rimonta, chiudendo 15°».
La volata vincente di Ryan Kamp, al titolo bis La stanchezza e la delusione sul viso di Nys Per l’iridato Ronhaar un Europeo di casa in forma anonima
Quando a decidere è il pit stop…
Dicevamo della Brand. Nella gara femminile le olandesi questa volta sapevano di non potersi giocare il titolo fra di loro, vista la presenza dell’ungherese Blanka Vas reduce dal trionfo di Overijse. La magiara si è subito ritrovata avvolta da una nuvola arancione, ma non è stato questo a determinare l’esito della corsa. Tutto si è deciso all’inizio del secondo giro. La Vas come altre del gruppo di testa ha svoltato ai box per il cambio bici, la Brand invece ha saltato il pit stop rilanciando anzi l’azione. La magiara si è accorta dell’offensiva, ma cercando di riacquistare velocità ha sbagliato traiettoria. Così ha perso quei metri che hanno favorito la fuga dell’iridata, a quel punto diventata imprendibile.
Un dato tecnico-tattico che non è casuale. Nella ricognizione Pontoni aveva sottolineato come il gioco dei box potesse incidere sulla gara. Posizionati all’esterno, costringono gli atleti a percorrere metri in più il che costa naturalmente tempo, per questo la scelta del cambio bici va ben ponderata per non giocarsi la gara, sarà molto importante nelle prove di domenica.
Dietro la Brand, arancione sbiadito…
La Vas nel finale è stata più accorta e ha pensato a gestire le avversarie. In verità le olandesi protagoniste in Coppa non hanno vissuto una delle loro giornate migliori (la stessa Brand dopo il ritorno dagli Usa aveva saggiamente tirato i remi in barca), con la magiara erano rimaste solo la Kastelijn e la Alvarado, quelle finora meno in vista, ma quest’ultima si è tirata fuori da sola con un’errore di guida, l’altra nulla ha potuto contro la progressione della Vas, che a 20 anni coglie la prima di quella che si annuncia una lunga serie di medaglie.
Tra Arzuffi e Persico
In chiave italiana è stata bella la sfida fra Arzuffi e Persico per il primo posto nazionale. Alla fine l’ha spuntata la tricolore per 8”, ma entrambe sono finite nella top 10, mentre la Lechner, partita fortissimo, ha chiuso solo tredicesima.
Gara complicata per Silvia Persico, alla fine nona Lechner e Arzuffi, rispettivamente tredicesima e ottava
Lechner e Arzuffi, rispettivamente tredicesima e ottava Gara complicata per Silvia Persico, alla fine nona
Più che l’altimetria del percorso, a mettere in difficoltà le nostre sono state le canaline scavatesi nel fango denso. Le portavano (ma non solo loro) a sbagliare direzione con improvvisi scarti del manubrio: «Quello della Persico è il maggior rammarico della giornata – dice Pontoni – era partita benissimo ed era a ruota della Vas, ma è caduta danneggiando il cambio. E’ stata anzi bravissima a insistere e, nonostante un altro scivolone , a chiudere nelle dieci. Speriamo che tanta sfortuna venga ripagata domani.
«Nel complesso siamo comunque soddisfatti della prima giornata – conclude il cittì – e un encomio va a tutti i meccanici: tra box e centro di gara ci sono 1.600 metri, il che ci ha costretti a un lavoro enorme. La logistica non è ideale, ma di questi tempi, pur di gareggiare, bisogna fare buon viso».