Gli attimi prima della partenza, gli istanti finali dell’arrivo, la cornice del pubblico. Un’istantanea che risulterebbe scolorita senza la musica a scandirne i ritmi. Una concezione di spettacolo imprescindibile per le più importanti gare, che tendono sempre di più a diventare eventi.
In questo senso il processo di svecchiamento del ciclismo sta passando attraverso questo schema che è stato esportato nelle corse giovanili con risultati rivedibili e confortanti in egual misura. Chi va alle gare adesso dà per scontato di trovare un sottofondo musicale, ma come si crea la giusta atmosfera nelle fasi principali? Ce lo hanno spiegato due dei migliori deejay italiani che vanno… al Max alla consolle: Max Benzoni e Max Lietta, entrambi impegnati al Giro d’Italia (e in tante altre gare) con funzioni e postazioni diverse che ormai dirigono col pilota automatico. Insomma due professionisti in mezzo ad altri professionisti.
Pronti, via
Qualsiasi corsa ha sempre una riga che ne segna l’inizio, però c’è tutto un preludio che coinvolge più figure e gli stessi atleti. Max Benzoni alla Corsa Rosa cura tradizionalmente la partenza della tappa. Il deejay bergamasco ha maturato esperienze in radio e in tanti sport. Sa come scaldare le folle. Dall’Olimpia Milano di basket allo stadio San Siro per il Milan, dagli eventi spericolati di Red Bull alla Coppa del Mondo di sci fino alle ATP Finals di Torino dove una settimana fa ha visto trionfare Sinner. Col ciclismo ci lavora da una ventina d’anni e sa come si imposta il via della giornata.
«Può sembrare scontato dirlo – spiega dj Benzoni – ma dobbiamo essere differenti dall’arrivo. Noi apriamo ed è mattina per tutti, talvolta anche presto. Quindi non dobbiamo caricare troppo con la musica. Deve essere un risveglio graduale come se fosse una giornata a casa. Solitamente cerco di attirare l’attenzione a ciò che dicono gli speaker e dare la giusta carica musicale agli atleti che si avvicinano alla partenza con basi musicali adatte. Durante la mattina ci sono momenti fissi istituzionali, come la consegna della bandierina, in cui va una base neutra, ma ce ne sono altrettanti in cui è bello interagire con gli speaker o col pubblico attraverso stacchetti. O ancora con gli atleti se è il giorno del loro compleanno.
«Personalmente – prosegue – mi piace assecondare i gusti di chi lavora con me. Ad esempio le sigle dei film di Bud Spencer e Terence Hill vanno forte per fare dei break o per alleggerire alcuni momenti. Invece durante il cosiddetto podio-firma della squadre, utilizzo un’altra playlist. In generale la scelta delle musiche va in base alle hit attuali, al pop e al classico genere anni ’70/’80. Infine cambio totalmente genere quando siamo a pochi minuti dalla partenza, in cui metto una base di musica elettronica, che si presta anche bene al countdown che danno gli speaker».
Anche il luogo di partenza, se più o meno affollato, se più o meno centrale, può incidere sulla musica da mettere e ci vuole il giusto colpo d’occhio per adattarsi. Di sicuro al deejay non è richiesto di essere un appassionato di ciclismo, almeno nel parere di Max Benzoni. «Sicuramente uno appassionato può essere una risorsa, ma penso che non sia fondamentale. Certo, magari uno non lo è e poi lo diventa appassionato. Partiamo però dal presupposto che abbiamo una scaletta da seguire fatta dai nostri coordinatori in regia. Per quello che mi riguarda a me piacciono tutti gli sport che faccio, ma credo che se si è distaccati dallo stesso sport in cui stai mettendo musica, riesci a vedere meglio il quadro nella sua globalità e ad essere più attento».
Linea d’arrivo
Sul traguardo cambia tutto. I corridori si giocano la gara e il pubblico vive tutto da vicino. E questo diventa il regno di Max Lietta, che trasforma la linea d’arrivo con le sue musiche in base alle attività svolte prima della fine. Anche il suo palmares è lungo come quello di Pogacar. Nella carriera di Lietta non mancano volley, tennis, ciclocross, sci e tanti altri sport, oltre a radio e televisione, dove è fonico in regia a Sky Sport. La musica della team presentation di Firenze per la grande partenza del Tour del France è stata opera sua. Così come l’attuale format che viene usato al Giro d’Italia.
«Nel 2009 è nato quello che vedete oggi – racconta dj Max Lietta – prendendo spunto dalla stagione precedente. Assieme ad Alessandro Pesenti, uno dei responsabili della sport production di Rcs, abbiamo deciso di portare la musica sul traguardo, che prima era solo al villaggio commerciale. L’idea era quella di coinvolgere il pubblico e movimentare le ore che anticipavano l’arrivo dei corridori. In quegli anni ho inventato delle musiche elettroniche che sentiamo oggi. Le utilizzo attraverso un hardware cercando di seguire la cronaca degli speaker. Ovviamente cambiano in base ai finali di gara».
«Per un arrivo in volata – prosegue – oppure per un fuggitivo inseguito dal gruppo a pochi secondi, tengo una base in cui i battiti (le bpm, ndr) salgono e creano suspance a chi ascolta e vede le immagini sui ledwall col commento avvincente degli speaker. Se invece c’è un arrivo solitario di un atleta con un netto margine di vantaggio appena taglia la linea del traguardo metto sempre “Sex on fire” dei Kings of Leon che era la canzone preferita di Wouter Weylandt (tragicamente scomparso nella terza tappa del Giro 2011, ndr). Oppure un’altra canzone che metto spesso negli ultimi 500 metri per un certo tipo di finali è “Where the streets have no name” degli U2. Dobbiamo pensare che, indipendentemente che sia partenza o arrivo, aiutiamo gli stessi atleti a trovare la motivazione con la nostra musica».
Perché per il per il ciclista è bello far emozionare i tifosi a bordo strada con le proprie imprese, ma lo è anche per i deejay far “saltare” il pubblico con la propria musica.