L’impegno che Ursus ha preso nei confronti della propria, costante modernizzazione, quanto della generale sostenibilità è davvero concreto. Nello specifico, per la stessa realtà veneta la riduzione al minimo delle emissioni di CO2 e l’automazione del processo produttivo, rappresentano due tra gli obiettivi principali da centrare nel prossimo futuro. E nonostante la generalizzata difficoltà nel reperire le materie prime adatte a produrre i propri componenti, quest’anno Ursus incrementerà il proprio fatturato: passando da 21 a oltre 30 milioni di euro.
Per le due e le quattro ruote
Ursus Spa si è sempre definita “un’azienda metalmeccanica che viaggia su due e su quattro ruote”. Il simbolo di questa realtà produttiva, operativa a Rosà (Vicenza), è il toro scalpitante. Un’immagine particolarmente familiare agli appassionati di ciclismo considerando che all’interno degli stabilimenti Ursus vengono create le ruote superleggere in fibra di carbonio che oramai da diverse stagioni percorrono le strade più celebri del ciclismo mondiale: dal Tour de France alla Parigi Roubaix, dal Giro d’Italia alla Milano-Sanremo.
Ma bicicletta per Ursus non significa solo ed esclusivamente agonismo. Il brand sforna ogni anno milioni di componenti “urban”. In prevalenza mozzi, cavalletti e bloccaggi, inserendosi di diritto nel ristretto “pool” dei principali produttori al mondo. Ursus significa anche automotive, considerando le importanti commesse di componenti meccanici in alluminio e in acciaio destinate a clienti finali dai nomi altisonanti come Bmw, Daimler (Mercedes), Porsche, Peugeot e Citroen.
L’innovazione è nel Dna aziendale
«I nostri clienti – ha ammesso Mirko Ferronato, che di Ursus è il Ceo – sanno che affidandosi a noi trovano la preziosa certificazione IATF, un protocollo molto rigoroso, dettato dall’industria automotive, che si traduce in una garanzia assoluta di qualità, rappresentando al tempo stesso una forte credenziale per l’azienda».
Ursus è una realtà imprenditoriale con oltre cinquant’anni di storia, un’azienda che dà impiego quotidianamente a 65 addetti. Le sedi produttive sono tre, tutte a Rosà, per complessivi 12 mila metri quadrati di superficie coperta. L’80% della produzione è destinata al mercato estero. L’azienda, oggi guidata da Mirko Ferronato, fu fondata nel 1967 da suo papà Sergio assieme al fratello Domenico. E fu proprio Sergio, nel lontano 1966, a gettare il seme dell’innovazione, che tuttora oggi ispira l’operatività sul mercato di Ursus.
La sua invenzione ha rivoluzionato il sistema di fissaggio di manubri, cannotti reggisella e non solo: una leva a chiusura su un perno eccentrico, facilmente azionabile a mano, al posto del tradizionale bullone. Da allora Ursus non ha mai smesso di innovare, e ne rappresentano un esempio le ruote in carbonio superleggere TS47 Disc, l’avveniristico manubrio da corsa Magnus H.02, a totale integrazione dei cavi di comando, e il “supermozzo” HD50 con le tolleranze ridotte al micron per una scorrevolezza e silenziosità un tempo impensabili.
Tutto made in… Veneto
L’intero ciclo produttivo in Ursus avviene sotto un unico tetto. «Abbiamo fatto dell’internalizzazione un nostro punto di forza – ammette Mirko Ferronato – che si tratti di particolari di una sospensione per auto oppure di una ruota in carbonio, il prodotto nasce e viene ultimato nei nostri stabilimenti. In questo modo, l’intero processo produttivo è sempre sotto il nostro totale controllo. Noi crediamo moltissimo nell’innovazione e nella tecnologia, e la nostra prossima frontiera si chiama automatizzazione. Abbiamo difatti introdotto da poco tempo una nuova linea completamente automatizzata e vogliamo continuare ad investire in questa direzione».
L’approvvigionamento delle materie prime è oramai divenuto un problema estremamente generalizzato. Così come lo è il reperimento del personale. Ursus è alla costante ricerca di addetti per completare la pianta organica. Di figure tecniche, ma non solo. Inoltre, per venire incontro alle esigenze del personale femminile impiegato in produzione, l’azienda ha introdotto l’orario: 7-11,30 / 12-15,30. Un’iniziativa che è stata molto apprezzata, perché tiene conto delle esigenze delle famiglie e consente alle stesse dipendenti di stare più tempo con i figli.
Sostenibilità e trasparenza
La sostenibilità, un tema fondamentale sul quale tutti, ciascuno nel proprio ambito, ha la concreta possibilità d’impegnarsi. L’accorciamento della filiera e la sua riorganizzazione secondo i criteri Industry 4.0 sono espressione del fattivo impegno dell’azienda verso la riduzione delle emissioni di Co2. Ursus è difatti dotata di un massivo impianto fotovoltaico che produce 550 KWh di elettricità pulita. Come ha ribadito anche Ferronato: «Per noi le energie rinnovabili sono molto più di uno slogan. Personalmente ritengo che il consumo di Co2 per realizzare qualsiasi prodotto debba essere una delle informazioni messe a disposizione del consumatore. Ma prima servono gli strumenti per misurare le emissioni. Noi lo stiamo cercando, e spero che presto arriveremo a dare questo servizio ai nostri clienti… e all’ambiente. E soprattutto mi auguro che non saremo gli unici a farlo».