Dodici vittorie su diciotto gare, fatto salvo il mezzo passo falso degli europei, la stagione invernale di Eli Iserbyt è da urlo. Oggi ha vinto anche a Besancon, lasciando a 10 secondi Toon Aerts, allo stesso modo in cui al mattino Lucinda Brand aveva rifilato 26 secondi alla canadese Rochette.
Fisico da scalatore
La sua dimensione è in netta crescita. E anche se l’imminente ritorno in gara di Van Aert, Van der Poel e Pidcock potrebbe ridimensionare la sua stella, è un fatto che a 24 anni Iserbyt sia uno degli specialisti più forti al mondo. E dato che pochi lo conoscono, proveremo a raccontarne la personalità attraverso le sue stesse parole.
«Non mi vedo come uno dei migliori al mondo – dice il fiammingo, alto 1,65 per 56 chili – mi considero un atleta che fa del suo meglio e questo è stato il filo conduttore della mia crescita. Mi rendo conto che tutto intorno a me è diventato più grande, ma l’obiettivo è vincere il più possibile. In Belgio vengo riconosciuto perché tutti guardano il ciclocross d’inverno. Io cerco sempre di essere poco appariscente, in questo la mascherina aiuta. La popolarità è bella e aiuta, ma ci sono così tante rivalità, che se non sei a favore di uno, sei automaticamente contro. Questo è il bello del ciclismo in Belgio. Immaginate che cambio di clima, quando l’anno scorso a causa del Covid si correva senza pubblico…».
Vincere tanto
Il pubblico dovrà imparare a conoscerlo. Difficile dire se parli perché ha avuto contatti con i tre giganti di specialità, ma certo l’ipotesi che possano mollare la presa sul cross non è peregrina e questo potrebbe aprire anche a lui la strada verso il tetto del mondo.
«Penso che anche il pubblico abbia bisogno di questo periodo di transizione – dice – perché Van der Poel e Van Aert correranno sempre meno cross. E’ la nostra occasione, ma non dovremo essere ingenui. Loro corrono sempre per vincere e non è detto che spariranno come Stybar. Per ora sono ancora in modalità full cross e non vogliono perdere. Grazie a questo le gare saranno ancora più belle. Il mio obiettivo a breve termine è vincere tanto prima che arrivino».
Cent’anni di storia
La sua osservazione sul cross, le sue origini e il fatto che sia una specialità autoctona del Benelux è fondata. Così come è pertinente l’osservazione sulla coerenza storica della specialità.
«Non credo che una maggiore internazionalizzazione si tradurrà in corridori stranieri più forti – dice – il cross è uno sport con forti radici regionali. E’ molto specifico e tecnico ed è nel nostro Dna. Se vedi dei bambini che si allenano, è normale che venga voglia anche a te. Ho iniziato quando avevo 13-14 anni. Da piccolo al sabato giocavo a calcio e la domenica guardavo il cross in televisione. Dieci minuti dopo la gara, prendevo la bici e andavo a giocare sulle salitelle dietro casa.
«Il nostro solo problema è che non siamo uno sport olimpico. Tutti gli specialisti britannici o francesi più forti dopo un po’ abbandonano. Ma anche con uno status olimpico, penso che i belgi continueranno a fare la differenza. In un mondo che cambia sempre, il ciclocross è lo stesso da 100 anni. E’ la tradizione che rende questo sport così grande».
Suggestione strada
Sulle sue prospettive di crescita, i margini di miglioramento e un possibile coinvolgimento nell’attività su strada della sua squadra, la Pauwels Sauzen-Bingoal, Iserbyt sembra avere idee chiare.
«Ho 24 anni – dice – e quest’estate ho svolto un carico di lavoro superiore e per la prima volta lavori di endurance. Forse la prossima estate proverò a fare bene in una corsa a tappe, anche se non ho mai avuto un picco di forma nella stagione su strada. La stagione del ciclocross richiede un periodo di picco molto lungo, per cui mentalmente e fisicamente ho bisogno dei mesi estivi per recuperare».
Settimana tipo
La sua è una vita da… sacerdote del cross. La devozione e la dedizione con cui ne parla fa anche pensare a un ragazzo consapevole di dover essere al massimo per combattere contro i giganti.
«La mia settimana tipo è sempre uguale – dice – faccio un giro facile il lunedì e poi un lungo di 4 ore il martedì. Mercoledì allenamento specifico di 2 ore e mezza per la gara del fine settimana. Cerchiamo di lavorare su un percorso simile. Dopo l’allenamento invece sono solo sul divano e la mia ragazza lo sa. Mi riposo più che posso. Non vedo i miei amici durante la stagione perché lavorano durante la settimana e fanno festa nei weekend. E’ un sacrificio facile da fare quando vengono i risultati».
La prossima fermata della Coppa del mondo sarà ad Anversa il 5 dicembre, poi finalmente il circo del cross sbarcherà in Italia, sui sentieri ghiacciati di Vermiglio, in Val di Sole. La testa del ranking è saldamente nelle mani di Iserbyt e Lucinda Brand. In attesa che tornino i giganti, la strada del folletto di Bavikhove continua a sembrarci eccezionale.