Kajamini, lo scalatore dal cognome esotico che cresce in volata

20.04.2024
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«Vabbé, togliamoci subito il dente, tanto ogni volta che vengo intervistato si parte subito dal cognome…». L’esordio di Florian Kajamini nella chiacchierata è scoppiettante tanto quanto il suo modo di correre. Il ventunenne della MBH Bank-Colpack Ballan è tra i giovani che più si sono messi in mostra in questo avvio di stagione e la vittoria nel Trofeo San Vendemiano, corsa che ha un albo d’oro davvero illustre, è l’ultima perla. La più importante.

Effettivamente il suo nome è particolare e dietro c’è una storia altrettanto particolare e per molti aspetti anche dolorosa: «E’ un cognome mediorientale che devo a mio padre, mentre mia mamma è olandese. Con mio padre – spiega – ho pochissimi e pessimi rapporti, praticamente tutta la mia parte paterna di famiglia mi è sconosciuta, quindi anche le mie radici. Devo tutto a mia madre che è olandese, infatti ho la doppia nazionalità, ma con questo cognome tutti pensano che venga da chissà dove».

L’arrivo solitario di Kajamini a San Vendemiano, una vittoria attesa a lungo (foto Bolgan)
L’arrivo solitario di Kajamini a San Vendemiano, una vittoria attesa a lungo (foto Bolgan)
Quanto ha influito la radice olandese nella tua passione ciclistica?

Molto, mi alleno spesso e volentieri nella zona di Apeldoorn, vicino al velodromo. Lì il ciclismo, ma più precisamente l’uso della bici è una religione, tanto è vero che quando mi alleno corro sempre su una strada che è parallela a quella delle auto, non ci si incrocia quasi mai e c’è un rispetto verso i ciclisti enorme. Sicuramente c’è una cultura diversa rispetto a qui.

Tu hai la doppia nazionalità, hai mai pensato di scegliere la nazionale olandese?

Sinceramente no, perché per la maggior parte mi sento italiano. Ho già vestito la maglia azzurra il primo anno da junior e nel 2023 alla Corsa della Pace ed è stato per me un onore. E’ vero che ho preso molto da mia madre, anche dal punto di vista genetico, ma mi sento profondamente italiano.

Florian al Trofeo Laigueglia 2023, la gara dell’esordio alla Colpack, poi una serie di sfortune…
Florian al Trofeo Laigueglia 2023, la gara dell’esordio alla Colpack, poi una serie di sfortune…
Ciclisticamente chi sei?

Un ragazzo che pratica questo sport da quando aveva 6 anni e che ha fatto tutta la trafila delle varie categorie. Ho fatto la mia carriera da junior all’Italia Nuova Borgo Panigale, poi lo scorso anno sono arrivato alla Colpack ma nella prima parte di stagione, tra Covid e frattura allo scafoide ho corso poco e senza brillare tanto. Poi nel finale mi sono ripreso con qualche buon piazzamento, ma la vittoria non era arrivata. Quindi aver rotto il ghiaccio quasi subito è stato per me molto importante.

Com’è nata la vittoria a San Vendemiano?

Devo dire grazie alla mia squadra perché era davvero una prova di primo livello, vista la partecipazione con tanti stranieri, uno su tutti Glivar. Prima ero conosciuto più per le mie qualità in salita, ma ultimamente sta emergendo anche il mio spunto veloce. Quando nelle volate ristrette posso dire la mia anche su percorsi di prevalente pianura e questo mi rende più completo.

La festa in casa MBH Bank-Colpack per la prima vittoria di Kajamini, dopo il lavoro fatto per lanciarlo
La festa in casa MBH Bank-Colpack per la prima vittoria di Kajamini, dopo il lavoro fatto per lanciarlo
Resti però di base uno scalatore…

Sicuramente, anche in allenamento mi sono concentrato tanto su quello che è il mio forte. Sulla volata ci sto lavorando perché so che si può affinare. Sono migliorato tanto soprattutto con il lavoro in palestra. Ora per il Giro Next Gen lavoreremo anche sulle cronometro, confrontandomi con specialisti. Io penso che potrò dire la mia anche lì.

Come ti trovi nelle corse a tappe medio-brevi?

Io credo che possano essere davvero il mio terreno di caccia. Ho già fatto la Coppi & Bartali e l’Abruzzo finendo sempre nella top 10 dei giovani. Io d’altronde ho buone capacità di recupero, col passare dei giorni vado meglio. A San Vendemiano ho sfruttato la gamba maturata proprio al Giro d’Abruzzo. Volevo una vittoria di peso ed è arrivata come volevo io, piazzando la stoccata nel finale per vincere per distacco.

L’emiliano al Giro d’Abruzzo ha costruito la sua miglior forma, fatta fruttare la domenica successiva
L’emiliano al Giro d’Abruzzo ha costruito la sua miglior forma, fatta fruttare la domenica successiva
Ora che cosa ti aspetta?

Preparerò il Giro Next Gen con poche gare e poi andrò in altura. Il Giro della Franciacorta e quello d’Ungheria precederanno un secondo periodo in altura prima di dedicarmi alla corsa rosa.

Un buon risultato lì potrebbe anche schiuderti le porte di un team del WorldTour…

Lo spero, anche se a me piacerebbe tanto che ci fosse un team italiano nella massima serie, che potesse richiamare alcuni dei migliori nomi del Bel Paese. Lo vedo in Olanda, dove la Visma è un riferimento che aiuta tantissimo, noi invece siamo costretti a emigrare. Il valore dei corridori, del movimento italiano nel suo complesso non è equiparato a quello dei team, della loro classificazione.

Il percorso dei mondiali è giudicato molto duro. Speri in una selezione?

Sarebbe importantissimo per me, è davvero un percorso per scalatori e sarebbe pane per i miei denti. Spero che il cittì Amadori si convinca a chiamarmi, sarebbe una bella occasione.