Quando un paio di giorni fa abbiamo raggiunto Marco Velo, stava guidando in autostrada alla volta di Padova. Glielo aveva chiesto Dino Salvoldi, per parlare ai ragazzi e i dirigenti della Sc Padovani juniores, nel programma di riorganizzazione della categoria. Appena due giorni prima, il bresciano era stato invece con Sangalli a Calpe assieme alla nazionale femminile. La sua missione è diffondere il verbo della crono, per far crescere una specialità in cui l’Italia eccelle grazie ai soliti giganti, ma che ha grosse lacune alla base.
«Per me è un mondo nuovo – racconta Marco, che nella foto di apertura è con De Marchi ai mondiali 2018 – ho sempre conosciuto il lato dei pro’, mentre ora devo confrontarmi con le altre categorie, dalle giovanili alle ragazze. Una nuova esperienza e anche una responsabilità. Dovrò ogni volta appoggiarmi ai tecnici di riferimento, ma mi pare che si sia creata la giusta collaborazione».
Un settore da rifondare o da costruire?
Un settore su cui lavorare tanto e bene. Per scegliere atleti da portare in nazionale, servono anche dei risultati da valutare. E visto che il Giro U23 non pare abbia previsto la crono e lo stesso dovrebbe essere con il Lunigiana, la Federazione sta lavorando a quattro prove, come una volta il Bracciale del Cronoman, da far disputare a maggio, giugno, luglio e settembre. Correranno tutte le categorie, tranne probabilmente gli elite, che hanno altri momenti di verifica.
Da maggio a settembre, perché non prima?
Perché soprattutto quando si parla di juniores, c’è da considerare la scuola. Per cui prima della fine dell’anno scolastico ci sono quelli che studiano poco, che magari vanno già fortissimo, mentre altri che magari sono ugualmente forti o anche di più, che per allenarsi sul serio aspettano l’estate. Si devono valutare ad armi pari.
Francesca Barale ha dimostrato ottime qualità negli ultimi due anni da junior Anche tra gli juniores abbiamo elementi interessanti: lui è Tommaso Bessega a Bruges
Tanta attenzione sui più giovani?
Vanno seguiti e coltivati. Salvoldi si è buttato anima e corpo nel nuovo incarico. Sta girando tutta l’Italia con i risultati dei test fatti sugli allievi e credo che farà davvero bene. E intanto bisogna far entrare nella testa dei ragazzi e dei loro tecnici che la bici da crono bisogna usarla, non solo il prenderla il giorno prima della gara. Come ho visto fare a ragazzi che vanno alle partenze addirittura con bici non loro.
L’esempio dei pro’ è trainante?
Il loro orientamento è di usare la bici da crono almeno due volte a settimana, nel giorno di scarico o al termine di una distanza. Hanno chiaro che è una specialità olimpica e che con le crono si vincono i Giri. Se anche ci fossero in ballo 30 secondi, potrebbero essere decisivi. E loro lavorando hanno dimostrato che non c’è solo Ganna. Affini è cresciuto e Sobrero ha vinto il campionato italiano e ha partecipato al Team Relay degli europei che abbiamo vinto e c’era anche sul podio dei mondiali.
Vedi qualcun altro?
Ho in testa Baroncini, che ha fatto dei bei risultati, come il nono posto ai mondiali, magari senza averla preparata più di tanto e con materiali che potranno di certo essere migliorati.
Fra le donne?
In questo ritiro non c’erano tutte, ma Cavalli e Pirrone sono comunque due nomi da seguire. E siamo messi bene anche a livello juniores e under 23. Anche per loro vale la stessa regola: la bici va usata. Anche perché abbiamo davanti un calendario bello impegnativo, con europei, mondiali e i Giochi del Mediterraneo in Tunisia. Per questo sto frequentando molto i tecnici di categoria, anche se poi l’ultima parola sarà la mia.
Immagini di fare un ritiro con gli specialisti?
Forse con i più giovani, difficile invece proporlo ai pro’, che hanno così tanti impegni. Però provare ad amalgamarli, come facemmo a Misano con Cassani, per provare il Team Relay è utile per non trovarsi disorganizzati nel giorno della gara. Le gare si vincono e si perdono per decimi di secondi, non si può trascurare alcun dettaglio.
In che modo affiancherete le squadre di club?
Saremo di supporto, tecnicamente e nella programmazione. Le squadre hanno i loro sponsor, comandano loro, ma se vedessimo bici non all’altezza, potremmo dare dei suggerimenti. Certi interventi sono più semplici con gli juniores, ma sappiamo che ci sono interessi anche lì.
Ti è cambiata la vita?
Non sono tanto più impegnato di prima quando seguivo Cassani, ma ho più responsabilità. So di poter contare su tecnici che conoscono benissimo gli atleti e so anche che non potrò fare tutto da me. Quando ai mondiali dovrò seguire ad esempio la ricognizione di Ganna, in cui ci sarà da prendere nota anche dei sassolini sull’asfalto, non potrò seguire anche le altre categorie. In quei casi ci saranno i tecnici, per quella politica di sinergie su cui stiamo puntando.
Continuerai a collaborare con Rcs?
E’ un bel modo per stare a contatto con gli atleti, senza dover per questo prendere la macchina e raggiungerli alle varie corse.
Scirea collaborerà con te?
Scirea fa quello che fino allo scorso anno facevo io. E’ una figura importante, sono contento che ci sia. Ha esperienza nella gestione logistica e quando si va ai mondiali con uomini e donne di tre categorie, avere qualcuno che sa come fare, è veramente importante.