Rimboccarsi le maniche, non mollare mai, sapersela cavare… quando il ciclista mette insieme tutto ciò diventa un campione. Se invece quell’uomo lo fa nella vita di tutti giorni diventa un’imprenditore… di se stesso. Che poi è come si definisce Valerio Agnoli.
Il corridore laziale, storica spalla di Nibali, ha chiuso la sua carriera con il professionismo a fine 2019 quando ancora vestiva i colori della Bahrain Merida e lo ha fatto in modo un po’ brusco. Ben 16 stagioni da pro’. Fu tra i primi nel ciclismo moderno a passare giovanissimo, non aveva compiuto neanche 20 anni. Valerio avrebbe voluto continuare. Però, come accennato, non si è perso d’animo ed oggi fa tante cose.
Allenatore di piloti
«Eh sì, devi saperti rigenerare – spiega Agnoli – Tra le mie iniziative c’è quella di collaborare con Med-Ex, medical partner della Scuderia Ferrari. Con l’utilizzo della bici cerchiamo di riprodurre sotto l’aspetto fisico e psicologico quel che succede in un gran premio. Ma di più non posso dire, con i motori di un certo livello ci sono norme severe sulla privacy».
Per il ciociaro questa è un’opportunità ghiotta e stimolante a quanto pare. Lui li segue quindi per quel che concerne l’allenamento, dà loro consigli e spesso ci esce in bici. E’ stato così anche all’autodromo di Vallelunga a fine 2020 quando lui e i suoi piloti hanno svolto sedute particolari, come si è visto dai social. Sedute evidentemente volte alla necessità di essere lucidi e reattivi durante i Gran Premi.
Quel che sta proponendo Agnoli è particolare. E’ un po’ quel che ha fatto McLaren quando è entrata nel ciclismo con Bahrain (anche se adesso è uscita). Solo che Valerio lo sta facendo al contrario: porta la bici nei motori. Questo è un ambito di lavoro molto e curioso. Un aspetto diverso: la bici applicata ad un altro sport, un bel laboratorio.
Addio amaro
Agnoli ha entusiasmo. Non ha lasciato vincere la delusione per essere rimasto a piedi, anzi l’ha trasformata in grinta. Quella che lo contraddistingueva da corridore.
«Devi essere imprenditore di te stesso, nella vita normale non hai il procuratore – racconta Agnoli – quel che fai, lo fai da solo. A quanto pare, proprio i procuratori si erano strappati i capelli pur di trovarmi una squadra, ma non ci sono riusciti. Neanche un’offerta… Se poi ci aggiungi un diesse che ti dice: per correre devi sperare che cada un tuo compagno, allora capisci che forse doveva andare così. Quale diesse? Era uno dell’Est… Io per non aggravare la situazione non ho voluto fare polemica. Mi sono ritrovato man mano a fare gare di secondo piano, salvo poi sapere che sarei partito per il Giro una settimana prima del via».
Ma se dopo la carriera Agnoli sperava di stare più tranquillo si sbagliava, per fortuna! Oltre al progetto con i piloti infatti Valerio è anche presidente della struttura tecnica del Comitato Fci del Lazio e collabora con Visit Lazio.
«Giusto qualche giorno fa, il neopresidente del Comitato regionale del Lazio, Maurizio Brilli, mi ha contattato e mi ha offerto questa carica. In pratica sono il capo dei Ct del Lazio. Io ho accettato subito e la mattina dopo gli ho presentato subito delle idee».
Il “console” Agnoli
«E poi c’è il discorso sul turismo, un qualcosa di grande – racconta con passione Agnoli – i video che abbiamo fatto con Visit Lazio hanno avuto oltre 2,5 milioni di interazioni. Per ora il progetto ha riguardato solo la provincia di Frosinone. Dovevamo toccare tutti e 91 i Comuni della provincia e per ora siamo oltre i 50. Il Lazio ha posti incantevoli e il tema della mobilità alternativa che coinvolge anche il food è forte e in crescita. Mi definisco un console della mia terra, più che un ambassador!».
«Il progetto con Visit Lazio è nato durante il lockdown grazie alla consigliera al turismo della Regione Lazio, Sara Battisti, nell’ambito del progetto “Ripartiamo dal Turismo”. Abbiamo proposto idee, girato dei video ogni settimana e alla fine quel che producevamo finiva sulle pagine social della Regione, pagine che hanno oltre 200.000 follower ciascuna, quindi una bella visibilità. In più sono già pronti dei percorsi permanenti. I file già ce li ho».
Insomma Valerio Agnoli, non si risparmia. «Ah dimenticavo! Sto ultimando anche il corso da direttore sportivo di terzo livello».