Come cambia la stagione di un allievo che vince il tricolore? Siamo partiti da questa semplice domanda e l’abbiamo rivolta a chi quella maglia la sta vestendo. Il suo nome è Filippo Cettolin, classe 2006 nato a Conegliano e che vive a San Vendemiano. Città che dà il nome alla sua squadra dove milita e dove è cresciuto ciclisticamente, la Velo Club San Vendemiano. Nella sua famiglia il ciclismo scorre nelle vene con la passione tramandata dal nonno al padre Daniele che l’ha passata a Filippo e al fratello Matteo anche lui ciclista, militante nella Borgo Molino Rinascita Ormelle.
La categoria allievi è una fase di crescita dove ancora tutto è da dimostrare, ma dalle parole del campione italiano traspare umiltà e tanta voglia di fare di questa passione un lavoro. In vista ci sono due grossi appuntamenti su cui Filippo ha messo gli occhi, la Coppa Dino Diddi e la Coppa d’Oro, due grandi corse che valgono una stagione, la seconda considerata un piccolo mondiale di categoria. Scopriamo insieme cosa passa per la testa di un giovane talento con le idee chiare.


Prima e dopo l’italiano
Dalla chiacchierata con il giovane veneto, si capisce che c’è un prima e un dopo rispetto alla vittoria tricolore. Filippo ha vinto otto corse quest’anno, quattro prima dell’italiano, ma qualcosa nella testa del ragazzo è scattato. Una sorta di fiducia nei propri mezzi e di volontà di vivere questo sport al meglio. Un metro e settantuno per sessantuno chili di motivazione e tanta voglia di esprimersi in bici.
Ciao Filippo, come stai?
Sto molto bene.
Domenica corri alla Coppa Diddi, senti di poter far bene?
Si dai, in questo periodo tengo bene anche in salita. E’ uno degli appuntamenti più importanti della stagione.
Dopo la Diddi ci sarà anche la Coppa d’Oro, un altro appuntamento importante…
Si, la sto preparando molto bene, diciamo che era uno dei miei obiettivi principali a inizio stagione perché è una corsa importante e ci sono passati tanti bei campioni, ha un bell’albo d’oro.


Ti aspettavi una stagione di questo tipo a inizio anno?
No, non me lo aspettavo di fare una stagione del genere. Volevo e pensavo di fare un po’ di vittorie ma diciamo che il tricolore era fuori dai miei obiettivi, era ancora un sogno. Andando avanti però ho visto che le possibilità c’erano, i miei allenatori Patrich Pavan e Marco Lazzer mi hanno preparato bene, sono arrivato con una condizione perfetta all’italiano e sono riuscito a vincerlo.
Con che prospettive sei arrivato all’italiano?
Era un sogno ma sapevo che potevo fare bene. Mi sono preparato al meglio facendo diverse gare di preparazione per arrivarci in forma. Prima di partire il mio allenatore mi ha detto che se ci avessi creduto avrei potuto farcela e così è stato.
Cosa è cambiato dopo che hai indossato la maglia di campione italiano?
Dopo che ho vinto la maglia sento maggiore pressione da parte degli altri. Ho tutti gli occhi addosso e sento che devo fare bene ad ogni corsa. E’ normale che sia così, è un impegno aggiuntivo che va di pari passo con la volontà di onorare la maglia. E’ una motivazione continua. Credo che lo sto facendo al meglio.


Come hai reagito a questa vittoria?
C’è stata una grande soddisfazione dopo aver vinto l’italiano. Ma mi sono fermato un attimo e ho pensato che quel risultato dovesse essere un punto di partenza. Così mi sono subito dedicato alle gare a seguire.
Ti motiva per il futuro?
Penso a godermi il presente ma sicuramente mi ha spinto a far meglio, ho capito che le possibilità ce le ho e che devo crederci.
Com’è proseguita la tua stagione?
Subito dopo ho fatto gli italiani in pista a Dalmine dove ho fatto terzo nell’inseguimento a squadre e terzo nell’omnium. Poi ho staccato un po’ per riposarmi e nelle ultime settimane ho ripreso e sento che la condizione sta ritornando in vista degli ultimi appuntamenti.
Torniamo al presente, come ti approcci a questi due appuntamenti importanti?
Le due corse le ho preparate al meglio per dare il massimo. Non sono uno da tutto o niente. Parto per vincere ma se arriva un buon piazzamento raccolgo quanto di buono ho fatto. La vittoria è piena di variabili, la fortuna gioca molto in queste categorie dove le squadre non sono paragonabili a quelle di categorie superiori. Fare un bel piazzamento sarebbe un bel traguardo per me.


Che rapporto hai con la squadra?
Il rapporto con la squadra è ottimo, infatti ne approfitto per ringraziarli perché mi hanno sempre supportato in tutto.
Anche tuo fratello corre, hai un bel legame con lui?
Sì andiamo molto d’accordo, sarebbe bello correre insieme. Fa il fratello maggiore, mi aiuta e mi dà i consigli. Ci divide solo un anno quindi il legame è forte.
Dall’anno prossimo gli juniores non avranno più limitazioni sui rapporti. Che pensiero hai in merito?
Diciamo che sarà un passaggio importante da fare sopratutto per noi che siamo abituati al 16. Ci sarà una spaccatura più evidente tra chi è più sviluppato rispetto a quelli che lo sono meno. Faranno più fatica ad adattarsi. Vedremo, al momento non riesco a immaginarmi la situazione ma sarà un passaggio importante. Io al momento mi alleno solo con il 16, non voglio anticipare i tempi.
Chi è il tuo idolo?
Il mio idolo è sempre stato Peter Sagan fin da quando ero piccolo e lo è tutt’ora, le sue caratteristiche, il suo modo di correre e anche a livello di carisma mi è sempre piaciuto.
Qual è il tuo sogno?
Diciamo che vorrei fare del ciclismo la mia vita, il mio lavoro. Questo è il mio sogno.
Vincere un Tour, un Giro, una classica, niente di tutto questo?
Arrivare al professionismo sarebbe già un sogno che si realizza.