Amici e rivali. Sprinter e vincenti. Peter Sagan e Fernando Gaviria già dopo il colpo di reni erano lì a parlare mentre le loro bici sfilavano tra le transenne e i massaggiatori.
Entrambi oggi volevano questa vittoria. E hanno fatto di tutto per ottenerla. Prendendosi a “cazzotti” già a 60 chilometri dall’arrivo. O meglio la Bora-Hansgrohe di Sagan ha preso a cazzotti il gruppo! La battaglia è andata allo slovacco. I due sono anche primo e secondo nella classifica a punti.
Grazie Bora-Hansgrohe
«E’ vero – dice Sagan già vestito di ciclamino – siamo amici con Fernando. Ringrazio moltissimo la squadra per il super lavoro che ha svolto oggi. I miei compagni hanno tirato le ultime due salite e tutto il tratto in pianura che c’era dopo. Bodnar poi mi ha messo in una posizione eccezionale per lo sprint».
Però è anche vero che a scombussolare i piani della Bora ci ha pensato Molano, “mandato” da Gaviria. Ai 600 metri i due Uae lo avevano “impacchettato” per bene: Molano davanti che anticipa un po’, Sagan secondo a dover chiudere su di lui e Gaviria a ruota di Peter. Una marcatura stretta. Il problema, per i due Uae, è che “Peterone” ha tenuto botta sin sulla riga dell’arrivo.
Dieci, mon amour
Come l’anno scorso Sagan si è portato a casa la tappa numero dieci del Giro d’Italia. Evidentemente gli serve un po’ per trovare lo spunto giusto.
«Sono venuto qui al Giro – dice lo slovacco – per la prima volta l’anno scorso, ma era ottobre e mi sembra sia passato solo un mese. Le prime tappe erano piatte, si andava piano all’inizio e forte solo negli ultimi 20 chilometri. Adesso qualcuno è più stanco, ci sono frazioni più mosse e le tappe diventano più adatte a me».
E forse proprio in questa frase sta il segreto del suo successo di oggi: è uscito meno stanco dalle salite. Sul valico della Somma, dove Merlier, Nizzolo e altri sprinter si sono staccati, Sagan ha scollinato in testa a ruota dei suoi.
Obiettivo ciclamino
Come abbiamo accennato Sagan indossa la maglia ciclamino. Gli chiediamo espressamente se questo può essere il suo obiettivo fino a Milano. E lui come al solito non si nasconde.
«Sono contento che con questa vittoria sia arrivata anche questa maglia – e la pizzica con pollice ed indice – Sto lottando per conquistarla, ho fatto già diversi traguardi volanti, ma tenerla non sarà facile. Abbiamo fatto solo metà Giro e la metà più difficile deve ancora arrivare. Credo la possa portare a casa chi sarà il più costante».
E a chi gli fa notare che Ewan si è ritirato, Sagan risponde così: «Ho letto sulla Gazzetta che ha sbattuto al comodino in hotel…» e giù a ridere. «Però è un po’ differente conquistare la maglia a punti qui al Giro rispetto a al Tour, perché i punteggi tra tappe medie e piatte sono differenti. Vedremo giorno per giorno».
Gaviria (quasi) sconsolato
Ma se Peter se la ride, il suo amico e rivale non piange, però allarga le braccia. Nell’area dei bus l’altro sprinter parlotta con il suo procuratore, Giovanni Lombardi (che tra l’altro è lo stesso di Sagan).
«Ma cosa devo fare di più, Lomba? – dice Gaviria – Per un mese, dopo gli allenamenti ho passato i pomeriggi sul divano a riposarmi per essere pronto il giorno dopo per ri-allenarmi al meglio».
Il suo volto non è “devastato” e Fernando è anche disponibile. E’ tranquillo. Gli facciamo notare che tutto sommato è in crescita e ha tenuto botta laddove altri velocisti si sono staccati.
«Sì – replica il colombiano – però non va ancora come voglio. Guardate che in salita ho fatto tanta, tanta fatica. Sono rimasto attaccato proprio per un “pelino” sull’ultima ruota buona. Poi ho recuperato bene. Peccato perché mi piaceva il finale con quelle curve, altrimenti si sarebbe fatta più fatica».
Fernando sta per andare al bus. Lombardi prima di salutarlo se lo guarda e gli fa: «Tranquillo Fernando, questa vittoria arriva presto. Arriva…».