Elisa Balsamo da tempo vive a Bergamo con il suo compagno Davide Plebani, ma il cuore è rimasto a Piasco e non potrebbe essere altrimenti. E’ la terra dei suoi genitori, è in questo piccolo borgo cuneese che ha mosso i suoi primi passi e anche le sue prime pedalate. E’ da lì che è partita la sua conquista del mondo…
Claudio Mattio, responsabile con suo fratello Silvio della Sc Vigor, è orgoglioso quando parla di lei e dei suoi inizi come di tutti quelli che sono usciti dal suo sodalizio e sono tanti: «E’ come una famiglia, anzi lo è davvero, per esempio Enrico Olivero e Michele Bertaina (per una drammatica ironia della sorte, all’alba del giorno in cui questo articolo è stato pubblicato, Enrico e Michele hanno avuto un incidente stradale, in cui il primo ha perso la vita, mentre il secondo è ricoverato in gravi condizioni, ndr), che hanno corso alla Beltrami, sono cugini di Elisa e come loro altri hanno scritto belle pagine. Per noi il ciclismo è qualcosa che entra nelle nostre vene, è sempre stato così».
Com’era Elisa Balsamo ai suoi inizi?
Una ragazza semplice, ma fisicamente si vedeva che era ben strutturata e avrebbe potuto fare grandi cose. Il bello è che non solo ha iniziato subito a vincere, ma batteva anche i maschietti, quando si arrivava in volata non ce n’era per nessuno. Era con noi quando vinse titoli italiani su strada e su pista da esordiente e lo stesso da allieva e ogni volta era una festa. Io dico che viene da una famiglia di geni, non poteva essere altrimenti.
Si spieghi…
Prendiamo lo zio, non solo campione italiano amatori di ciclismo ma anche ingegnere laureato con 110 e lode. E la mamma? In banca dove lavorava dicevano che con una mano scriveva le pratiche e con l’altra poteva servire i clienti…. Il papà poi, che è stato il suo primo allenatore, ai suoi tempi vinceva tante gare nella sua categoria, era uno che teneva anche le salite lunghe. Ricordo che andammo in Sicilia, a correre il Giro delle Madonie per amatori: vinse due tappe e la classifica finale. La portava sempre e pian piano lei si è appassionata.
Quanto è rimasta con voi?
Elisa ha corso fino al 1° anno da junior, era quindi tesserata per noi quando conquistò il suo primo titolo mondiale e i due europei su pista. Vi racconto un episodio: quando conquistò l’iride, mettemmo in piazza un lungo striscione per festeggiarla e ricordare che era una nostra figlia. Quando ha vinto a Leuven, non abbiamo avuto il tempo di preparare nulla, quindi lo abbiamo ritirato fuori e rimesso, in fin dei conti era sempre per un titolo mondiale…
Si è festeggiato per la sua vittoria in Belgio?
Certo, ma anche per tutte le sue vittorie. Ripeto, è una di noi, le siamo molto legati e lei lo è con noi. Ci teniamo in contatto, poi suo padre è ancora coinvolto nella società e nella preparazione dei ragazzi, è un tecnico col patentino di 3° livello.
Come faceva Elisa a conciliare ciclismo e studio?
Non ha mai avuto problemi, La pista ad esempio, distava un’ora e mezzo di strada in macchina: i genitori non si sono mai tirati indietro nell’accompagnarla e lei sfruttava ogni momento per studiare, infatti a scuola era bravissima, la prima della classe. Sui giornali si è detto che oltre ad essere una ciclista è anche bravissima al pianoforte, lo ha studiato per 10 anni, ma pochi sanno che sa suonare anche il clavicembalo…
Elisa ha iniziato a vincere da giovanissima: non avete paura che possa logorarsi?
Non è mai stata stressata per l’attività, nel senso che non ha mai fatto un’attività esasperata e questo sono sicuro che l’aiuta anche adesso, sa come gestirsi e come programmare gli appuntamenti. Le ultime vittorie sono lì a confermarlo. Speriamo che ora che la stagione è finita, riesca a trovare un po’ di tempo per passare da queste parti, le faremo una grande festa…