Cioni e Ganna, come il gatto e la volpe. Dopo la Tirreno, hanno sbancato Imola. E dopo Imola, è toccato a Palermo. Dietro la maglia rosa di Ganna, ottenuta con la vittoria nella prima tappa, c’è tanto dell’uno e tanto dell’altro. C’è lo studio del Team Ineos-Grenadier. Basta rileggerne la giornata, per rendersi conto.
Cioni studia il vento
Prima le previsioni del tempo, studiate da tre giorni prima. Il vento. Da dove arriva. Come cambia. A che ora cambia. A che ora sale e a che ora scende. Una volta avuto in mano il report esatto, al momento di stabilire l’orario di partenza, hanno deciso di far andare prima Dennis (14,14), poi Thomas (14,36), infine Ganna (14,58), in modo che le singole ammiraglie potessero condividere le informazioni sulle variazioni del meteo.
Messaggio di Ganna a Viviani
Alla vigilia, cosa che non aveva fatto prima del mondiale, Ganna ha mandato un messaggio a Viviani. Come gli capita di fare in pista ogni volta che una prova lo inquieta.
«Questa volta – racconta la maglia rosa – avevo paura della discesa. Non è facile buttarsi a quasi cento all’ora con le mani sulle appendici e quel ventaccio. Al primo tornante sono arrivato lungo, mi ha salvato la vita il freno anteriore. Non mi ero reso conto di quanto stessi andando forte».
Ma Viviani come al solito ha tagliato corto: «Pesi più di 70 chili – ha scritto – cosa vuoi che ti faccia un po’ di vento?».
Colazione alle 9
Ganna ha fatto colazione in hotel alle 9 e alle 10 le ammiraglie della Ineos-Grenadier si sono spostate dall’hotel di Isola delle Femmine alla circonvallazione di Monreale, dove erano parcheggiati i pullman. A quell’ora, lo scirocco aveva già incendiato l’aria, con temperature prossime ai 37 gradi. Un forno! E che raffiche…
«Avevamo già visto la parte iniziale il giorno prima – ricorda Cioni – ma non era stato possibile andare oltre il quarto chilometro. Io l’ho fatta in bici, ma non mi sono reso conto di nulla. Così appena arrivati abbiamo fatto questo giro del percorso senza spingere, ma per mandare a mente ogni insidia. Come voleva fare le curve. Se c’erano buche o tombini in traiettoria. Cose viste da lui e riportate da me. Abbiamo fatto tante crono insieme, lui si fida e il sistema funziona».
Ganna ha confermato: «Ho pensato essenzialmente a non cadere – ha detto – perché diversi hanno avuto problemi. Ho pensato a guidare la mia bici. E la bici, posso giurarvelo, diventa una lama. Ho impostato bene le linee, con Cioni dietro che mi diceva dov’erano i tombini».
Il pranzo in ammiraglia
Nella risalita verso la partenza, Ganna ha consumato il solito pasto pre-gara a base di riso. Magari avrebbe fatto volentieri un altro giro, ma tornare a Monreale da Palermo non era così semplice e si sono accontentati della prima osservazione.
«Filippo è salito sui rulli per 25 minuti – spiega Cioni – facendo i lavori che ormai conosce a memoria. Ognuno conosce la sua routine, che non cambia, a meno che non ci siano distanze troppo lunghe o percorsi particolari. Durante il riscaldamento ha mandato giù un gel ed è partito senza borraccia. Per così poco tempo si sta bene senza bere».
Fra le annotazioni tecniche più singolari, la magnesite che Ganna ha messo sulle mani al momento di partire.
«Nelle crono – spiega – non si usano i soliti guanti e per tenere le mani asciutte sul manubrio, quella polvere è molto utile».
Ganna, l’attesa snervante
Il nervosismo che il giorno prima lo ha spinto a scrivere a Viviani, sull’arrivo lo ha gestito da sé. Seduto sulla hot-seat, Ganna ha assistito allo sfilare dei rivali più accreditati. E quando anche Affini ha tagliato il traguardo, la sua mimica è stata eloquente. In meno di sette giorni, sulle sue spalle sono cadute la maglia iridata e la maglia rosa, risultato rispettivamente delle vittorie ai campionati del mondo crono e della prima tappa del Giro d’Italia.
«Finora ha vinto quattro mondiali in pista – ha detto prima di salutare – uno della crono e adesso è venuta questa crono. Speriamo di non finire proprio adesso. Piuttosto, visto il settimo posto di Sobrero? Adesso gli scrivo un messaggio, ha fatto proprio una bella crono».