Fra le sue 32 vittorie, brillano un mondiale, due Amstel Gold Race, la Milano-Sanremo, due Strade Bianche, San Sebastian, il Giro di Polonia, la Tirreno-Adriatico e una tappa al Tour. Non si può dire che il palmares di Michal Kwiatkowski sia banale, con la scelta di accasarsi alla Sky di Froome, Thomas e Bernal che gli ha permesso negli ultimi anni di ricavarsi il suo spazio al riparo da pressioni eccessive. Avrebbe potuto ottenere di più? Difficile da dire, forse sì, ma non si può dire che abbia ottenuto poco.


Un baby campione
Se rinascesse oggi, alla sua porta ci sarebbe la fila. Campione europeo strada e crono da junior, campione del mondo junior a crono e vincitore della Corsa della Pace, anziché finire in un devo team (che ancora non esistevano), Kwiatkowski fece il suo esordio da professionista alla Caja Rural nel 2010 dopo un anno da under 23 alla Mg.k Vis-Norda affiliata in Polonia ma toscana di adozione. Corse poi per un anno alla Radio Shack di Armstrong e Bruyneel e, quando questa chiuse, passò alla Omega Pharma-Quick Step.
Aveva 24 anni quando a Ponferrada conquistò il mondiale dei professionisti, con un colpo di mano dei suoi sull’ultima salita, staccando Gerrans e Valverde e mettendo in mostra le sue doti di finisseur.


Per la sua famiglia
Lunedì il polacco ha vinto la Clasica Jaen Paraiso Interior, la Strade Bianche di Spagna. La Ineos ha brindato con lui e ha visto finire nuovamente all’ospedale Egan Bernal, portato per soddisfarne il gusto, ma forse senza troppo riguardo per le sue potenzialità e il suo futuro.
«Questa vittoria significa molto – ha scritto Kwiatkowski su X – voglio dedicarla alla mia famiglia, che mi è stata accanto giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Sono così orgoglioso di noi. Grazie Ineos Grenadiers per tutto il supporto e la fiducia. Vamos!».
Il suo attacco da lontano aveva lasciato intuire che la gamba fosse buona, ma il piglio con cui si è sbarazzato di Ruiz e ha resistito al ritorno violento di Isaac Del Toro ha dato alla sua vittoria uno spessore ancora superiore.


Il capolavoro di Sanremo
Il suo capolavoro lo fece forse alla Milano-Sanremo del 2017, quando si lasciò alle spalle Sagan in maglia iridata e Alaphilippe che volava. Da valido pistard lasciò che lo slovacco prendesse margine, si lanciò e lo saltò sulla riga in quella composizione di gambe e bici al limite dell’equilibrio che sarebbe finita presto su tutte le copertine.
Un metro e 76 per 68 chili, due anni prima con la maglia iridata indosso era riuscito a vincere l’Amstel Gold Race, lasciandosi alle spalle nuovamente Valverde e Matthews. Una vittoria doppiata nel 2022, questa volta al colpo di reni su Cosnefroy. La sua esperienza nella corsa a punti su pista gli è tornata utile più di una volta.




Olimpiadi addio
La vittoria di lunedì a Ubeda lo ha scosso particolarmente perché il 2024 non è stato il suo anno più felice, a causa di una frattura vertebrale che lo ha costretto a saltare le Olimpiadi su strada e a chiudere la stagione il 27 luglio, dopo il 23° posto nella crono di Parigi. Un risultato ben lontano dai suoi standard.
«Rappresentare il mio Paese – ha raccontato – sarebbe stato un’impresa troppo grande per farlo senza la certezza di poter dare il 110 per cento. Dopo la cronometro ho sofferto di dolori lombari e l’unica decisione possibile è stata quella di cedere il mio posto nella corsa su strada a un altro corridore. Quelle successive non sono state settimane facili a causa della rottura del disco, ma sono tornato».


Un attacco (quasi) impossibile
Il suo racconto dopo l’arrivo è stato piuttosto controllato, anche se nel momento in cui ha citato la famiglia, ha ceduto per un istante alla commozione. Ora il suo programma prevede la Vuelta Andalucia, quindi Strade Bianche, Tirreno, Sanremo e la campagna delle Ardenne, passando per i Paesi Baschi.
«Sono partito a 70 chilometri dall’arrivo – dice – convincendomi che tutto fosse possibile. Non mi aspettavo che si andasse così forte, ma quando nella seconda parte di gara ho visto che eravamo rimasti in pochi e la mia squadra era numerosa, ho capito di poter fare bene e che la situazione si prestava a un attacco. Sono orgoglioso di come abbiamo corso. Sono stati due mesi difficili, non correvo da luglio e sono tornato in Australia a gennaio. Poi ho fatto due settimane di training camp a Mallorca, quindi so benissimo quanti sacrifici abbiamo fatto tutti per arrivare sin qua. Ma sono contento di avere nuovamente il livello per vincere queste corse».