SETTIMO TORINESE – Probabilmente sarà una scena cui finiremo con l’abituarci. Andrea Vendrame firma autografi, tutto intorno l’andirivieni di un pomeriggio da Decathlon. Il Giro d’Italia sta per partire e approfittando della vicinanza della WorldTour francese cui dà il nome, la filiale italiana ha invitato il corridore veneto in questo punto vendita subito fuori dalla tangenziale di Torino.
«Ho incontrato qualche tifoso – dice il trevigiano, reduce da un buon Romandia – ho firmato qualche autografo e creato una sorta di scambio tra me che sono un corridore professionista e loro che sono così appassionati. E’ bello essere qui e spero sia stato bello anche per i clienti di qui».
Orgoglio e pregiudizio
Attorno a lui ci sono videocamere e obiettivi che girano video, gli addetti stampa della sua squadra e di Van Rysel, oltre a uomini e donne Decathlon a fare gli onori di casa. Si aspettavano anche altri corridori, ma la corsa incombe e si è preferito lasciarli tranquilli. Al centro del set c’è dunque Vendrame. Seduta a terra davanti a lui, con il computer sulle ginocchia, la responsabile delle relazioni Carlotta Cerutti fa domande per un video. Alle sue spalle il responsabile del settore ciclismo traccia un primo bilancio dell’impatto del team WorldTour sull’immagine del marchio e sul superamento del pregiudizio di cui Decathlon è prigioniero. Il pregiudizio delle bici economiche e non performanti, al cospetto di marchi più blasonati ma non necessariamente migliori. Il ruolo di questa Decathlon-AG2R La Mondiale che vince e convince può dare la spinta giusta.
«La squadra funziona – dice Rosario Cozzolino – senza entrare nel dettaglio, in alcuni mercati molto più che in altri. In Francia molto più che altrove, ma abbiamo visto che dall’inizio dell’anno c’è stato un impatto anche sulle nostre vendite di bici e di equipaggiamento. Il marchio Van Rysel genera curiosità. Chi non ha pregiudizi inizia veramente ad apprezzare il prodotto e oggi stiamo lavorando molto più rispetto al passato, anche per dare ai clienti non solo bici e accessori, ma anche un’esperienza che nei negozi medi di Decathlon non si trova ancora».
Come si può tradurre la parola pregiudizio?
La parola pregiudizio è che ancora molti vedono Decathlon come il Decathlon di qualche tempo fa, quindi sono prevenuti nel valutare i dettagli del prodotto in sé. Di conseguenza non entrano in contatto con la qualità, che ormai sulla nostra offerta è evidente. Come si supera? Attraverso i progetti che stiamo portando avanti noi oggi in Italia, ma anche in altri Paesi europei. Parlo di un progetto che chiamiamo Gold, per cui in alcuni negozi (Modena, Treviso, Villafranca, Bolzano, Torri di Quartesolo, Grugliasco, Udine) situati in alcuni mercati, ovviamente importanti, stiamo investendo in competenze e merchandising, oltre che sull’offerta. Attraverso questo tipo di attività (che oggi in Italia riguarda 7 negozi, ma presto arriveremo a 25-30), sicuramente riusciremo a far capire che Decathlon è anche altro.
Si dovrà forse spiegare che Van Rysel non soppianta il vecchio Decathlon…
Assolutamente! Infatti si può vedere anche oggi che comunque continuiamo la nostra attività sull’accessibilità dei prodotti. E tra l’altro anche i nostri articoli Van Rysel di alta gamma sono più accessibili rispetto ai prodotti equivalenti oggi sul mercato. E questo è ciò che si sente in giro sempre di più…
Che cosa?
Che grazie all’arrivo di Decathlon sul segmento di alta gamma, forse si riuscirà anche ad abbassare i prezzi medi dei prodotti.
Forse il pregiudizio più grande l’hanno sfatato loro, i corridori, quando hanno cominciato a vedere che funzionava e che con queste bici si può vincere…
Infatti devo dire che siamo rimasti molto soddisfatti non solo di come la squadra si sta comportando da un punto di vista sportivo, ma anche da come sta supportando e sottolineando la qualità e la bontà dei nostri prodotti. E’ qualcosa che davvero ci fa tanto tanto piacere. Finora abbiamo parlato di bici, quando in realtà Van Rysel significa anche scarpe, caschi, abbigliamento. E’ l’unico brand, questo ci tengo a dirlo, che davvero copre tutto quanto il ciclista: da testa a piedi, più la bici. Quest’anno ancora la squadra ha abbigliamento Rosti, ma contiamo nei prossimi anni di riuscire a coprire anche questo fronte.
Il tempo di Vendrame
Il tempo di Vendrame è finito. Il Giro d’Italia lo chiama, l’addetto stampa fa per portarlo via. Dentro iniziano a smontare i pannelli utilizzati per le foto e i video.
«Arrivo a questo Giro con una bella consapevolezza – saluta il corridore veneto – sto bene innanzitutto fisicamente e mentalmente. Negli ultimi tempi ho ottenuto diversi risultati positivi, quindi speriamo bene. Ce la metteremo tutta per portare a casa una tappa, sapendo che come squadra abbiamo Ben O’Connor, che guarderà alla generale. Io ho cerchiato più di una tappa, ogni anno ne cerchio 3-4 e di solito ci sono sempre. Speriamo di mantenere la tradizione anche per quest’anno».