BINTULU (Malesia) – La giornata è iniziata con un acquazzone da film. Alessandro Donati, direttore sportivo della VF Group-Bardiani, era seduto nel cofano dell’ammiraglia mentre i suoi erano a prendersi un caffè in un bar poco distante. La stagione delle piogge è alle porte e il monsone non si è fatto attendere.
Siamo nel nord del Borneo, una delle isole più umide del pianeta. Per dire: ieri notte, arrivati in hotel, quando si aprivano le porte della hall con la differenza fra l’aria condizionata (super fredda e secca) e quella dell’esterno (calda e umida) si creava la nebbia.






Pioggia e fatica
Qui al Tour de Langkawi inizia a serpeggiare un po’ di stanchezza. Si è a fine stagione e pur sempre alla settima tappa. Ma soprattutto ci sono i postumi della frazione di ieri. Una frazione partita all’alba e di fatto finita… all’alba del giorno dopo.
«Ci siamo svegliati alle cinque, abbiamo fatto due ore di corsa ma nonostante tutto siamo arrivati in hotel alle 20», ha detto Tarozzi, l’unico che non era andato a prendersi il caffè coi compagni.
In effetti ieri è stata una bella sgroppata per l’intera carovana. Gli aerei che dovevano portarci in Borneo hanno fatto ritardo.
«Le bici – spiega Donati – sono arrivate alle quattro di mattina. E’ stata davvero dura. E infatti la stanchezza si fa sentire. Però è anche il bello di queste trasferte. Sono cose che succedono e tutto sommato mi piacciono. Si ha la possibilità di vedere luoghi di cui si sente parlare ma che altrimenti non avremmo mai visto».
E proprio mentre dice queste parole la tappa fila via tra infinite piantagioni di olio di palma. Il famigerato olio di palma che chissà da dove viene e come è fatto.
L’Indonesia e la Malesia sono i primi produttori al mondo. Proprio il Borneo è uno dei centri di questa produzione. Tutto questo per dire che anche una tappa di ciclismo può portarti in luoghi impensati e farti vedere cose concrete ma da noi distanti, come sosteneva Donati.


Obiettivo fuga
La corsa va. Nonostante la pioggia è guerra vera: primi 25 chilometri filati via ad oltre 53 di media. Donati alla radio continua a ripetere ai suoi ragazzi di stare davanti e che l’obiettivo assoluto è entrare nella fuga.
«Valutiamo sempre chi c’è. Ma se si muove qualcuno delle squadre importanti chiudiamo». Dopo qualche chilometro, il tecnico abruzzese nota che la EF Education – Easypost è molto attiva e allora ripete di tenere d’occhio le maglie rosa. I suoi eseguono alla perfezione.
La prima fuga che va via però è composta da cinque corridori che non spaventano. «Ora ci mettiamo comodi – dice Donati – la fuga è andata». La velocità cala drasticamente e il gruppo si allarga.






Comodi ma non troppo
Però prima di metterci comodi dietro al gruppo scatta il finimondo. Corridori ai lati che fanno pipì, chi viene a prendere le borracce, chi chiama la propria ammiraglia e questa sfreccia sfiorando le altre. Sono dieci minuti di caos assurdo.
«E’ aperto il bar?», chiede Luca Paletti per sapere se la giuria ha dato il via ai rifornimenti. Donati gli dice di sì. Luca si ferma. Fa i suoi bisogni e risalendo fa scorta di borracce, gel e barrette. Ognuno aveva detto nel frattempo al diesse cosa voleva.
La corsa quindi si addormenta. Da Miri a Bintulu sono 199,3 chilometri, che poi alla fine saranno 203, più i 7 di trasferimento.
E il percorso di certo non aiuta: in pratica è un rettilineo eterno che fa continuamente su e giù in modo dolcissimo. Nessun bivio, nessuna deviazione. Palme a destra e palme a sinistra. La prima svolta avviene dopo 128 chilometri!


I chilometri passano
E allora si parla di questo e di quel corridore. Si parla delle pressioni delle gomme che qui in Malesia dove piove sempre il meccanico non gonfia oltre le 4,5 atmosfere e della soddisfazione di queste gomme Vittoria che si sono forate molto poco nell’arco della stagione. Si tirano i bilanci di squadra, tra qualcuno che ha fatto peggio del previsto e qualcuno che invece ha fatto meglio. E si racconta delle imprese di Pogacar, del metodo Visma-Laese a Bike. Del dispiacere di vedere andare via Giulio Pellizzari dopo tre anni in cui è cresciuto in casa.
Abbiamo persino il tempo di mangiare del riso… finalmente con dell’olio d’oliva. La cosa quasi ci commuove! Ogni tanto qualche corridore torna in ammiraglia per prendere una borraccia o un gel. Anche Tarozzi torna indietro. Deve lavare gli occhiali. Il vincitore di ieri non è stato fortunato con questi. Prima del via ne aveva rotti un paio. Pinazzi invece si fa oliare la catena.
Anche noi ci facciamo dare due borracce usate. Non resistiamo al desiderio di lanciarle ai bambini a bordo strada e premiare il loro sorriso e il loro saluti.


Verso lo sprint
Ma quei cinque della fuga non vanno troppo lontano. A circa 60 chilometri dall’arrivo la Dsm-Firmenich e l’Astana-Qazaqstan chiudono. Donati si riattacca alla radio. «Ragazzi la corsa si è ripartita. Cerchiamo di stare davanti. Se c’è qualche fuga entriamoci. E mi raccomando agli EF: vogliono la fuga a tutti i costi».
Ripartono gli scatti. Ma alla fine non succede nulla. Il traguardo volante a soli 16 chilometri dall’arrivo è particolare: molto vicino al traguardo. Non tutti i velocisti decidono di farlo. Syritsa invece ci si butta a capofitto e lo vince. Questa è forse la mossa che gli ha tagliato le gambe per lo sprint finale, dove si è riseduto negli ultimi 30 metri.
«Ragazzi attenti ad un eventuale contropiede dopo il traguardo volante. Di nuovo stiamo davanti».


Tutti per Pinazzi
Ma la velocità è altissima e a questo punto della tappa non scappa via nessuno. Tanto più che la strada è sì ondulata, ma tende a scendere.
«Siamo dentro ai 10 chilometri – di nuovo Donati con la radio in mano – stiamo vicini a Pinazzi. Pina, mi raccomando: cerchiamo di fare qualcosa di più. Sin qui sei stato bravissimo. Sei un leone».
In queste ammiraglie non c’è la tv come in quelle ufficiali e pertanto si cerca di sbirciare la corsa dagli smartphone, ma questi vengono accesi solo nel finale. In questo modo il direttore sportivo riesce a dare indicazioni ai suoi ragazzi sulla posizione.
«Ragazzi, ve lo ripeto: state vicini a Mattia. Aiutate Pinazzi. Non state ai quattro angoli». Un’ultima indicazione sulla curva finale poi i giochi sono fatti. Ci vediamo la volata dallo smartphone mentre il personale di corsa ci fa deviare dal rettilineo d’arrivo.
Alla fine oltre al nuovo (e netto) successo di Matteo Malucelli, la classifica in casa VF Group-Bardiani dice settimo Pinazzi, ottavo Gabburo. Entrambi hanno fatto lo sprint e questo non va bene.
Donati non è felicissimo di questa cosa e forse qualcuno stasera si beccherà una tirata d’orecchie. Ma questo è il ciclismo e questa è la strada. Ed è stato bello condividerla da dentro la corsa.