Il futuro del ciclismo è più grande di una singola corsa

22.06.2022
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E’ l’Italia, ragazzi. Perché ti cerchino, devi dire che li molli. Succede con i gestori telefonici, che appena fai per cambiare, si ricordano che esisti. E’ successo con Marco Selleri, che assieme a Marco Pavarini a partire dal 2017 ha strappato il Giro d’Italia U23 dalla morte. Stanco e stufo, il romagnolo ha portato al traguardo l’ultima edizione vinta da Leo Hayter (foto Extra Giro in apertura) e ha annunciato il ritiro. Il contratto è scaduto, l’hanno rispettato fino all’ultimo: basta così! Non che prima non avessero dato segnali di amarezza e difficoltà, tutt’altro. Nella pur breve storia di bici.PRO ne avevamo parlato in abbondanza, ma pochi li avevano colti, dandoli per scontati. Adesso finalmente se ne sono accorti e magari hanno capito che un… cliente come Extra Giro, che in pochi mesi ha messo su il mondiale di Imola nel 2020 del Covid, sarebbe davvero un peccato perderlo.

Al via da Gradara, Marco Selleri e Marco Pavarini (foto Extra Giro)
Al via da Gradara, Marco Selleri e Marco Pavarini (foto Extra Giro)

«Accetterei di rifare il Giro U23, a patto che qualcosa cambi», spiega Selleri. «Così com’è, non va. Come ha detto anche Pavarini – prosegue – le cose sono cambiate. La formula per club, con team dilettanti, continental e professional non va più bene. Vogliamo farlo bene? Vedo due strade: togliamo di mezzo continental e professionisti, oppure facciamo una corsa per i migliori under 23, tirando dentro anche quelli WorldTour. A queste condizioni e prevedendo la diretta nelle tappe più importanti, magari togliendo qualche ora ad altre gare che ne hanno in abbondanza, si darebbe visibilità agli sponsor. Per come stanno oggi le cose, è impensabile organizzare corse di questo livello con una società basata sul volontariato. Ma serviva accendere la luce, che scoccasse la scintilla. Se qualcuno ha capito che smettiamo per sempre, forse ha capito male».

Il gruppo del Giro U23 composto da team dilettanti, continental e anche qualche professional (foto Extra Giro)
Il gruppo del Giro U23 composto da team dilettanti, continental e anche qualche professional (foto Extra Giro)
Partiamo dalla fine, come è andato il Giro 2022?

E’ stato un parto impegnativo, anche se è durato solo sette giorni. Abbiamo sofferto per una sommatoria di problemi nell’avere le autorizzazioni che riguardassero il transito e l’impiego del personale a terra. Quando parlo di società di volontariato, mi riferisco a questo. Serve una struttura che lavori al progetto per almeno 3-4 mesi, con le attrezzature necessarie. C’è la corsa, ma ci sono altri aspetti come la sicurezza che ad ora occupa una posizione di primo piano.

Non si era mai discusso tanto di una sola tappa: la durezza del giorno di Santa Caterina infiamma ancora i dibattiti…

C’è stato un bel battibecco. Come mi piace dire, abbiamo fatto un vero processo alla tappa. Secondo me quella giornata così dura ha fatto emergere i limiti del ciclismo italiano. Di più, ha fatto emergere un problema di sedentarierà della nostra società, di fronte al quale anche noi che vorremmo fare tanto, alla fine abbiamo deciso di alzare le mani. E’ tutto bloccato su logiche superate.

Martinez, classe 2003, terzo sul podio: con più lucidità avrebbe potuto vincere?(foto Extra Giro)
Martinez, classe 2003, terzo sul podio: con più lucidità avrebbe potuto vincere?(foto Extra Giro)
Spieghi meglio?

Non si fa che pubblicizzare che il Giro dei pro’ porta decine di milioni di utile e questo danneggia chi va in giro con il saio e con i sandali a cercare le risorse per organizzare altre corse. Mangiano tutto loro. E’ chiaro che il Giro d’Italia sia più attraente del nostro. Ma se è vero, come dicono, che quest’anno i dati di ascolto sono calati, perché in Italia non c’è un corridore italiano che può vincere… Se l’italiano manca, è perché manca anche dal basso. Forse una riflessione su questo si potrebbe fare. Non mi sono vergognato di dire a Noè (Andrea Noè, ex pro’ oggi agente dei corridori, ndr) che abbiamo assistito alla disfatta del ciclismo italiano, anche se lui a quel punto ha cambiato discorso.

L’hanno fatta nuovamente da padroni gli stranieri.

E’ stato entusiasmante. I francesi hanno alzato troppo il tiro e sono crollati. La loro indole è di essere battaglieri, ma la salita è crudele. E’ stato bello vederli partire da lontano, sono contento che ci abbiano provato, ma il ciclismo dei pro’ insegna che per vincere si deve essere cinici e aspettare. Va anche detto che vederne quattro in fuga il penultimo giorno è stato spettacolare. Era chiaro che dietro si sarebbero organizzati e li avrebbero presi, loro però hanno avuto coraggio.

Con l’edizione 2022 del Giro d’Italia U23 termina il contratto di Extra Giro: sarà rinnovato? (foto Extra Giro)
Con l’edizione 2022 del Giro U23 termina il contratto di Extra Giro: sarà rinnovato? (foto Extra Giro)
Fallimento del ciclismo italiano è un po’ duro…

Le classifiche sono impietose, anche se Amadori mi dice che siamo stati sfortunati e che alcuni atleti forti sono rimasti a casa. Magari con loro in corsa, le cose sarebbero cambiate. Parlo di Frigo, ma anche di Zambanini che aveva già conquistato la maglia dei giovani nel 2020 ed è in una WorldTour, come Tiberi che ne ha 20. Riflettiamo davvero sui criteri di partecipazione.

La diretta televisiva…

Serve sostegno politico per essere certi degli orari. Nel giorno della Fauniera abbiamo avuto tre cambi di orario, non sarebbe stato bello avere la diretta? Ci manca qualcuno alle spalle che spinga perché si capisce l’importanza di questo ciclismo e di corse che mostrano un’Italia più piccola, dove il Giro dei grandi non può andare. Borghetti bellissimi, importanti per territori che meritano di avere visibilità.

Il calendario non vi ha aiutato.

Siamo stati contemporanei o quasi alla Adriatica Ionica Race, al Giro di Slovenia e a quello del Belgio. Alla Adriatica Ionica c’erano corridori italiani che potevano stare anche da noi, ma le continental non hanno organici per fare attività parallela. Si è alzata l’asticella dovunque, non è più come prima.

Francesi in fuga verso Peveragno: ripresi, ma azione super spettacolare (foto Extra Giro)
Francesi in fuga verso Peveragno: ripresi, ma azione super spettacolare (foto Extra Giro)
Dispiace più lasciare il Giro a qualcun altro o che si rischi di non farlo più?

Lo abbiamo ripreso con Cassani, per quella che Davide viveva come una missione quando era tecnico federale. Risollevare il ciclismo italiano degli U23 e credo che qualche bel nome lo abbiamo tirato fuori e lo vedremo brillare tra i pro’. Parlo di Covi, Aleotti, Colleoni. In questo confido. Se nessun altro dovesse organizzare il Giro, mi dispiacerebbe, ma non ne farei un dramma. A un certo punto sono stato costretto a chiudere il mio Giro delle Pesche Nettarine, ci sono scelte che vanno fatte. Nessuno qui, malgrado quel che si dice, ha mai messo un soldo in tasca. E’ stato bello portare il Giro a questo livello. Anche nel lavoro ho sempre cercato la perfezione, ma se non hai risorse a disposizione, difficilmente puoi raggiungerla.

Avete parlato di ritiro e qualcosa si è mosso.

Ci hanno offerto di sedere a un tavolo e parlare. A noi sta bene, molto volentieri, perché con le relazioni e i buoni contatti si potrebbe andare avanti. Ma l’obiettivo non deve essere salvare il Giro, quanto consolidare un sistema, quello del ciclismo under 23, che fa una gran fatica a trovare la sua identità.