Alessandro Verre è uno di quei giovani italiani su cui porre le speranze. Ottimo scalatore, quest’anno il corridore lucano ha concluso la sua prima stagione da professionista nelle fila dell’Arkea-Samsic.
Una stagione che, soprattutto nella prima metà, era stata positiva. Verre aveva ottenuto anche una top ten nella prima corsa a tappe disputata, un ottavo posto nella quinta frazione dell’Etoile de Besseges e un quinto posto a primavera inoltrata al Giro dell’Appennino.
Alessandro, che stagione è stata dunque questa tua prima da pro’?
Una stagione di alti e bassi e non so ancora bene il motivo. Immagino perché in alcuni momenti precisi ci sono stati dei piccoli intoppi che non mi hanno consentito di fare un altro salto di qualità. E li abbiamo sottovalutati.
Per esempio…
Per esempio, eravamo in altura con la squadra e praticamente tutti ci siamo ammalati. Da lì sono andato a fare una corsa a tappe in Belgio (il Wallonie, ndr) e tra il carico dell’altura, la malattia e la fatica della corsa non ho più recuperato. E ormai era fine luglio.
Però, dicevamo, l’inizio è stato buono. Come te lo spieghi?
In effetti è stato meglio del previsto. Come me lo spiego? Boh! Forse perché nell’inverno precedente mi ero allenato molto bene. Non dico di più, anzi, le ore di lavoro nel complesso erano state anche meno, ma in Spagna in ritiro, per dire, non ci ero mai stato.
Spesso si è detto che Verre era uno di quei ragazzi che avrebbe dovuto attendere una stagione in più prima di passare. Col senno del poi era meglio attendere?
Sono convinto della scelta che ho fatto. E in Italia ancora di più: ogni anno che fai da under 23 sembra si abbiano meno possibilità di passare. Ormai diventano pro’ gli juniores…
C’è stato un momento particolarmente bello di questa stagione?
Ce ne sono stati tanti. Per esempio correre con Nairo Quintana è stato un privilegio, una bella esperienza. E ho potuto imparare molto su come ci si gestisce in corsa, sulla posizione in gruppo… E poi mi sono piaciuti alcuni piazzamenti che ho fatto, perché sia io che la squadra abbiamo capito che quando sono in giornata posso fare bene. Anche se nella seconda metà della stagione non è andata come volevo, almeno so che posso imparare dagli errori fatti.
A proposito di Quintana: si è sentita la “botta” della sua positività al Tour?
Sinceramente io in quel momento ero in ritiro, con un altro gruppo. Poi è stato lui che ha deciso di allontanarsi dal team. Non ne so molto di questa storia.
Con chi hai legato di più?
Con i colombiani – ride Verre – e rido perché vanno via tutti e mi tocca ricominciare! Loro sono molto simili a noi italiani: più calienti, abitudini quasi uguali e anche con la lingua era più facile.
Guardiamo avanti. Il 2023 si avvicina…
Io ho già ripreso ad allenarmi. Avendo finito prima (metà settembre, ndr) ho ricominciato prima. Ancora poca cosa e solo da qualche giorno. Non è ufficiale, ma dovrei iniziare a correre già a gennaio al Tour Down Under.
E ti ritrovi in una WorldTour…
Aspettiamo a dirlo! Per i punteggi okay, ma poi per l’ufficialità della licenza vediamo come va…
Okay, ma di base potresti essere al Giro d’Italia. Alzerai il braccio per esserci?
Di sicuro ci provo a chiederglielo se dovessimo farlo! Ci sono diverse tappe vicino casa. Però è anche vero che dovrò dimostrare di essere all’altezza nelle corse precedenti, più che altro per capire se ho davvero la possibilità di correrlo bene o no.
Alessandro, quale sarà lo step successivo? L’obiettivo del 2023?
Fare qualche gara WorldTour, cosa che quest’anno non ho fatto. E poi riuscire a fare qualche allenamento con i freni più tirati.
Cioè?
Eh, lo scorso anno essendo stato anche abbastanza libero dal punto di vista della preparazione spesso in allenamento ho esagerato. Tra viaggi e sedute di allenamento mi sono finito! Quest’anno dovremmo essere seguiti di più. Con il fatto del WorldTour i preparatori passeranno da tre a quattro.
In relazione alle lunghe trasferte stai pensando di prendere casa altrove?
Sì, in Toscana per avvicinarmi un po’. Ma è tutto in divenire.
Cosa ti manca per essere con i migliori? Soprattutto in salita, il tuo terreno…
Come detto, quando sono in giornata posso fare bene, però anche quando capitano quei momenti buoni manca un po’ di esperienza. Ma in generale dico che manca un po’ di regolarità, di costanza di rendimento anche nelle corse a tappe. Io nella prima frazione faccio sempre un po’ troppa fatica e poi mi sblocco man mano, nonostante alla vigilia faccia allenamenti abbastanza intensi. Questa cosa la studieremo con la squadra. Magari bisognerà riposare di più. E tutto ciò rientrerà nel discorso più generale di tirare un po’ i freni in allenamento.