La Coppa San Geo compie 100 edizioni. Il prossimo 24 febbraio la corsa lombarda sarà ancora una volta l’apertura del ciclismo dilettantistico italiano, primato che condivide ormai da decine di anni con la Firenze-Empoli. Ma certo quest’anno l’atmosfera è ben diversa. Quante corse tra i dilettanti, specialmente, vantano 100 anni? Pochissime.
Il primo squillo fu nel 1925 (in apertura una foto di quella edizione) e vinse Pietro Cevini. Fu Geo Davidson, pioniere e presidente dell’allora UVI (Unione Velocipedistica Italiana) a volere questa corsa. Sotto il suo striscione d’arrivo sono passati centinaia, ma forse migliaia, di ragazzi. Alcuni sono diventati campioni, altri hanno trovato spazio nella vita “normale”, ma a tutti loro la San Geo ha lasciato qualcosa. E per qualcosa non intendiamo solo la fatica, ma un’esperienza. Un insegnamento. Un ricordo.
E proprio di ricordi vogliamo parlare con tre protagonisti, più o meno recenti della San Geo.
Finalmente Fina…
Fina… lmente! No, non è un errore questo titolo, ma è lo stesso che nel 1991 utilizzò la Gazzetta dello Sport per raccontare la vittoria di Rosario Fina, da Serradifalco, Sicilia. Teatro della scena, la Coppa San Geo.
All’epoca c’era stato il famoso “blocco” degli atleti siciliani e Fina non poteva andare a correre per un team di altre regioni. Era già stato campione mondiale juniores nella cronosquadre e certo le offerte non gli mancavano. Tra queste quella di Locatelli.
«Che storia la mia San Geo – sospira Fina – il tesserino, materialmente, arrivò il pomeriggio prima della corsa. Io fino a quel momento mi allenavo, senza sapere se avrei potuto correre o meno. Per evitare quel blocco trovai una residenza e un lavoro fittizio nel bergamasco. Fortunatamente in Federazione, specie il Comitato Lombardo, c’era chi perorava la mia causa. Mentre Ingrillì, del Comitato della Sicilia, voleva trattenermi.
«In quei tempi si iniziava a parlare di Europa, di eliminare i confini (il Muro di Berlino era caduto da poco più di un anno, ndr) e feci delle minacce legali alla Fci».
La tessera alla fine arrivò. Ci furono interventi anche da parte di pezzi grossi del ciclismo lombardo e Rosario il giorno dopo potè partire. Fu già quella una vittoria.
«Se negli anni a venire i Tiralongo, i Nibali, i Visconti… sono potuti venire via e hanno potuto trovare gloria – sorride – è anche per merito di quella mia “rivolta”. E ce ne sono stati tanti di momenti così nella mia carriera. Il giorno dopo ci fu una corsa mitica. Media altissima. Partimmo in 180. Centottanta ragazzi gasati dalla prima gara dell’anno. In corsa subentrò tutta l’adrenalina accumulata, feci l’ultimo e giro e mezzo da solo e vinsi. Il giorno dopo la Gazzetta mi dedicò quattro colonne con quel titolo: Fina…lmente».
E da lì Fina ebbe il via per la sua carriera e tante altre vittorie. Dal Valli Aretine di qualche mese dopo, al successo iridato nella 100KM a Oslo 1993.
I due colpi di Destro
Alberto Destro fu un corridore degli anni ’80 e ’90. All’epoca il dilettantismo era diverso. C’erano la prima e la seconda serie e di fatto non c’erano limiti di età. Dopo gli juniores, si diventava dilettanti. E Destro è tra coloro che di Coppa San Geo ne hanno disputate di più. La vinse nel 1989 e ben sei anni dopo nel 1995, salendo sul podio nel 1987, 1992 e 1993.
«Era la prima corsa dell’anno – racconta Destro – c’erano tutti i più forti e anche parecchie incognite. Infatti non sapevi mai come sarebbe potuta andare. Avevi i dubbi: “Mi sarò allenato abbastanza? E gli altri come staranno?”. Poi non c’erano gli strumenti di oggi che misurano i watt e tanti altri valori.
«Se chiudo gli occhi il ricordo che ho è quello della prima vittoria. Si arrivava a Salò, pioveva, faceva freddo, le gambe erano dure. Nel finale, ai 200 metri mi vidi sfumare la vittoria. Chi doveva tirare la volata a Galli, il mio avversario, si spostò e involontariamente mi chiuse tra lui e il marciapiede. Dovetti ripartire. E sul colpo di reni ebbi la meglio».
Erano tempi mitici per i dilettanti. Certe corse erano delle sfide, delle lotte quasi di principio. C’era gente, come ricorda Destro stesso, che tornava a correre dopo essere stata professionista.
«E all’inizio – ricorda – per i ragazzi più giovani era una vera sfida confrontarsi con loro. Almeno per me era così. Dopo gli juniores passavi ed eri dilettante di seconda fascia. Se facevi un tot di punti, 21 mi sembra, passavi in prima. Alla fine era un modo per farsi le ossa e farsi trovare più pronti quando magari passavi pro’. In alcuni parti d’Europa so che ancora funziona così. Un metodo formativo, con meno “coccole” rispetto a quello che c’è ora. C’era gente di anche più di 30 anni. Ricordo Ettore Manenti per me era un punto di arrivo. Era la mia sfida batterlo».
Doppietta Persico
Infine, chiudiamo col più recente, Davide Persico, oggi in forza al team Bingoal-WB. Persico firmò la doppietta 2021-2022 con la maglia della Colpack-Ballan. E da quelle parti a questa corsa ci tengono come quasi fosse un mondiale.
«Per me – racconta Persico – la Coppa San Geo rappresenta uno dei migliori ricordi che mi porto dietro dai dilettanti. Da quando l’ho vinta un po’ inaspettatamente, ero al secondo anno under 23, è sempre stata il mio primo obiettivo, anche per le stagioni successive. Lavoravo d’inverno con il pallino di vincere la San Geo. E riuscirci poi ripagava i sacrifici fatti e soprattutto mi dava fiducia per il proseguo della stagione».
I corridori le corse se le ricordano. Se Fina e Destro hanno raccontato dettagli di oltre 30 anni, figuriamoci Persico.
«Il mio aneddoto della San Geo riguarda un problema meccanico che ho avuto nel 2023. A pochi chilometri dall’arrivo, prima della fase decisiva, ho avuto un problema alla sella a causa di una buca. Non c’era il tempo per cambiare la bici quindi ho dovuto fare l’ultimo strappo, dove poi è esplosa e si è decisa la corsa, in una condizione non facile. Pensavo di aver buttato tutto all’aria, ma poi sono riuscito comunque a fare un ottimo sprint e a vincere».
Persico spiega che queste due vittorie sono state importanti anche per il resto della carriera e non solo di quelle stagioni.
«Erano comunque vittorie di prestigio – conclude Davide – la squadra puntava a far bene in questa gara. Io sapevo che in pochi erano riusciti a fare il bis (solo lui, Destro e Conte, atleta degli anni ’50, ndr) ed era uno stimolo in più. Per poco non l’ho vinta per 3 anni di fila, nel 2022 infatti ho fatto terzo per una manciata di metri».