Nuovo mondo Red Bull, 170 in ritiro. Aleotti racconta

02.11.2024
6 min
Salva

Diceva l’altro giorno Enrico Gasparotto che al primo ritiro della Red Bull-Bora-Hansgrohe c’erano 170 persone. Curiosando sul web, ci siamo resi conto che si tratta del doppio esatto degli abitanti di Castellania, paese di origine di Fausto Coppi. Qualcosa di immenso che ben spiega lo stupore. E così, per averne un altro assaggio, abbiamo chiesto a Giovanni Aleotti di raccontarci questo primo incontro. Proprio lui che arrivava diretto dalla Cina e si è trovato catapultato nella nuova dimensione.

«Il numero di persone è notevole – racconta – soprattutto tante facce nuove. C’era anche la squadra under 23, quindi lo staff è aumentato e ci sono tanti nuovi corridori. Non bastava un albergo, ne hanno presi più d’uno. Eravamo in un paesino piccolo: Fuschl Am See, quello in cui è nata la Red Bull. Si trova sul lago ed è molto vicino sia al quartiere generale della Red Bull e anche al Red Bull APC, il centro di performance degli atleti, dove tutti abbiamo trascorso una giornata di test ed esami vari… (in apertura Aleotti durante un test, foto Facebook/Red Bull-Bora, ndr)».

Aleotti ha concluso il 2024 al Tour of Guangxi, qui sull’arrivo di Nongla. Poi è volato in Austria
Aleotti ha concluso il 2024 al Tour of Guangxi, qui sull’arrivo di Nongla. Poi è volato in Austria
Un altro cambiamento rispetto allo scorso anno?

Sì, assolutamente. Fino allo scorso anno facevamo i soliti test, gli esami del cuore, che invece questa volta sono stati veramente approfonditi. Sono partito dall’hotel con uno shuttle della Red Bull alle 6,30 del mattino e sono tornato alle sette di sera. 

Che test ti hanno fatto?

Del cuore, degli occhi, test di mobilità, per vedere dove migliorare alcuni distretti muscolari, un po’ di tutto. Soprattutto cose nuove e anche un test da sforzo sulla bici.

Durante la scorsa stagione il passaggio a Red Bull è stato discreto, quest’anno si sono visti i nuovi manager?

Finora io non ne avevo mai visto nessuno. Sono venuti a stagione in corso e secondo me sono stati molto bravi a gestire questo cambiamento. Era un momento delicato, piena vigilia del Tour de France. Non che adesso ci sia stata una rivoluzione, ma sono stati bravi a non portare troppi cambiamenti a stagione già iniziata.

Tu arrivavi dal Tour of Guangxi?

Esatto. La prima mattinata siamo stati nella sede di Bora, vicino a Monaco di Baviera. Abbiamo fatto il solito incontro con il capo Willi Bruckbauer, poi a metà mattinata ci siamo spostati in Austria e siamo stati accolti nella sede di Red Bull da uno dei capi che ci ha fatto un discorso di introduzione. Diciamo che la prima giornata l’abbiamo passata lì. Mi è piaciuto vedere da vicino quell’ambiente veramente molto bello. Non mi aspettavo che fosse così grande.

Le visite presso il Red Bull APC anche per Roglic (foto Facebook/Red Bull-Bora)
Le visite presso il Red Bull APC anche per Roglic (foto Facebook/Red Bull-Bora)
Per voi come corridori cambia qualcosa?

No, anche se chiaramente è arrivato qualcuno di nuovo anche nello staff. Non è stata una rivoluzione, i riferimenti per me sono più o meno gli stessi. L’unica cosa sarà che ogni atleta, oltre al coach e il suo nutrizionista, ha un diesse di riferimento. E’ una figura con cui si può discutere del calendario nel caso in cui ci siano problemi e quindi bisogna fare una modifica. Io dal 2022 ho sempre avuto Gasparotto, ma lui adesso ha cambiato ruolo e passerò con Roger Hammond, l’inglese arrivato dalla Ineos. Con Enrico ho costruito un rapporto di fiducia, rispetto e stima e so che e lui sarà sempre disponibile per una chiamata.

Red Bull è fortissima sul fronte della comunicazione, vi hanno già tirato dentro a qualche iniziativa mediatica?

Non ancora, ma se me lo chiedessero, mi piacerebbe essere coinvolto in progetti, dato che loro comunque hanno sempre idee fuori dal normale. Penso che sia anche il loro punto di forza, no? Fare comunicazione e marketing in questo modo è una cosa unica nel ciclismo, sarebbe bello esserne parte. 

In questo… paese di gente vestita allo stesso modo è appena arrivato Giulio Pellizzari.

In realtà non ho avuto tanto tempo di scambiare idee e pensieri con lui perché, come vi dicevo, avevamo un programma veramente pienissimo e concentrato. Però penso che sia un bravo ragazzo e troverà una squadra molto tranquilla. Non avrà problemi ad ambientarsi, in più so che lavorerà con Paolo Artuso che è una bellissima persona e sicuramente starà bene. Trova sicuramente un ambiente molto grande, ancora più grande di quando sono arrivato io. Nel 2021 forse c’era meno gente, però probabilmente era un ambiente diverso. Era sempre una squadra internazionale, però c’erano molti più tedeschi, sia nello staff, ma soprattutto fra direttori e corridori. Adesso invece i tedeschi sono sempre meno, non so se siamo più italiani che tedeschi in squadra. Come corridori siamo quattro, con Moscon, Giulio, Matteo Sobrero ed io. Quindi sicuramente non sarà un problema orientarci.

Una gara di carrozzini in discesa: team building e velocità (foto Facebook/Red Bull-Bora)
Una gara di carrozzini in discesa: team building e velocità (foto Facebook/Red Bull-Bora)
Una squadra in cui comunque bisogna conquistarsi la partecipazione alle gare che contano?

Sicuramente il posto bisogna guadagnarselo, ma questo penso che sia anche giusto. Dal momento in cui io atleta inizio a pensare che ho il mio posto assicurato in una corsa, anche senza rendermene conto l’impegno può essere diverso. Cambia quando so che me lo devo guadagnare. Prendiamo come esempio l’avvicinamento al Giro di quest’anno. La squadra non aveva otto nomi sicuri, tranne l’idea di portare Martinez e Kamna come capitani. Dall’inizio ci è stato detto che gli altri sei posti ce li saremmo guadagnati strada facendo. Questo non deve essere uno stress, bensì lo stimolo a lavorare bene, dimostrare di essere all’altezza.

Eri comunque in una lista di corridori per il Giro, no?

Questo sì, soprattutto per impostare i training camp in altura e le corse, perché la preparazione per il Giro non si improvvisa ad aprile. Un po’ diverso invece è stato per la Vuelta. Non ero sicuro al 100 per cento, ma avevo ricevuto diverse conferme.

Come sarà il tuo inverno?

Adesso stacco, sinceramente voglio riposarmi e stare a casa. Ho fatto 85 giorni di corsa e tre ritiri in altura, più il training camp di Mallorca d’inizio anno. E anche nel finale, dopo la settimana di corse in Italia in cui sono stato una settimana con la squadra, sono andato per una settimana in Cina e da lì direttamente in Austria, quasi quanto un Grande Giro.

Dopo l’ottimo Giro, Aleotti ha scortato Roglic alla vittoria della Vuelta
Dopo l’ottimo Giro, Aleotti ha scortato Roglic alla vittoria della Vuelta
Sapete già le date del prossimo ritiro?

Non le hanno confermate, ma penso che andremo a Mallorca indicativamente dall’8 dicembre a prima di Natale. Per cui farò 15-20 giorni senza bici e poi riprenderò qualche uscita piano piano, anche per fare anche un po’ di movimento. Rientrare con calma, ma senza stress.

Ottantacinque giorni di corsa. La vittoria al Giro di Slovenia. Il Giro e la Vuelta: in entrambi i casi, pur tirando per i suoi capitani, Aleotti ha centrato il settimo posto nella classifica dei giovani. Venticinque anni compiuti a maggio, il gradimento sempre crescente e il senso di belle cose in arrivo. Anche per questo la Red Bull-Bora-Hangrohe lo ha fatto rifirmare fino al 2026. La sensazione è quella di un giovane che sta crescendo per gradi come si faceva un tempo e che il suo tempo potrebbe essere davvero molto vicino.