Cantiere Intermarché, Van der Schueren dirige i lavori

03.05.2022
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Si sono incontrati nell’hotel di Piva, come in una grande famiglia alla fine del viaggio. Solo che questa volta il viaggio erano le classiche del Nord, che per la Intermarché-Wanty-Gobert sono state un’esperienza travolgente. La vittoria di Girmay alla Gand-Wevelgem e il secondo posto di Hermans a Liegi, oltre alle buone prove alla Roubaix e alla Freccia Vallone, hanno proiettato il team belga a un livello probabilmente inatteso. Per questo, quando Hilarie Van der Schueren è entrato nell’Hove Malpertuus e ha incontrato l’altro vecchio volpone di Yvo Molenaers, i due si sono stretti la mano. In quello scambio di occhiate c’era una complicità di antica radice.

«Quinten era solo in finale – dice Hilarie, scuotendo il capo durante un incontro successivo su Zoom – Planckaert avrebbe potuto restare con lui, invece è entrato in fuga di prima mattina. Un errore. Ma la vittoria di Bini… Abbiamo fatto la storia del ciclismo lì. Non eravamo nemmeno convinti che potesse arrivare davanti ad Harelbeke, invece ha fatto quinto. Non abbiamo un budget illimitato, per questo serve saper scegliere. Lo avevo visto muoversi bene nelle prime gare in Francia, sapevo che avesse del potenziale, ma nessuno pensava che sarebbe stato così bravo».

Aike Visbeek, qui con Girmay, è il capo dei preparatori della squadra (foto Intermarché-Wanty)
Aike Visbeek, qui con Girmay, è il capo dei preparatori della squadra (foto Intermarché-Wanty)

Euforia alla Liegi

In questo ciclismo che non ha più segreti né veli, il video dell’ammiraglia belga nel finale della Liegi è un siparietto intenso e insolito (foto di apertura). Già sembra strano che a guidare l’auto in corsa ci sia appunto Van der Schueren, 74 anni. Vederlo poi arginare l’esultanza di Valerio Piva durante la volata è degno delle migliori candid camera.

«Valerio era emotivo – ride a sua volta – su di giri, ma io ero al volante. E lui a un certo punto inizia a urlare e picchiare, avrei avuto voglia di farlo anche io, ma ho dovuto guardare un po’ davanti. Non avrei voluto investire qualcuno…».

Van der Schueren è nato a gennaio del 1948. E’ direttore sportivo dal 1985
Van der Schueren è nato a gennaio del 1948. E’ direttore sportivo dal 1985

Rispetto in gruppo

Parlando con i corridori alla presentazione delle squadre o alle varie partenze, è emerso un aspetto di cui avevamo già parlato con i ragazzi della Eolo-Kometa. I risultati portano rispetto. E se prima c’era chi ironizzava, vedere la squadra davanti nelle corse che contano e sentirne parlare come di una grande famiglia fa sì che l’interesse del gruppo sia cresciuto. E questo per Van der Schueren è motivo di orgoglio.

«Ho 74 anni – sorride – quindi devo delegare. Oggi il mio ruolo è prendere contatto con gli organizzatori e poi ci sono i direttori e Aike Visbeek (il capo dei preparatori, uscito dalla Seg Academy Racing, ndr) che fanno la squadra. Decidono quali corridori mandare in quali gare. Visto come vanno le cose in questi ultimi mesi, con formazioni da rimaneggiare all’ultimo per motivi di salute, non è un lavoro di cui essere gelosi. Ho sempre preferito essere sull’ammiraglia e ora posso concentrarmi solo su quello. Non devo più preoccuparmi nemmeno che tutti abbiano i soldi sul conto alla fine del mese. Questo è il lavoro dei manager, Jean Francois Bourlart e Maxim Segers, e lo fanno bene».

Pozzovivo è appena arrivato nella squadra e si è detto stupito del bel clima trovato
Pozzovivo è appena arrivato nella squadra e si è detto stupito del bel clima trovato

Senza soldi dove vai?

«Ricordo bene – racconta ancora – quando uscì Vacansoleil e il nostro budget era quasi nullo, riuscivamo appena a pagare 12 corridori e tutti al minimo. Sia chiaro, non c’era niente di sbagliato. Sarebbe bello se esistesse ancora oggi una squadra in cui i giovani possano mettersi davvero alla prova. Ma se non hai soldi, non puoi fare niente. Siamo passati da avere un preparatore a mezzo servizio ad averne addirittura cinque. Ci sono sei medici e tre nutrizionisti, perché la prima cosa di cui parlò Visbeek fu proprio l’alimentazione. Non ce ne occupavamo prima per mancanza di soldi. Bastava che fossero pronti i sacchetti del rifornimento. Invece Aike ha lavorato molto duramente su questo».

Kristoff è l’emblema, secondo Van der Schueren, dell’abnegazione che regna nella sua squadra
Kristoff è l’emblema, secondo Van der Schueren, dell’abnegazione che regna nella sua squadra

Corridori come monaci

Va bene il budget, ma la scelta di salire nel WorldTour, rilevando la licenza che fu della CCC e prima ancora della BMC fu coraggiosa e per certi versi necessaria.

«Abbiamo avuto l’opportunità di diventare una WorldTour – racconta – e abbiamo dovuto coglierla, anche se forse non eravamo ancora pronti. Ricordo che dissi a Jean François Bourlart: “Se non lo facciamo, non andremo mai più al Tour. Alpecin è una certezza, Lotto e Quick-Step sono certezze. Non aggiungeranno mai una quarta squadra belga”. Abbiamo dovuto cogliere questa opportunità, sapendo che sul mercato c’erano pochi buoni corridori. Però a quelli che abbiamo preso, abbiamo passato la mentalità necessaria per tirare fuori il massimo del potenziale. Quando necessario, vivono come monaci. Questo è lo spirito in squadra e anche un corridore come Kristoff lo ha capito e si sta impegnando al massimo. Tutti si rendono conto che se non fanno così, non avranno chance di emergere».

Il secondo posto di Hermans alla Liegi è il primo podio del team in una Monumento
Il secondo posto di Hermans alla Liegi è il primo podio del team in una Monumento

Una tappa al Tour

E poi con i saluti e l’auspicio di vincere una tappa con Girmay al Giro d’Italia, il vecchio Hilarie che divenne direttore sportivo nel 1985 parla anche un po’ di sé.

«Mi fermerò – dice – non appena sentirò di non farcela più. Nessuno dovrà consigliarmi, dirmi che non mi fa bene… Sarò io il primo a staccare la spina. Mi tengo a un bastone, ma la mia salute va alla grande. Per guidare l’ammiraglia, devo sottopormi a un esame annuale e superare un test di guida. Mezz’ora attraverso il centro di Bruxelles. Quest’anno sono passato di nuovo a pieni voti. A luglio andrò al Tour per la 25ª volta. Forse sarà anche l’ultima. Vincere una tappa lì non sarebbe formidabile?».