Che gli straordinari risultati azzurri agli ultimi europei di Pontevedra non siano frutto del caso lo si evince anche da quanto è successo dopo. La rassegna continentale per le categorie giovanili disputata nello scorso fine settimana a Samorin (SVK) ha visto il dominio italiano nella categoria Under 16, ossia quella Allievi 2° anno con Tommaso Cingolani vincitore, Francesco Dell’Olio terzo, Filippo Cingolani sesto e Giovanni Bosio 10°.
Non è la prima volta che i fratelli Cingolani si mettono in evidenza a livello internazionale, ma questo fa parte del loro processo di crescita che ha nel padre Francesco un grande sostenitore. E’ stato lui a spingerli ad affrontare questa competizione anche se la Federazione aveva deciso di non presentare un proprio team nazionale.
«Siamo partiti senza avere alcuna certezza – ammette papà Francesco – perché quando gareggi a questi livelli sei abituato a farlo tra le mura amiche, con gente che affronti quasi tutte le domeniche, ma non capita spesso di andare all’estero, quindi non sapevamo a cosa andavamo incontro, qual era il valore degli avversari».
Che gara è stata?
Difficile innanzitutto perché in queste categorie non esiste un ranking di merito, quindi la partenza avviene per sorteggio e quello dei ragazzi non era stato per nulla fortunato: Tommaso era stato inserito in terz’ultima fila, Filippo addirittura nell’ultima. La partenza era fondamentale perché dopo 200 metri c’era una strettoia, da affrontare assolutamente nelle prime posizioni altrimenti si rimaneva staccati. Tommaso ha costruito lì la sua vittoria.
In che senso?
E’ stato davvero bravissimo in partenza, ha effettuato una marea di sorpassi trovando il giusto corridoio fino a trovarsi davanti alla fatidica strettoia, infatti si è trovato a condurre la gara insieme allo slovacco Husenica e a Dell’Olio. Poi, sapendo che il padrone di casa poteva essere un ostacolo per la conoscenza del percorso, ha allungato nel secondo giro, vincendo con 12” di margine.
E suo fratello?
Filippo pur guadagnando molte posizioni ha scontato proprio lo stop a quella strettoia dovendo poi affrontare tutta una gara di rimonta. Alla fine il suo sesto posto, a 16” dal podio è stato un grande risultato, in un contesto molto qualificato vista la presenza di club belgi e britannici.
Questa non era una manifestazione che la Fci aveva inserito fra le sue priorità. Come vi siete mossi?
Diciamo che ci siamo consorziati fra varie società proprio per dare ai nostri ragazzi la possibilità di competere comunque per un evento ufficiale, sapendo che importanza avrebbe avuto anche come esperienza. Noi ci siamo mossi come famiglia, siamo andati io e mia moglie a supporto dei due ragazzi con il grande, Andrea, che ci segue sempre e dà una mano dal punto di vista tecnico. Poi lì ci siamo collegati con i genitori di Bosio e abbiamo preso un piccolo appartamento nei pressi del circuito perché era la soluzione più conveniente sia dal punto di vista economico che della praticità per le gare dei ragazzi. Siamo andati con il furgone, una trasferta lunga ma nel complesso anche piacevole. Soprattutto al ritorno visto com’erano andate le cose…
Come hanno iniziato?
Di biciclette nella mia famiglia si è sempre parlato e non poteva essere altrimenti, visto il negozio che è la nostra attività hanno sempre vissuto in mezzo alle bici. Quando avevano 3 anni eravamo al Bike Festival di Riva del Garda e mi hanno chiesto di partecipare alle prove per bambini. Da allora non hanno più smesso, hanno una passione enorme che si estrinseca in tutte le discipline, anche se quelle offroad gli piacciono di più. Diciamo che scelgono in base alla stagione, io comunque non li ho mai forzati a correre, è una loro scelta che io posso solo sostenere per quel che posso.
Quale disciplina preferiscono e che cosa pensate del dividersi fra più specialità?
E’ una delle loro prerogative. Diciamo che sono legati alla stagione: d’inverno il ciclocross, poi la mtb con qualche capatina su strada, Tommaso ad esempio quest’anno aveva vinto il titolo italiano a cronometro e quello regionale su strada. Io quando correvo ero uno dei pochi ad abbinare ciclocross e strada, loro hanno aggiunto anche la mtb, trovando in me un fautore della loro scelta.
Il vostro d’altronde è un team di riferimento soprattutto nel fuoristrada…
Anche se molto sta cambiando. Intanto andiamo avanti in sinergia con il Pedale Chiaravallese, con cui abbiamo creato un team unico, lo Zero24. Io li seguo soprattutto per quel che riguarda l’offroad.
Ma sei più un papà o un direttore sportivo?
Nel ciclocross li seguo un po’ più assiduamente, ma sto lasciando sempre più mano libera ad Alberto Forini che è il loro diesse. Non solo per un discorso legato al ciclismo, ci tengo che diventino sempre più indipendenti, devono svilupparsi frequentando altri ambienti che non siano solo quello famigliare.
A Samorin che livello avete trovato?
Per certi versi mi ha sorpreso, confermando quella sensazione che avevo: gli allievi di oggi sono gli juniores dei miei tempi, il ciclismo è andato tanto in avanti. Per questo non avere un ranking di riferimento ritengo che falsi un po’ questo genere di competizioni, si dà troppo peso alla fortuna, anche se Tommaso non ne ha avuto poi così bisogno, visto la partenza che ha fatto…