Il Giro della Lunigiana ha vissuto una delle sue giornate più importanti poco più di una settimana fa, quando un comitato di rappresentanza è andato a presentare la Corsa dei Futuri Campioni alla Sala Stampa della Camera dei Deputati. Un passo enorme per una manifestazione che da sempre raccoglie, e accoglie, i migliori talenti della categoria juniores da tutto il mondo. Sulle strade della Lunigiana e della vicina Liguria sono passati tanti nomi che poi si sono affermati anche ai massimi livelli del ciclismo.
Perché prima di diventare campioni, questi corridori che tra poco scopriremo, sono stati ragazzi con un sogno da realizzare. Il talento gli ha permesso di emergere, ognuno in maniera diversa. Siamo però tornati a parlare di loro da una prospettiva diversa, non solo l’atleta ma anche la persona. Abbiamo voluto così raccontarli con gli occhi di chi ha potuto vedere un passaggio chiave della loro crescita, in un’età in cui si ha ancora spazio per essere davvero se stessi. Ricordiamo che la categoria juniores è riservata ai ragazzi di età compresa tra i 17 e i 18 anni.






I “vicini” francesi
Lucio Petacchi è il direttore del Giro della Lunigiana dal 2023, ma vive la corsa da dentro fin dal 2021. Sotto il suo sguardo appassionato e attento sono passati gli ultimi talenti che ora brillano sulle strade di tutto il mondo. Una rapida accelerazione al titolo di “Corsa dei Futuri Campioni” per il Giro della Lunigiana è arrivata proprio negli ultimi anni, quando i giovani campioni usciti da questa gara hanno mosso subito passi importanti anche tra i professionisti.
«Il mio primo anno – racconta Lucio Petacchi – è stato quello di Lenny Martinez e Romain Gregoire, due talenti incredibili. In realtà tutte le mie edizioni sono state caratterizzate dai colori della bandiera francese visto che hanno vinto tre delle ultime quattro edizioni. Si vede che c’è qualcosa di diverso nel loro sguardo. Sono concentrati e determinati, sanno di avere gli occhi puntati addosso, questo però vale per tutti i ragazzi. I francesi però si guardano parecchio intorno, sono curiosi sul territorio che li circonda. Qualcuno chiede delle specialità culinarie, degli usi e delle tradizioni della Lunigiana».






Gli azzurri
Il Giro della Lunigiana è per molti il primo banco di prova a livello internazionale, le Rappresentative Regionali portano i loro ragazzi a confrontarsi con atleti da tutto il mondo. Nelle passate edizioni c’è stato spazio anche per un atleta di casa: Lorenzo Mark Finn.
«Finn – dice ancora Lucio Petacchi – è un ragazzo di un’educazione e un talento incredibile. E’ molto disponibile e con lui si è parlato tanto dei percorsi visto che conosce benissimo le strade. Inoltre è un ragazzo molto attento anche ai diversi temi sociali, come Giro della Lunigiana ci siamo impegnati nel portare avanti alcune proposte legate al primo soccorso e non solamente in gara».
«Sono passati tanti ragazzi da noi – prosegue – anche perché per tanti italiani questa gara rappresenta il primo vero appuntamento internazionale della loro carriera. Molti conservano un ricordo indelebile ed è bello vedere come ognuno porti con sé qualcosa di diverso».






Gli anni passati
Una delle figure storiche del Giro della Lunigiana è quella di Alessio Baudone, alla guida della corsa per diversi anni. Il suo ricordo è radicato e profondo, in una corsa internazionale ma che ha visto comunque dei cambiamenti.
«Credo ci sia stato un prima e un dopo Evenepoel – ci spiega con una risata – lui mi ha fatto impazzire. Partiva e salutava la compagnia anche in tappe pianeggianti. Era qualcosa di incredibile. Era l’Evenepoel che arrivava dal calcio e aveva quell’atteggiamento tipico, un po’ polemico. Ricordo che nella cronometro a Castelnuovo di Magra perse per un secondo da Matias Vacek. Fece una polemica incredibile, diceva di aver vinto lui. Però era di un altro livello, ho visto tanti campioni ma nessuno straripante come lui».
«Un altro ricordo che conservo è di Matej Mohoric – continua – in discesa andava davvero forte, come ora. Stargli dietro con la macchina era difficilissimo, a volte mi veniva istintivo dirgli di rallentare. Vincenzo Nibali, invece, vinse ma fu dominante in salita. Staccava tutti di ruota. Erano ragazzi diversi da quelli di ora, meno “professionisti”. Vedevi che il ciclismo era la loro passione ma prima che potesse diventare un lavoro c’era ancora tanto da fare. Con Evenepoel, e il fatto che dopo il Lunigiana sia passato subito nel WorldTour, si è aperta una rincorsa ai giovani».