Josef Cerny ci ha provato a dire che la storia non terrà conto delle proteste di stamattina e che ad Asti ha vinto lui. Lui ha vinto la sua tappa e poco gli importa di dare risposte sul perché non si sia partiti da Morbegno.
«Non era così freddo da non partire – dice – ma andiamo a tutta da Palermo e pioveva ed è stata una buona occasione da cogliere».
Succede solo al Giro, quando mai si sarebbero sognati di imporlo ai francesi del Tour?
Vegni furioso
Vegni è inviperito. Il suo punto di vista è ineccepibile: ha disegnato un percorso che è stato approvato e nessuno, nel momento in cui lo stesso è stato rimodulato per ottobre, si è preso la briga di verificare la fattibilità delle tappe. Le associazioni di categoria servono a questo.
«Finirà che sono stato io a decidere – dice il patron del Giro d’Italia – e che non me ne sono neanche accorto, mentre si è trattato di un tranello. C’è rammarico per la brutta figura. Una giornata così oscura tutto quanto di buono abbiamo fatto fino adesso per portare alla fine il Giro d’Italia. Non c’erano presupposti per una decisione simile. A me non è arrivata nessuna proposta. E’ evidente che tra i corridori e le loro squadre non c’è dialogo. Perché stamattina, molti corridori si domandavano cosa stava succedendo? Perché c’erano corridori schierati alla partenza? Perché i manager delle squadre chiedevano a me cosa stesse succedendo e io non sapevo nulla?».
Salvato indeciso
I direttori sportivi italiani si sono tutti schierati contro la decisione, ma è parso che nessuno li abbia interpellati, quasi che la decisione sia stata presa dalle squadre straniere.
«Una volta al Giro – si è lasciato scappare in mattinata Cristian Salvato, presidente dell’Accpi e delegato del Cpa – c’erano dodici squadre italiane e avevano gioco facile a trovare un accordo. Una volta in una situazione simile sarebbero partiti di sicuro, mentre gli stranieri non si fanno convincere facilmente. E’ stata una decisione giusta. Undici gradi con la pioggia sono freddi, sto con i corridori».
Peccato però che la decisione non sia venuta applicando il Protocollo per le Condizioni Estreme: unico presupposto per cancellare una corsa. E peccato anche che lo stesso Salvato, portavoce dei corridori, non abbia fatto poi molto per farli ragionare. Mentre una decisione del genere, come ha giustamente detto Vincenzo Nibali, non può transitare in una chat su Telegram e avrebbe avuto bisogno di più collegialità.
Martinelli deluso
Ai microfoni Rai, dopo l’arrivo di Asti, prima Volpi e poi Martinelli hanno preso duramente posizione.
«Abbiamo sbagliato di brutto – dice Martinelli – ma sono arrivato tardi alla partenza e ho trovato tutto già organizzato. I corridori mi hanno detto che c’era una riunione e mi sono subito incavolato e gli ho detto di partire. C’erano tutti i presupposti per correre. Sono con loro, lavoro per loro, ma sarebbero serviti altri modi».
Damiani duro
Roberto Damiani è dello stesso avviso e dal suo hotel di Asti tuona senza mezzi termini.
«Noi siano andati sulla linea di partenza – spiega il diesse della Cofidis – sapete bene come la penso. Ieri sera i corridori hanno detto che stavano arrivando dei messaggi e io gli ho risposto che noi siamo qui per correre e quindi avremmo corso. Potevamo essere i primi ad averne vantaggio, avremmo dovuto controllare per meno chilometri, ma i miei erano là. Pare ci sia stato un accordo tra il Cpa e tutti gli altri. Adam Hansen si è esposto in quanto delegato del Cpa, non so cosa ne pensino i suoi capi alla Lotto. Sarebbe stata una tappa massacrante, ma perché non si fanno queste discussioni quando si presentano i percorsi? Come Roberto Damiani e come Cofidis io mi discosto da quello che è successo».
Kelderman fa festa
Il più contento di tutti ad Asti è parso Wilco Kelderman, c’è da capirlo. Avete visto come ha ribadito la bontà della scelta? Avrebbe dovuto pedalare per 258 chilometri sotto la pioggia e con 11 gradi, che poi sono saliti fino a 14. E domani nella tripla ascesa di Sestriere le sue chance di tenere la maglia rosa si sarebbero assottigliate.
«Capisco la frustrazione di Mauro Vegni – ha detto – ma oggi è stata presa la giusta decisione. Siamo stati contenti di correre il Giro e le grandi montagne. Siamo stati contenti di fare lo Stelvio, ma oggi la decisione di tagliare la tappa era la più giusta. E’ stato trovato l’accordo e la decisione è stata presa».
E quando gli è stato chiesto se sapesse fra quali attori fosse stato trovato l’accordo, ha liquidato la domanda parlando del Cpa, che in questo caso era rappresentato da Cristian Salvato, dato che Bugno, presidente dell’associazione, era ad Asti nella postazione Rai.
La morale
Sicuramente un grosso pasticcio in cui ciascun attore aveva qualcosa da difendere. Rcs e la Rai hanno denunciato il danno a un prodotto che per loro riveste una grande importanza strategica. I corridori, facendo sfoggio di scarsi spessore e senso di responsabilità, hanno trovato il modo di risparmiarsi una giornata di freddo e pioggia. I sindacati dei corridori hanno dimostrato la loro inadeguatezza per non essersi mossi con la necessaria tempestività. E la gente per strada, ignara e incolpevole, ha continuato ad aspettarli sperando che prima o poi sarebbero passati.
P.S. E’ arrivata nella serata di Asti la notizia che i premi di giornata saranno devoluti a favore di una struttura sanitaria impegnata nella lotta contro il Covid.