«Dobbiamo difenderci in attesa delle grandi montagne», ci aveva detto Dario Cataldo, pensando al leader della Movistar, Marc Soler, prima della frazione di Montalcino. Ci aveva visto lungo. E infatti nell’ultima frazione tra gli Appennini lo spagnolo è caduto e si è ritirato.
Così da ieri sera nell’hotel che dava proprio sulla linea di arrivo di Bagno di Romagna, Dario è andato a dormire con la consapevolezza che il suo ruolo cambierà in questo Giro d’Italia. Anzi, è già cambiato. Non dovrà più correre con un occhio davanti e uno dietro, ma focalizzarsi sulle fughe. Su sé stesso. Dovrà risparmiare quando potrà farlo e affondare il colpo quando ce ne sarà l’occasione. Ma non è facile quando si è partiti con altri obiettivi.
Movistar in controllo
Cataldo è il capitano della Movistar, il diesse in corsa, e sino a ieri aveva controllato bene la gara di Soler. Non solo, aveva anche trovato un po’ di spazio per lui andando in fuga nella tappa dei Sibillini e in quella di Campo Felice.
«Stavamo mantenendo la situazione sotto controllo – dice Cataldo – per arrivare nelle migliori posizioni all’inizio delle grandi montagne. Poi ieri Marc è caduto. Non ho visto la sua scivolata, ma mi hanno detto che non è stata pericolosa. Lo hanno preso forte da dietro ed è in quel momento che si è fatto male – poi sconsolato aggiunge – Mi è dispiaciuto tantissimo».
I Movistar, proprio grazie alla sapiente guida di Cataldo, si erano mossi bene. Avevano corso sempre coperti, presenti ma senza farsi vedere. Insomma minima spesa, massima resa. Dario aveva tenuto davanti il giovane spagnolo nei momenti più difficili e lo consigliava costantemente.
«Cercavo sempre di fargli anticipare un po’ i tempi – spiega – per esempio quando stare davanti, mettersi una mantellina prima di un determinato punto. Ma comunque Marc si sa muovere bene».
Cataldo in fuga
E adesso? Adesso è tempo di cambiare, di rimboccarsi le maniche, come tante volte ha fatto durante la sua carriera l’abruzzese. E le maniche Dario ha iniziato a rimboccarsele sin da subito, cercando di risparmiare energie. E’ arrivato a Bagno di Romagna con il gruppetto ad oltre 26 minuti. Dopo l’arrivo non era affaticato. Certo, era stanco, scavato, ma come tutti del resto dopo 12 tappe, 212 chilometri, tanta salita e tanta pioggia.
«Abbiamo cercato anche la vittoria con qualche fuga in questo Giro – sottolinea l’abruzzese – purtroppo non è arrivata ma non è sempre così semplice e scontato. Ci riproveremo ancora sicuramente. Sin qui ero sempre stato in appoggio al capitano, Soler, ma a questo punto il mio Giro cambia tutto. E non solo per me, anche per la mia squadra. Dovremmo inventarci qualcosa. Io però sto bene».
E su questo “Io sto bene” detto con decisione c’è da ripartire, c’è da sfruttare quel che resta da qui a Milano.
Parola a Sciandri
«Soler lo hanno preso da dietro – spiega Sciandri, diesse della Movistar – e subito ha accusato dolori alle costole. Non respirava bene. Era un momento caotico. Ho fermato Torres. Il dottore in corsa gli ha dato l’ibuprofène. Abbiamo insistito fino al chilometro 45-47 ma poi proprio non ce la faceva. Si è anche gustato il bus. E’ stata una giornata difficile da gestire.
«Mi ha chiamato Eusebio Unzue mentre eravamo in corsa e mi ha detto: teniamo duro, andiamo avanti. Ma non è facile. Le tappe sono sempre meno e quelle da fuga non sono molte. Il Giro è duro. E quando perdi il leader devi fare il punto della situazione.
«Quanto è importante Cataldo? Molto, ma sono tutti importanti. Tutti avranno la possibilità di andare in fuga. E già da oggi (ieri per chi legge, ndr) per lui era determinante iniziare a risparmiare energie». E Dario lo ha fatto sin da subito…