In viaggio con Matxin nel mondo di Ayuso, maglia rosa del Giro

08.06.2021
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Siamo sicuri che Ayuso non sia italiano? Magari qualche nonno… Matxin si fa una risata, ma la bandiera non cambia.

«E’ spagnolo – dice – ma l’ho mandato a correre da voi perché impari realmente la mentalità italiana. Correre con furbizia. Correre con intelligenza. Vedere le cose prima che succedano. Vedere che se uno ti attacca sulla cima dello strappetto e ti dà un minuto in discesa, anche se hai le gambe come è successo ieri, è un po’ tardi. Queste cose è importante che le capisca bene…».

La vittoria di ieri a Sestola, che ha reso a Juan Ayuso la maglia rosa (foto Scanferla)
La vittoria di ieri a Sestola, che ha reso a Juan Ayuso la maglia rosa (foto Scanferla)

A San Pellegrino Terme, dove… qualche anno fa Roberto Menegotto infilzò Beppe Guerini nel Giro d’Italia del 1992 che avrebbe premiato Marco Pantani, questa volta ha vinto Alois Charrin, francese ventenne della Swiss Racing Academy, alla prima vittoria di rilievo. La maglia rosa è rimasta invece sulle spalle di Juan Ayuso, che dopo la vittoria di ieri a Sestola, ha perso due secondi da Johannesen e Vandenabeele, ma resiste saldamente al comando.

In gruppo lo spagnolo del Team Colpack viene guardato con rispetto e crescente soggezione. E se il suo allenatore Inigo San Millan a inizio stagione ce ne aveva parlato come di un piccolo fenomeno, ci è venuta la curiosità di parlarne con colui che l’ha scoperto e portato alla Uae Team Emirates, dove approderà subito dopo il Giro d’Italia U24: lo stesso Matxin Joxean Fernandez, uno dei dirigenti del Uae Team Emirates.

Matxin è uno dei dirigenti del Uae Team Emirates: qui con Pogacar alla Vuelta 2019
Matxin è uno dei dirigenti del Uae Team Emirates: qui con Pogacar alla Vuelta 2019
Quando l’hai conosciuto

Quando era allievo. Io seguo tutte le categoria da una vita. C’era Carlos Rodriguez che vinceva tanto, mentre lui che aveva un anno in meno ogni tanto portava a casa le sue corse. Al secondo anno da allievo però ha cominciato a vincere tanto anche lui, così l’ho mandato in una squadra che mi ha sempre aiutato, che si chiama Club Ciclista Besaya-Bathco e sta in Cantabria, in cui correva anche Oscar Freire da junior.

E da junior sempre vincente?

Alla vigilia del primo anno l’ho invitato al training camp di dicembre con noi. Lo facevamo nella zona di casa sua, vicino Alicante. Era tutto a posto, ma due giorni prima mi telefona e mi dice che lo ha chiamato anche la Movistar per invitarlo al loro ritiro. Non sapeva cosa fare, perché aveva parlato sempre con me. E io gli ho detto: «Vai pure, così conosci altre squadre e altre mentalità. Va bene anche per te». Doveva stare con noi per due settimane, aveva un bel periodo di vacanze. Lui studia con il sistema inglese. Suo papà è responsabile di un’azienda americana e per un po’ l’ha portato a vivere negli Stati Uniti, per quello nella sua famiglia tutti parlano un inglese… perfettissimo.

Dunque è venuto da voi o con Unzue?

E’ stato un po’ con noi – sorride Matxin – quindi è andato alla Movistar per un paio di giorni e poi è tornato con noi. Raccontò che gli erano stati vicini, senza parlare mai di contratto. Così, quando ha cominciato a vincere le corse da junior, abbiamo fatto un test e abbiamo visto i suoi numeri.

A San Pellegrino Terme oggi vittoria del francese Charrin (foto Isolapress)
A San Pellegrino Terme oggi vittoria del francese Charrin (foto Isolapress)
Buoni numeri?

Ottimi, abbinati a un atteggiamento a livello personale e di attitudine personale, per cui sembrava un uomo fatto nonostante avesse 16 anni. Era già un ragazzo con molta intelligenza e con carattere. A quel punto, visto che sapeva anche vincere, gli ho detto: «Ci conosciamo da due anni e mezzo, se vuoi ora ti facciamo un contratto».

E lui?

Ha voluto sapere altro. Così gli ho spiegato: «Per me la situazione perfetta sarebbe fare la pianificazione sportiva della tua carriera. Non della tua carriera con noi, ma della tua carriera in generale». Per cui gli abbiamo proposto un contratto di cinque anni, in cui il primo sarebbe stato in una continental. Non una professional, per cercare di continuare la sua mentalità vincente. Andare alle corse per vincere, fare un passo intermedio prima di una WorldTour. «Non voglio che perdi la mentalità vincente, la grinta vincente».

L’ha accettato subito?

Ha capito. Voleva passare direttamente, ma sarebbe stato irrealistico pensare che potesse vincere subito. «Invece se vai a correre con gli U23 – gli ho detto – puoi controllare i rivali e avere ancora le aspettative e la prospettiva di vincere».

Quindi non ti stupisci che sia già così vincente?

Vi meravigliate voi – ghigna Matxin – io no!

Secondo San Millan è presto per definire i suoi ambiti.

Lui di base è uno scalatore. E’ un corridore che ha uno spunto di velocità abbastanza alto, tanto da aver vinto un campionato spagnolo in una volata di gruppo, perché ha anche una visione di corsa spettacolare. Abbiamo parlato di venire in Italia, perché volevo che imparasse il ciclismo italiano. A vedere le cose prima che succedano, a essere furbo, a posizionarsi bene.

Ayuso è venuto al Giro per provare a vincerlo, dice Matxin: farà il suo meglio (foto Scanferla)
Ayuso è venuto al Giro per provare a vincerlo: farà il suo meglio (foto Scanferla)
Perché la Colpack?

Ti dico la verità, questo non lo sa nessuno. La prima volta che si è parlato di squadra, lui doveva andare con Axel Merckx, come avevamo fatto con Narvaez, con Almeida e con Remco Evenepoel, anche se poi lui non ci è andato. C’è un bel rapporto con Axel, l’accordo di portargli alcuni bei corridori e Ayuso doveva essere uno di quelli. Ma Axel in quel momento non aveva squadra e così abbiamo deciso di sentire Valoti.

E lui?

Mi viene da sorridere. Lo chiamo e gli dico: «Ti do un corridore fatto così e così». E lui comincia a dire che non sa se hanno posto. Gli ho detto che non era una questione di spazio, che questo era un regalo.

Credi possa vincere il Giro U23?

Senza essere arrogante, credo che abbia i numeri per farlo. Quello è l’obiettivo di cui abbiamo parlato all’inizio: andare al Giro d’Italia per vincerlo. Poi passerà con noi e dopo andrà a correre il Tour de l’Avenir, ovviamente con l’aspettativa di fare il meglio possibile. Che vinca o no, dipende dalle circostanze, una caduta, un episodio. L’altro giorno per me poteva vincere anche la crono, se non gli si sposta la sella al primo chilometro… E’ già buono che non abbia subito danni muscolari pedalando con la sella all’insù, che gli avrebbero impedito di fare bene il giorno dopo. Credo che avrebbe vinto. E’ un corridore con livelli per fare bene tutto.

A San Pellegrino stasera la visita di Mauro Gianetti, general manager Uae Emirates
A San Pellegrino stasera la visita di Mauro Gianetti, general manager Uae Emirates
Si sa già cosa farà dopo il Giro?

E’ tutto definito per i prossimi cinque anni. Doveva fare l’Austria, che è stato cancellato. Andrò negli ultimi due giorni di Giro a parlare con lui. Farà corsette e corse WorldTour per scoprirne il livello. Non la Vuelta, ma San Sebastian, Plouay, Canada. Corse di un giorno e altre più piccole per vedere quale sia il suo livello.

Non sembra uno che abbia paura…

Sentite: ha una testa spettacolare. Una cosa che pochi corridori hanno. Non solo pensa come un campione, questo è un leader. Pensa come tale. Pensa per se stesso e per i compagni. Se deve dire una cosa, si prende la responsabilità. Non soffre la pressione e parte sempre per vincere. Godetevelo, è bello anche da seguire.