Le discussioni sulla concomitanza del 13 ottobre tra gli europei gravel e la prova finale dell’importante circuito Gravel Earth Series in Spagna, sottolineate da Mattia De Marchi (che ha rinunciato alla convocazione azzurra per non perdere l’occasione iberica) tengono ancora banco nell’ambiente. Tanto è vero che è stato un tema discusso in maniera anche più ampia, inerente tutti gli influssi che l’attività e lo sviluppo della nuova disciplina devono avere, proprio negli ultimi giorni iridati a Zurigo.
Tra una riunione e l’altra, il presidente della Uec Enrico Della Casa non si è tirato indietro ed anzi ha voluto dire la sua sull’argomento, sottoponendosi di buon grado a una serie di domande.
De Marchi nella sua intervista afferma che la data dell’europeo è stata scelta in funzione del Lombardia…
E’ vero, non ho difficoltà ad ammetterlo. Siamo alla seconda edizione e trovare una buona collocazione non era facile. Abbiamo pensato che posizionarlo il giorno dopo la Classica Monumento, per contiguità territoriale, potesse essere una buona scelta, ma non solo pensando ai corridori, a chi se la sentisse di doppiare. E’ anche una scelta pensata per il pubblico, per convogliare tanti appassionati da una parte all’altra del Nord Italia e favorire afflusso di pubblico ad Asiago.
Una scelta che ha destato non poche polemiche…
Ne siamo consci – ammette Della Casa – sapevamo che avremmo scontentato qualcuno, ma è un prezzo da pagare per l’affermazione di questa disciplina, che per ora resta molto legata alla strada, sicuramente più di quanto lo sia alla mountain bike. Le discussioni sulla data non ci hanno lasciato indifferenti, teniamo presente che siamo solo alla seconda edizione. Il prossimo anno valuteremo con molto anticipo la data e la posizioneremo magari anche in un periodo diverso, riguardando tutto il calendario del gravel nel suo insieme.
Il gravel guarda alla strada, ma sta anche seguendo una propria via autonoma?
E’ un processo ancora agli inizi, i numeri di specialisti puri sono ridotti, anche se è indubbio che si stia avanzando in tal senso. Per questo dico che la vicinanza alla strada è ancora una necessità, più che alla mountain bike dove le differenze sono più marcate. Bisogna capire che per noi è ancora un evento nuovo, dobbiamo capire come arrivare a soddisfare tutte le esigenze, a cominciare da quella della partecipazione elevata dal punto di vista numerico che è un “must” per il prossimo appuntamento di Asiago. Sappiamo che commettiamo errori, è un prezzo da pagare al noviziato.
Da parte dei vari Paesi c’è una maggiore attenzione?
Sì, indubbiamente e noi dobbiamo spingere perché ci sia una buona attività nazionale – sentenzia Della Casa – facendo le cose per gradi. Organizzare è difficile, ma è solo facendo, sbagliando che si impara. Capisco che intorno all’europeo siano sorte tante critiche, ma spesso prima di parlare bisognerebbe mettersi dalla parte di chi organizza, conoscendo le difficoltà a cui si va incontro…
Avete pensato in futuro di allestire una challenge di appuntamenti continentali, sull’esempio delle World Series?
No e non tanto perché il movimento sia ancora composto da numeri troppo esigui. Noi come UEC abbiamo risorse ridotte, non solo dal punto di vista economico ma anche di forze effettive da impiegare. Vogliamo fare poche cose ma fatte bene. Stiamo spingendo sui nuovi circuiti di mtb, la Coppa Europa per cross country e downhill, non possiamo disperdere risorse e concentrazione. Fra 3-4 anni vedremo a che punto sarà l’evoluzione del gravel e riesamineremo l’idea. In questo momento è importante che ci si muova a livello locale, che sorgano piccole challenge nazionali che possano attrarre il maggior numero di praticanti, che possano soprattutto contribuire alla crescita numerica del movimento. E’ questo il nostro obiettivo comune.
In definitiva a che punto è il gravel?
In una fase di crescita molto forte, lo confermano anche le aziende e lo testimoniano i dati di vendita. Noi dobbiamo andare incontro a questo flusso, che possiamo vedere girando ogni domenica e accorgendoci di quanti modelli ci siano sulle strade e sui sentieri, ogni settimana più della precedente. Su un aspetto però voglio porre l’accento: è importante che ogni singola federazione spinga sulla crescita attraverso l’organizzazione di sempre nuovi appuntamenti, ma tenendo sempre come primo punto discriminante la sicurezza, sulla quale non si deve transigere…