Bambini che osservano con stupore il ciclismo: la storia di Petra

09.04.2025
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Immersi ogni giorno tra analisi tattiche di vittorie e sconfitte, tra approfondimenti tecnici dell’ultima invenzione risparmia-watt, c’è il rischio di dimenticarsi cos’è, prima di tutto, il ciclismo. Uno spettacolo, un gioco, un’avventura, un meccanismo che genera meraviglia.

Per fortuna a volte troviamo qualcuno che ci ricorda tutto questo. E come spesso accade, quel qualcuno ha pochi – pochissimi – anni sulle spalle. Come nel caso di Petra, una bambina che grazie a Pogacar si è innamorata del ciclismo e che col suo stupore, con la sua meraviglia, ha fatto innamorare anche noi.  “Bambini che osservano con stupore le stelle, è lo scopo, la conclusione” come diceva Dylan Thomas

Per Petra e la sua famiglia la bici è stata prima di tutto un mezzo, poi si sono appassionati di ciclismo
Per Petra e la sua famiglia la bici è stata prima di tutto un mezzo, poi si sono appassionati di ciclismo

Petra ha 4 anni ed ha un grande eroe

Tutto è iniziato forse all’età di un anno e mezzo quando, come tanti altri bambini, è andata con la sua famiglia a fare il tifo lungo le strade del Giro d’Italia. E se segui poco il ciclismo, per chi vuoi fare il tifo se non al ciclista in maglia rosa? Leggi il suo nome, capisci che è giovane e talentuoso, i giornali ne parlano bene, è una promessa. Lo registri. Allora lungo le strade con la bandierina o il palloncino rosa in mano urli: «Vai Pogacar! Sei fortissimo!«.

Petra in bicicletta ci va da quando ha pochi mesi ma non sa niente di ciclismo. In casa sua per scelta non c’è la televisione, la bicicletta è un mezzo ancor prima che uno sport. Tutti a Udine hanno notato quel papà e quella mamma che si trainano carretti e altri aggeggi con a bordo prima il fratello maggiore e poi lei, Petra. Il ciclismo lo incontra solo per le strade, nelle grandi manifestazioni. Ma evidentemente il nome di quel campione entra in casa, se ne parla. Ha vinto il Giro d’Italia, ha vinto il Tour de France…

Con le sue imprese e la sua disponibilità Pogacar ha fatto avvicinare al ciclismo tantissimi bambini
Con le sue imprese e la sua disponibilità Pogacar ha fatto avvicinare al ciclismo tantissimi bambini

«Posso invitare Pogacar al mio compleanno?»

Tanto che quando la mamma le fa la fatidica domanda: «Chi vuoi invitare alla festa del tuo compleanno oltre ai compagni di classe?», Petra risponde senza esitazione: «Pogacar!». E aggiunge anche i Krampus, ma poi di quest’ultimi vede una fotografia e pensa sia meglio che restino nelle loro montagne. Invece al campione pensa davvero e insiste: «Mamma hai il suo numero, vero? Puoi invitarlo? Sarebbe bello che venisse al mio compleanno in bicicletta». In effetti, pensandoci bene, uno come lui dalla Slovenia potrebbe anche tranquillamente arrivare a Udine in bici.

E’ appena passato il carnevale e Petra ha un’idea improvvisa: «Il prossimo anno mi voglio vestire da Pogacar – dice alla maestra di asilo – avrò il casco rosa e i ciuffetti che escono dai buchi del casco e la maglietta della UAE».

La maestra va a documentarsi, chi è questo Pogacar? Sa tutto sui Pokemon, sui dinosauri, su Frozen e Oceania, ma di ciclismo no: non ne sa un granché, anche se questo nome lo ha già sentito.

Petra ha scoperto la bellezza di questo sport andando sulle strade del Giro d’Italia
Petra ha scoperto la bellezza di questo sport andando sulle strade del Giro d’Italia

Giovanissimi tifosi crescono

Una sera Petra vede sul cellulare del papà gli highlights di Strade Bianche. Rivede il suo eroe di bianco vestito, lo vede in tutta la sua spavalderia, il suo coraggio, la grandezza. Un eroe che cade e si rialza e che, ferito, vince. È fatta, è amore totale.

Petra non smette di guardare quelle foto del campione in armatura sulla rivista della Gazzetta dello Sport che pubblicizza la Milano-Sanremo. Adora i suoi ciuffetti, osserva i suoi gesti, quella ferita eroica sulla sua spalla. «Però non è tanto bello in questa foto», dice soffermandosi su un’immagine in cui è senza casco e senza occhiali e tornando subito alla gigantografia in cui Tadej pedala. Lo adora quando è in sella alla bici, proprio come un cavaliere. Poi si guarda allo specchio e tira su i suoi capelli corti in modo da assomigliare a Pogi.

Jonathan Milan, qui allo scorso Giro d’Italia in posa con i Krampus, ha frequentato lo stesso asilo di Petra
Jonathan Milan, qui allo scorso Giro d’Italia in posa con i Krampus, ha frequentato lo stesso asilo di Petra

Lo stesso asilo di Milan

La Milano-Sanremo se la guarda tutta, tifando e sudando sul divano e sempre tenendo la rivista con il ritratto di Pogacar tra le mani, ogni tanto gli dà un bacio e gli dice che è bravissimo. Sul podio l’eroe è mogio mogio perché non ha vinto e Petra commenta: «Ci credo che ha vinto l’altro (Van der Poel), è perché non ha fatto le Strade Bianche e non aveva le gambe stanche».

La rivista tutta stropicciata e sputacchiata arriva anche all’asilo. La deve assolutamente mostrare ai suoi amichetti. Ora, quando gioca in cortile, non corre più “veloce come Sonic”, altro personaggio da lei adorato, ma corre “veloce come Pogi”. Fa ridere pensare che vent’anni fa nello stesso cortile dell’asilo di Petra correva il bambino Jonathan Milan. E oggi, tra scivoli e biciclettine senza pedali, si sente la maestra chiamare: «Pogacar, vieni a lavarti le mani». Petra infatti, all’asilo, si è guadagnata il soprannome del suo eroe