Nel mondo di Widar, il baby padrone del Giro Next Gen

18.06.2024
5 min
Salva

FORLIMPOPOLI – Dopo le fatiche del Giro Next Gen è il momento di sciogliere la tensione, abbandonarsi all’emozione. Jarno Widar è la seconda maglia rosa del Giro U23 organizzato dalla macchina di RCS Sport. Un belga in rosa, leggero, scattante, veloce in salita e con la sicurezza di un veterano. Eppure è giovane, anzi giovanissimo visto che è un classe 2005. Per otto giorni, di cui cinque vissuti in rosa, Widar non ha fatto trapelare emozioni particolari

Dietro al palco l’abbraccio con il diesse Wesley Van Speybroeck
Dietro al palco l’abbraccio con il diesse Wesley Van Speybroeck

Tolta la maschera

Il folletto belga si è presentato alle conferenze stampa dietro il podio con il volto di chi non vuole lasciar trasparire nulla. Nessuna espressione di fatica, qualche frase di circostanza e giusto un paio di risposte ben assestate. Eppure, sotto il caldo sole di Forlimpopoli, Widar ha ceduto all’emozione. 

Gli uomini di RCS lo hanno portato in fretta e furia dietro il palco delle premiazioni. Lui, in pronta risposta, ne è scappato come un canarino dalla gabbia appena ha visto il compagno di squadra e di fatiche Milan Donie. Un lungo abbraccio, un pianto scrosciante a liberare ogni sigillo imposto da se stesso. La Lotto Dstny ha trovato in Widar il possibile uomo del futuro, l’anno prossimo sarà ancora nel devo team ma per lui si parla già di un contratto biennale nel WorldTour a partire dal 2026. Cresce in fretta Jarno, che ha ancora il volto di un ragazzino, ma le gambe forti di uno che questo mestiere lo sa fare. 

A Pian della Mussa l’azione che gli ha regalato una fetta importante della maglia rosa finale (foto Giro Next Gen)
A Pian della Mussa l’azione che gli ha regalato una fetta importante della maglia rosa finale (foto Giro Next Gen)

Successo inaspettato

Dietro al palco delle premiazioni c’è il diesse che lo ha guidato dall’ammiraglia, Wesley Van Speybroeck, professionista per sei stagioni e poi salito sull’ammiraglia. Anche lui frastornato dal caldo e dall’emozione, si gira e si rigira stringendo mani e abbracciando massaggiatori e staff. 

«Non ce lo aspettavamo – racconta dopo che lo abbiamo portato nell’area delle interviste – eravamo insieme anche all’Alpes Isère Tour quando ha vinto. Era andato forte, ma da lì a vincere il Giro Next Gen ce ne passa. Alla cronometro di Aosta gli abbiamo detto di fare il suo passo e basta, alla fine è arrivata una top 10. Ci siamo mossi giorno per giorno. La salita presente nel finale della terza tappa gli piaceva (Pian della Mussa, ndr). Gli abbiamo detto di provare a prendere la maglia e lo ha fatto, ma questa non è stata solamente la vittoria di Widar. Tutti sono stati fantastici, nessuno escluso. Milan Denie ha lavorato tanto nella tappa di Fosse, quando erano rimasti solamente loro due in gruppo. Ha dettato il passo e Jarno non ha perso la maglia».

Qualità nascoste

Jarno Widar è al suo primo anno da under 23 e già ha ottenuto grandi risultati. Le sue prestazioni sulle grandi montagne hanno stupito tutti, non solo noi.

«Per come era arrivato questo inverno – dice ancora Wesley Van Speybroeck – non credevo potesse fare così bene sulle salite lunghe. Sugli strappi brevi o salite di media percorrenza sì, lo aveva già dimostrato in passato (la doppia vittoria al Lunigiana ne era stata una prova, ndr). All’Alpes Isère ci siamo detti che avrebbe potuto fare bene anche sulle salite lunghe. Il segreto è che ha lavorato duro questo inverno e durante i ritiri. Lo switch mentale e fisico lo ha fatto alla Coppi e Bartali dove ha corso con i professionisti e imparato tanto, tantissimo».

Chi è Widar?

Questa vittoria al Giro Next Gen ha acceso la curiosità intorno a Jarno Widar. Un successo che non ha spento le domande, al contrario ne ha fatte sorgere di nuove. Che corridore è?

«Quando ha iniziato a lavorare con noi – conclude il suo diesse – non era un corridore a tutto tondo. Adesso è diventato un ragazzo che fa bene in salita e adatto alle corse a tappe. Non aveva mai fatto più di cinque giorni di gara, ora ne ha vinta una da otto. E’ perfetto per il nostro team e il prossimo anno correrà ancora di più con i professionisti imparando molto. Per il futuro, per il Belgio, speriamo in un corridore da corse a tappe. E’ la prima volta che un corridore della nostra nazione vince il Giro U23».