«Marcos ha deciso di seguire le mie orme, eppure solo il cielo sa quanto io e mia moglie Laura abbiamo pregato che ciò non avvenisse». Nel raccontare il presente e il futuro di suo figlio Marcos, in predicato di entrare in una squadra junior spagnola, il tre volte iridato Oscar Freire ci coglie un po’ alla sprovvista. Sapevamo che seguiva da vicino il suo ragazzo di 16 anni, del quale si dice un gran bene, ma certamente non ci aspettavamo una simile presa di posizione.
«Inizialmente – racconta Freire, ritiratosi nel 2012 forte di 73 vittorie tra cui, oltre i mondiali, tre Sanremo e una Gand-Wevelgem – quand’era ancora bambino, si dedicava a calcio e tennis. Le mie gare dal vivo non le ricordava, quando ho chiuso la mia carriera nel 2012 aveva appena 6 anni. Poi però si è appassionato sempre di più. Il bello è che se prima non voleva sapere nulla del mio passato, della mia carriera, poi ha cominciato a chiedere, a guardare vecchi filmati. Devo dire che il ciclismo ci ha avvicinati molto».
Perché non volevi che seguisse il tuo esempio?
Troppi rischi. Mia moglie Laura soprattutto non ne vuole sapere, già non veniva a vedere le mie corse e lo stesso fa con suo figlio. E’ molto apprensiva, aspetta sempre la chiamata per sapere che tutto è andato bene. Non guardava neanche le mie corse in Tv, se poi sapeva di una caduta… A Marcos dicevo che il ciclismo è fatica, è sacrificio, è uno sport durissimo, ma poi col tempo sono stato contento. A me interessava che facesse sport perché alla sua età è fondamentale abbinarlo alla scuola, tiene lontani i ragazzi da brutte strade.
Fisicamente è diverso da te?
E’ alto 1,82, io 1,70… Già lo scorso anno era più alto di me. Le nuove generazioni sono così, fisicamente sono un’altra cosa, vedo che i suoi coetanei sono alti almeno quanto lui.
Considerando che stiamo parlando di un ragazzo di 16 anni, come corridore ricorda te?
Ragazzo? Per me è ancora un bambino… E’ presto per dirlo, per quel che si è visto anche lui va forte in volata. Da esordiente il primo anno ha vinto 8 gare in varie regioni, io ne vinsi 16 alla sua età ma tutte nella mia regione. In salita invece è tutto da scoprire.
Fa solo ciclismo su strada?
Nell’ultimo anno sì, anche se ha detto che vuole riprendere a fare un po’ di ciclocross d’inverno. Inizialmente però aveva cominciato con la mtb, poi a 13 anni ha deciso di dedicarsi alla strada.
Ti chiede del tuo passato?
Ora sì, è molto curioso, cerca sempre i filmati dei mondiali, delle Sanremo, delle altre gare che ho vinto. Mi chiede molto, ma soprattutto vuole consigli, cerca di rapportare la mia esperienza alla sua e questo mi fa piacere. Io però gli dico sempre che sono due periodi molto differenti: il ciclismo è cambiato tantissimo. Gli piace tanto quello attuale e quando vede le corse dei miei tempi le reputa un po’ noiose. Io comunque voglio che per ora prenda il ciclismo ancora come un gioco, per questo non insisto molto su allenamenti e altro, lascio che faccia da solo, si sperimenti, avrà tempo per fare sul serio.
E’ pur vero però che il ciclismo attuale è molto più anticipato rispetto ai tuoi tempi, gli junior sono già nel mirino delle squadre pro’…
Lo so bene, ma questo è anche abbastanza normale considerando che al giorno d’oggi grazie alla rete, di un ragazzo di 17 anni sai già tutto, che corse ha fatto e ha vinto, come è fatto, ecc. Quando correvo io sapevo già da ragazzino che avrei voluto fare il professionista e che avevo tutto per riuscirci, ma affermarsi non era facile, bisognava farsi conoscere. Ora guardo Ayuso a 19 anni già a lottare per il podio alla Vuelta e rimango sbalordito. Bisognerà poi vedere se un ciclismo simile non ti consuma anzitempo, ma è impossibile saperlo ora.
Si era parlato del passaggio di Marcos nel team curato da Samuel Sanchez, il campione olimpico 2008. Perché poi non se n’è fatto più niente?
Preferisco che Marcos corra per una squadra vicino casa, della nostra regione. In questo modo è più semplice portarlo alle gare, altrimenti dovrebbe stare sempre in viaggio. E’ ancora molto giovane, voglio che cresca per gradi anche in queste cose, senza dimenticare che c’è la scuola. Avrà ugualmente modo di correre e mettersi in mostra e così potrò seguirlo anche meglio.