A Rouen la numero 100, ma chi ricorda la prima? Petilli racconta

08.07.2025
6 min
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Rouen finisce di colpo tutta in basso quando Tadej Pogacar accelera sulla Rampe Saint-Hilaire. Vingegaard lo tiene, poi si siede e lo perde. E a quel punto o l’altro molla o il danese ha una botta d’orgoglio e gli torna sotto allo scollinamento. E’ l’antipasto per la centesima vittoria da professionista del campione del mondo.

C’è Almeida a scortarlo e li rintuzza tutti. L’ultimo è Jorgenson, ma il portoghese che per mezza tappa non l’hanno mai visto, è efficiente come un cecchino. Li mira e li prende tutti e a quel punto per Tadej non resta che la volata, in cui Van der Poel si scopre a corto di energie, mentre tutti pensavano che l’avrebbe vinta facilmente. Primo Pogacar, secondo Mathieu, terzo Vingegaard. Oggi quota cento non parla di pensioni, ma di un traguardo a suo modo storico.

«Ero al limite – dice il campione del mondo – ho provato con un allungo sull’ultima salita e Jonas mi ha seguito. Poi alla fine ci siamo ricompattati. Mi hanno attaccato, c’è voluto un lavoro straordinario per controllare tutti, quindi sono super felice e orgoglioso della squadra. Sono senza parole, è stata una vittoria così bella. Vincere al Tour è incredibile, con questa maglia ancora di più. E avere messo insieme 100 vittorie è pazzesco. Questo è il tipo di ciclismo che mi piace, semplicemente perfetto. Con tanti corridori forti in finale, sei sempre un po’ al limite e nervoso per quello che succederà. Non si sa mai come finirà, per cui hai addosso un’adrenalina incredibile. Perciò ora mi godrò la vittoria in maglia iridata e poi penseremo alla crono di domani, in cui ovviamente puntiamo alla maglia gialla».

Algarve 2019, la prima volta

Si potrebbe raccontare di Van der Poel piegato dalla fatica. Di Vingegaard pimpante che adesso sa fare anche gli sprint. Oppure di Milan che ha mantenuto la maglia verde. Invece riavvolgiamo il nastro e torniamo alla vittoria numero uno, sei anni fa, con chi c’era. Sarà un approccio insolito, ma quando Simone Petilli scortò Pogacar alla prima vittoria nel 2019 si aspettava che nel giro di sei anni Tadej sarebbe arrivato a quota cento?

Lui sorride. Sta recuperando dopo il Giro e le corse subito successive. Dovrebbe rientrare per San Sebastian e poi la Vuelta, ma essendo riserva per Polonia e Giro di Vallonia, la sensazione è che una delle due gli toccherà.

Volta ao Algarve 2019, ultima tappa a Malhao. Pogacar vince, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia
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UAE, il capitano è Fabio Aru

Il 21 febbraio del 2019 è di giovedì, la Volta Algarve vive la seconda tappa e la UAE Emirates ha Fabio Aru come capitano. Pogacar, 21 anni, è stato chiamato in extremis per sostituire un corridore malato.

«Si vedeva subito che Tadej avesse una marcia in più rispetto a tutti gli altri – ricorda Petilli – ma già più di un anno prima, quando l’avevo conosciuto, avevo visto che gli veniva tutto con una facilità incredibile. Ricordo benissimo quell’Algarve, lui venne davvero in extremis perché era andato bene in Australia. Si vedeva che aveva una gran gamba, ma il capitano quel giorno era Aru. Tadej era lì senza stress e ricordo bene quell’arrivo. Io avevo tenuto duro, mi ero staccato all’ultimo chilometro. Lui era rimasto davanti coi primi 3-4. Se non sbaglio c’erano Poels e Mas, dei bei corridori. Ricordo che siamo arrivati in cima e c’era un gran casino tra i massaggiatori per cui mi dissero di andare giù, perché il pullman era in basso. Chiesi di Tadej, ma nessuno mi rispondeva».

Sei anni dopo, Pogacar attacca sulla Rampe Saint-Hilaire. Nel mirino la vittoria numero 100
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I consigli di Aru

Petilli arriva al bus e sale sui rulli. La tappa aveva l’arrivo in salita agli 887 metri dell’Alto da Foia, scalata di circa 12 chilometri. Intorno c’è l’andirivieni del dopo corsa. Altri corridori arrivano alla spicciolata, finché Petilli vede passare uno dei due direttori sportivi e lo chiama.

«Era Bruno Vicino – ricorda – la UAE Emirates era ancora come la Lampre, c’era ancora tanta gente di quel gruppo. E così gli chiedo che cosa avesse fatto Tadej, che avevo lasciato con i primi 3-4 e non lo avevo più visto. E lui mi dice che ha vinto. Fu anche per me una sorpresa, però sapevo che era davanti e da quel giorno in poi ci mettemmo a difendere la maglia sino in fondo e il resto è storia (la seconda vittoria infatti arriverà a breve e sarà la classifica generale della corsa portoghese, ndr). Quel giorno Aru non andò troppo bene, ma per il resto della corsa fu utilissimo, perché aiutò Pogacar a gestire la pressione della maglia gialla. Con Fabio quel giorno rimase Valerio Conti, io invece ebbi una giornata di libertà e arrivai settimo».

Il giorno dopo, la crono

Il giorno dopo, come pure domani al Tour, l’Algarve affronterà i 20,3 chilometri della cronometro di Lagoa. In squadra non si sa se Pogacar sia abbastanza solido da difendere la maglia, per cui l’invito di tutti è alla grande cautela.

«Dicevano che dovevamo cercare di difenderci – ricorda Petilli – in realtà Tadej ha guadagnato su tutti gli altri (arrivò quinto ad appena 17″ da Kung, ndr), poi le sue caratteristiche sono venute fuori».

Sono passati sei anni, ma ci è sembrato interessante ripescare questa storia di 100 vittorie fa. Domani il Tour de France affronterà la cronometro di Caen di 33 chilometri e molto probabilmente Tadej Pogacar ritroverà la maglia gialla. Oggi ha vinto con quella iridata e per quanto sia parso irritante, aver lasciato a Wellens quella a pois rispondeva alla voglia di raggiungere quota 100 con il simbolo dell’iride. Domani il Tour chiederà ai campioni di mettere sul tavolo le loro carte migliori. Evenepoel dovrà far vedere a che punto si trovi davvero, ma sarà soprattutto dal duello fra Pogacar e Vingegaard che capiremo molto di più sul resto della sfida.