Emilio Magni, Giulio ciccone

I 15 giorni bui di Ciccone

13.10.2020
2 min
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Due parole su Ciccone con Emilio Magni (nella foto di apertura è con Michele Scarponi, negli anni all’Astana), il medico della Trek-Segafredo, che a un certo punto s’è ritrovato con l’abruzzese positivo al Covid. Non è stata una fase rilassante della stagione, anche perché poco si sapeva su come un atleta potesse riprendersi dal virus. Cicco si è rialzato dopo una doppia ablazione cardiaca, ma come avrebbe risposto al Covid?

Magni spiega. L’accento toscano rende la narrazione più interessante, quasi fossimo in una vera favola con eroi feriti e nemici subdoli e pericolosi.

Ciccone è rientrato alle corse proprio al Giro d’Italia
Ciccone è rientrato alle corse proprio al Giro d’Italia
Come è stato che l’avete capito?

E’ stato in linea con quello che si diceva, sin dal momento dei primi sintomi. Si fece il tampone e risultò positivo. Aveva perso gusto e olfatto. Ha avuto mezza giornata di febbre e uno stato generale di malessere.

E a quel punto?

A quel punto ha fatto i canonici 15 giorni di quarantena, durante i quali si è negativizzato. Avevamo fatto un tampone anche prima del tempo, perché quei giorni chiusi in casa sono lunghi. Quando poi è scaduto il tempo, abbiamo fatto i due test ed è stato negativo in entrambi.

Ciccone ha detto di non aver toccato la bici per due settimane, lasciando intendere un malessere non banale.

Per i primi giorni ha avuto febbre, per cui il mio consiglio è stato di affrancarsi da ogni tipo di sforzo. Ora se ne parla con tranquillità, ma allora non sapevamo dove si andava a parare. Prima la salute, poi l’atleta. Finita la pausa, ha ricominciato piano. Rulli, qualche uscita breve, poi gradualmente ha incrementato.

E’ arrivato al Giro in forma?

No, è arrivato ricercando la condizione. Quest’anno è una storia particolare, è anche difficile fare confronti fra come stesse prima e come nel post Covid. Diciamo che la quarantena non è stata una vacanza, bensì due settimane con condizioni cliniche non ottimali.

Quando Ciccone ha ripreso, è filato tutto liscio?

Da quando ha ricominciato, non ci sono stati momenti di sosta né marce indietro. E’ arrivato al Giro come il calciatore che va a sedersi in panchina, ma i ciclisti devono pedalare lo stesso. Abbiamo verificato le sue condizioni, sfruttato il tempo necessario nella settimana prima del Giro. Poi si è presa la decisione in accordo con lui, ampiamente condivisa.

Ha dovuto rifare l’idoneità?

Esatto, con tutte le prove previste dal Comitato tecnico scientifico, poi è tornato atleta abile e arruolabile. E al Giro ha avuto una buona evoluzione. Nei primi giorni migliorava progressivamente. E soprattutto, a parte le gambe, è stato il solito Ciccone, un giullare cui fa bene stare in gruppo.