Conci non molla. Ora Danimarca e Germania (soprattutto)

17.08.2023
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Nicola Conci è impegnato al Giro di Danimarca. Il corridore della Alpecin-Deceuninck sembra finalmente stare bene e aver trovato la continuità di cui tanto aveva bisogno.

Lo avevamo lasciato ad inizio anno con una valigia piena di sogni e buoni propositi, ma ancora una volta la sfortuna, che non è affatto cieca, lo ha colpito. E gli aveva compromesso di fatto il maggiore obiettivo dell’anno: il Giro d’Italia.

Nicola Conci (classe 1997) è alla sesta stagione da professionista
Nicola, come stai?

Ora meglio. Ho ripreso al Giro di Polonia ed è stata una prima corsa dopo un lungo periodo tranquillo, senza aver fatto gare a luglio. Mi è mancato qualcosina nel finale delle prime tappe, quelle più importanti o comunque più adatte a me, però è stata un’ottima prova in vista del prosieguo della stagione.

E cosa prevede il tuo calendario?

Giro di Danimarca, poi il Giro di Germania, poi ancora le due corse di un giorno in Canada – Quebec e Montreal – e a seguire tutto il blocco delle corse italiane. Le possibilità per far bene non mancano.

Nicola, ci eravamo lasciati a febbraio con una lunga intervista piena di buoni propositi. Tutto sommato, la preparazione per il Giro era iniziata in maniera lineare. Poi che cosa è successo?

In questa prima parte di stagione non sono stato fortunatissimo. Ero partito abbastanza bene in Algarve. Mi sentivo bene ed ero fiducioso, ho anche ottenuto un paio di top 10. Poi abbiamo fatto un lungo ritiro e per un mese non ho corso e sono arrivato un po’ sottotono al Catalunya e forse l’ho pagato. Lì mi sono  anche ammalato. Ai baschi sono durato qualche giorno, poi mi sono dovuto ritirare. Dopo i Baschi sono andato di nuovo in altura, ma mi sono ammalato nuovamente.

Al Giro d’Italia appena sei tappe per Conci, una fuga nel giorno di Lago Laceno e poi il Covid. Un peccato. Ci aveva lavorato moltissimo
Al Giro d’Italia appena sei tappe, una fuga nel giorno di Lago Laceno e poi il Covid
Forse eri già un po’ debilitato…

Ero sul Teide, ma non ero al top. Poi al Giro mi sono ammalato una seconda volta consecutiva, questa volta con il Covid. Ci ero andato tranquillo, pensando di aver superato ormai l’influenza, ma non era così. A dimostrazione che Covid ed influenza sono due cose diverse. Sensazioni fisiche diverse. Con il test positivo mi sono dovuto ritirare e ho dovuto osservare un periodo di riposo.

Al Giro hai fatto una settimana, poi però eri al Delfinato. Si pensava al Tour?

No, ho fatto il Delfinato giusto per fare qualche giorno di corsa in vista dell’italiano. A quel punto ho fatto un reset pieno, pensando appunto a questa seconda parte di stagione.

Non è facile, ce ne rendiamo conto. Venivi dal caso Gazprom e ancora una stagione travagliata: come si fa a tenere duro?

Eh già, ripensandoci non è facile perché appunto l’anno scorso c’è stata la cosa della Gazprom. L’anno prima l’operazione all’arteria iliaca, problema che a sua volta persisteva da anni. Da quando sono professionista non sono riuscito a fare una stagione senza problemi. Come si fa mi chiedete? Si pensa sempre un po’ al giorno stesso, alla prossima corsa… ma il tempo passa. Io non posso far altro che lavorare e concentrarmi sull’immediato futuro.

Conci (in primo piano) alla Volta ao Algarve: aveva ottenuto un incoraggiante 7° posto in una delle tappe più dure
Conci (in primo piano) alla Volta ao Algarve: aveva ottenuto un incoraggiante 7° posto in una delle tappe più dure
Il problema oggi non è tanto stare male una volta o due. Questo gruppo sembra un treno in corsa. Ogni volta che ci si rientra dopo uno stop si finisce in un vagone dietro. Ma alla fine i vagoni finiscono…

Vero, come dicono un po’ tutti, sembra che dal 2020 sia cambiato qualcosa nella mentalità dei corridori. Ormai o si arriva iper preparati a tutte le corse o non si può più neanche partire. La corsa per allenarsi non esiste più. Adesso i valori che fai a febbraio all’Algarve sono gli stessi che fai al Giro d’Italia e al Tour de France. Poi, ovvio, in Algarve fai una salita forte e ci sono 20 corridori davanti, al Tour de France ce ne sono 80. Però quei numeri stellari devi sempre farli se vuoi stare lì… almeno nella media.

Sei in scadenza di contratto: si muove qualcosa? C’è idea di restare alla Alpecin?

Qualcosa si muove, l’idea è di restare. Stiamo parlando da un po’, ma ancora non c’è niente di definitivo. Intanto cerco di far bene e poi vedremo.

Hai nominato una bella lista di corse all’orizzonte e, ci sentiamo di aggiungere, per fortuna. Tra queste ce n’è qualcuna che ti piace di più? Qualcuna che può essere adatta a te?

Sicuramente il Giro di Germania. Penso sia più adatto rispetto al Danimarca, dove magari aiuterò di più la squadra. Magari in Germania avrò un po’ più di spazio, ma anche Quebec e Montreal sono due corse di un giorno abbastanza impegnative. Magari riuscirò a mettermi in luce lì, anche in vista di tutte le corse italiane che seguiranno. Bene o male le nostre corse sono tutte abbastanza buone per me.

E anche la tua motivazione sembra buona, dai…

Sì, si… quella c’è!