Una caduta che più sciocca non si poteva a 42 chilometri dall’arrivo. Curva a destra, la fanno tutti. Valverde è nella scia e probabilmente non ha la miglior presa sul manubrio. L’asfalto è perfetto, ma in quel punto c’è una buchetta, un piccolo avvallamento. Gli va giù la mano, accade tutto così in fretta che non riesce neanche a capire e di conseguenza a reagire. Scivola. Prende la via del dirupo, con la bici che si ferma sul guard rail e lui che vola di sotto. Storer davanti viaggia con la vittoria addosso.


Morire combattendo
Il pendio è scosceso e pieno di pietre, qualche albero. Ma l’inquadratura per fortuna mostra Alejandro in piedi che cerca di capire e tornare sopra. Non si capisce quale delle due cose voglia fare per primo, ma arrivano Rojas e un addetto del percorso e lo aiutano a risalire sulla strada. Arriva anche l’ammiraglia con la bici di scorta pronta, ma Valverde cammina intorno e si tocca la spalla.
Possibile che sia finito tutto così, che l’ultima Vuelta (se sarà davvero l’ultima) debba finire in questo modo?
A vent’anni, cadi e te ne fai una ragione. Ci saranno altre occasioni. A 40 anni cadi, le paure esplodono e alla fine senti che quel divertimento tanto sbandierato di colpo non c’è più. Come Nibali, caduto prima del Giro in un modo ugualmente e apparentemente insignificante.
Ma Valverde non capisce. Sembra solo. Sembra sul punto di mollare, poi i compagni lo convincono. Morire combattendo, pensa. E Alejandro riparte, ma non è convinto.


L’abbraccio di Chente
La discesa lo inghiotte curva dopo curva. Rientrano su un primo gruppo di corridori staccati, ma la bicicletta è un affare serio, soprattutto se di mezzo ci sono il dolore e la paura. E Alejandro questa volta ha un male cane alla spalla. Quei chilometri sono il tempo che gli serve per alzare bandiera bianca, proprio mentre in testa Lopez accelera e porta via Roglic e Yates, lasciando dietro sofferente la storia della Movistar. Il nuovo che abbandona il vecchio. E mentre la corsa come la vita va avanti, Alejandro si ferma e affonda nell’abbraccio gigantesco di Chente Garcia.
«E’ l’abbraccio di tutti i tifosi di ciclismo al Bala – dice – che duro vederti così».
Mentre Valverde si ritira, in testa Lopez attacca: due facce della Movistar Nel finale, Adam Yates allunga il gruppo dei migliori. Cedono Ciccone e Aru, Landa e Carapaz
Mentre Valverde si ritira, in testa Lopez attacca: due facce della Movistar Nel finale, Adam Yates allunga il gruppo dei migliori. Cedono Ciccone e Aru, Landa e Carapaz
Come sul Chiunzi
La tappa di oggi passerà alla storia più per la caduta di Alejandro, soprattutto se il murciano dovesse decidere che non ci sarà un altro anno. L’ha vinta Michael Stores su Carlos Verona, compagno di Valverde. Gli uomini di classifica sono arrivati tutti insieme, tirati da Adam Yates. Tredici secondi dopo arriva Vlasov, dopo trenta Ciccone e Aru.
Il pensiero va indietro al 1997, al giorno di Cava dei Tirreni, quando il velocista Mario Manzoni vinse a capo di una lunga fuga e staccando tutti i compagni di fuga. Per sua sfortuna e per quella di Storer, se ne ricordano in pochi. I suoi tifosi, la sua famiglia e chi ogni tanto ne scrive. Alle sue spalle infatti per un dannato gatto nella discesa del Chiunzi, Marco Pantani visse una tappa simile a quella di Valverde verso questo Balcon de Alicante. La differenza è che Marco tagliò il traguardo, Valverde è sparito a bordo dell’ammiraglia e del suo cuore ferito.
P.S. Le radiografie hanno evidenziato lo spostamento di una placca preesistente e una frattura della clavicola. Domattina l’intervento per ridurre la frattura stessa.



