Settantanove chilometri di libertà. No, non sono quelli di evasione dal gruppo durante una gara, ma quelli pedalati da Vittoria Guazzini sulle strade di Peccioli, dove abita nonna Marinetta. La prima uscita in bici (5 dicembre) a distanza di due mesi dal brutto incidente patito alla Parigi-Roubaix (2 ottobre) durante la quale aveva riportato una doppia frattura alla caviglia sinistra. Era stata necessaria un’operazione e aveva dovuto saltare sia il Women’s Tour in Gran Bretagna sia il mondiale in pista a Roubaix.
Paradossalmente alla “Guazz” – che compirà ventuno anni il prossimo 26 dicembre e che ha firmato un biennale con la Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope – ha fatto più male rinunciare a quelle gare che il dolore dell’infortunio.
Tuttavia l’ha presa con filosofia e con l’ironia che la contraddistingue. «Sembrerà assurdo – racconta la campionessa europea U23 a crono – ma anche il mondiale su pista di Berlino a febbraio 2020 lo avevo saltato perché ero scivolata sulle scale di casa facendomi male alla caviglia destra e finendo all’ospedale. Fa ridere raccontarlo. Fortuna che ho finito le caviglie!».
Vittoria come è stato questo ritorno in bici?
Ci voleva, è stata una liberazione. Avevo già pedalato sui rulli nei giorni precedenti, poi quando ho avuto l’ok per andare su strada, sono andata. Ero a casa di mia nonna dove c’era anche un meteo migliore rispetto a casa mia. Sono uscita da sola e tanto che c’ero, con calma ho fatto un po’ di chilometri. Settantanove diceva il computerino.
Hai avuto difficoltà?
E’ stata una pedalata strana anche se non ho avuto fastidi. Non volevo piegare troppo la bici, avevo molta paura di cadere e facevo le curve quadrate. Ogni rotonda era un incubo. Anche alzarmi in piedi mi faceva effetto. Ma la cosa più difficile è stata un’altra…
Quale?
Solitamente parto a pedalare col piede destro e quando mi fermo agli incroci sgancio il sinistro. Al momento mi devo impegnare per staccare il pedale perché non mi viene automatico. Addirittura quando arrivo a casa mi aiuto con le mani. Quindi sto imparando a staccare il destro e non è semplice, mi rende spaesata.
Hai fatto particolari pensieri, magari al 2022, durante questi 79 chilometri?
Onestamente pensavo a restare in piedi (ride, ndr), mi sembrava già un grande traguardo. E pensavo anche che stavo facendo tanta fatica. Anche perché partendo da Peccioli, dove fanno la Coppa Sabatini, c’è subito salita. Alla fine però sono andata a cercare la pianura e qualche strappetto lì attorno.
Il tuo programma di riabilitazione come sta procedendo?
Ho pedalato anche i due giorni successivi, ma mi sto gestendo perché accuso ancora un po’ di fatica. Naturalmente sto facendo fisioterapia e nelle settimane scorse avevo fatto anche del laser. Sento che sto recuperando bene.
Nel frattempo è praticamente già iniziata la prossima stagione con la nuova squadra…
Qualche settimana fa sono stata un paio di giorni in Francia per le misure della bici e sono rientrata subito. Il 12 dicembre invece partirò con il team per Altea, in Spagna, per un ritiro di una decina di giorni. Laggiù definiremo anche il mio calendario in base al recupero. Io però tornerò il 20 dicembre, perché il giorno successivo avrò la premiazione del Giro d’Onore a Roma.
Avrai un programma differenziato in questi giorni?
Non so ancora di preciso, dovrei seguirne uno un po’ diverso dalle mie compagne. Per me sarà importante anche riprendere confidenza con il pedalare in gruppo. In ogni caso starò a ruota e in un qualche modo me la caverò.
Con l’infortunio sono cambiati un po’ gli obiettivi?
Nel 2022, cambiando l’ambiente, c’era già voglia di fare bene. A maggior ragione dopo questo incidente. Le motivazioni sono tante. Ora c’è un punto interrogativo su come e quando mi rimetterò in forma al 100 per cento. Questo è l’obiettivo primario poi la condizione arriverà e le occasioni ci saranno. Spero di coglierle e togliermi qualche soddisfazione.
Ci sono stati dei lati positivi in questo periodo di degenza?
In queste circostanze bisogna trovarne per forza. Ho forse imparato a guardare non troppo avanti. Avrei voluto andare in vacanza per staccare mentalmente, però fisicamente mi sono riposata anche più del dovuto. Non so quando correrò, di sicuro sfrutterò questo periodo per ambientarmi meglio con la nuova squadra.
Perché hai accettato di andare all’estero?
Non è stato semplice decidere, ci ho riflettuto molto. La proposta della Fdj era arrivata dopo le classiche di primavera, ma era doveroso che io aspettassi le intenzioni della Valcar-Travel&Service. D’altronde devo tantissimo a loro se ho ottenuto dei risultati in questi tre anni. Alla fine sono stata convinta dall’attenzione che i francesi hanno verso le crono. E’ una specialità che mi piace molto e volevo svilupparla maggiormente guardando cosa ne può uscire.
Sarai in una formazione World Tour dove ritroverai la Cavalli…
Marta è stata importante per scegliere. Me ne aveva parlato bene e mi aveva rassicurata. Il fatto di conoscere già lei è un valore aggiunto. Per il resto è una squadra di qualità che è cresciuta tanto. E’ arrivata anche l’australiana Grace Brown che quest’anno è andata molto forte. Spero di dare il mio contributo. Le basi per fare bene ci sono.