Di Fresco ricorda: «Quando Caruso arrivò in Toscana…»

02.06.2021
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«Se Bernal non avesse trovato Daniel Martinez – dice Di Fresco senza esitazione – Damiano avrebbe vinto il Giro. Ne sono sicuro». Il riferimento è alla tappa di Sega di Ala, in cui i due colombiani del Team Ineos sono arrivati faticosamente in cima, con la maglia rosa in salvo da un passivo ben peggiore.

Giuseppe Di Fresco è siciliano come Caruso, ma di Palermo. Ed è stato lui a portare il Damiano nazionale in Toscana quando era ancora uno junior. Anzi, la verità è che lui nemmeno sapeva chi fosse. Alla fine del 2004, aveva puntato gli occhi su un certo Provino e aveva organizzato per lui una serie di test. Fu poco prima che l’altro partisse, che il presidente della sua società, tale Guarrella, chiamò il tecnico siciliano chiedendogli da dare un’occhiata anche a un certo Caruso, figlio di un amico poliziotto.

Nel 2009 vince la seconda tappa del Giro Bio a Lonato del Garda (foto Scanferla)
Nel 2009 vince la seconda tappa del Giro Bio a Lonato del Garda (foto Scanferla)

«Si presentò che pesava 10 chili più di adesso – ricorda Di Fresco – lo portai a fare dei test da Pino Toni e vedemmo subito dei valori importanti. Poi lo portai a fare una cronoscalata, in cui si piazzò ottavo. E la sera, tornando verso casa, gli chiesi se volesse rimanere a correre con noi. Lui esitò. Disse che aveva la scuola e anche il calcio. Ma alla fine parlai anche con suo padre e si convinse. Mentre per Provino non se ne fece niente».

Viaggio in Toscana

Inizia qui la storia di Damiano Caruso nel grande gruppo, con un tecnico che da professionista aveva corso con Pantani e capiva benissimo la grinta e la voglia di arrivare che spesso passa per la testa di un ragazzino che arriva dalla Sicilia e lotta per affermarsi.

«Nella prima gara – ricorda – andò in fuga con un compagno che si chiama Cirinnà. E senza che gli dicessi niente, lo fece vincere. Ma non lavorava solo per gli altri. Quell’anno vinse la 3Tre Bresciana, facendo una tappa come quella che ha vinto al Giro. Se ne andò con uno svizzero, lo staccò e vinse la classifica. Finché, al momento di passare U23, firmò con la Unidelta di Bruno Leali».

Nella Mastromarco corre anche Jonathan Monsalve (foto Scanferla)
Nella Mastromarco corre anche Jonathan Monsalve (foto Scanferla)
Come fu che tornò con te?

Perché io l’anno dopo accettai la proposta della Mastromarco e ne divenni direttore sportivo. A quel punto lo chiamai e gli chiesi se gli sarebbe piaciuto tornare a lavorare insieme. Lui era contento, ma c’era da parlare con Leali, che a dire il vero fu correttissimo. Disse che si rendeva conto che Damiano fosse un mio corridore e lo lasciò libero.

E continuarono i progressi?

Di anno in anno, sempre meglio. Vinse il campionato italiano nel 2008 e nel 2009 una tappa al GiroBio e anche il Giro delle Pesche Nettarine, dominando la tappa regina. Non era tatticamente impeccabile, ma a volte gli riuscivano dei bei capolavori.

Ad esempio?

Ad esempio al campionato italiano. Gli chiesi di non fare il matto e di non partire subito, invece lui attaccò sulla salita dura e scollinò con un minuto di vantaggio. Non me la sentii di fermarlo e arrivò con lo stesso vantaggio, battendo Contoli e Pirazzi.

In azione nel 2009 al Gp La Torre di Fucecchio (foto Scanferla)
In azione nel 2009 al Gp La Torre di Fucecchio (foto Scanferla)
Perché dopo tanti bei risultati, nel 2010 passò professionista alla Lpr?

Perché fu l’unica squadra che parve subito interessata. E poi nel 2009 era una bella squadra, con Di Luca, Petacchi… Non si poteva prevedere quello che sarebbe successo, ma per fortuna nel contratto c’era una clausola per la quale, se non avesse fatto un numero minimo di corse, avrebbe potuto liberarsi.

Perché per fortuna?

Perché si fece avanti la Liquigas e Bordonali chiese una penale altissima. Solo che nel 2010 Damiano aveva corso poco e fu possibile liberarlo. Visto quello che si disse dopo la positività di Di Luca e altri della squadra, Damiano chiese anche di fare il passaporto biologico a sue spese, visto che la squadra non era nel ProTour, ma non gli fu permesso.

Nel 2009 ha vinto il Giro delle Pesche Nettarine e ai tricolori U23 dona la maglia a Marco Selleri (foto Scanferla)
Nel 2009 ha vinto il Giro delle Pesche Nettarine e dona la maglia a Marco Selleri (foto Scanferla)
Alla Liquigas ci fu un altro passaggio delicato, se non ricordiamo male.

Nel 2012, Damiano al Giro era in maglia bianca, ma gli venne chiesto di tirare per Basso, che però quell’anno non andava. E durante il Giro, avendo preso un nuovo procuratore, gli fu proposto di firmare per altri due anni e lui lo fece. Due settimane dopo venne avanti la Bmc, con cui sarebbe andato nel 2015. Mi chiedo spesso che cosa sarebbe cambiato.

Cosa ricordi dell’uomo Caruso?

Ha umiltà da vendere. E’ sempre stato così, ma a volte saltava di testa e succedeva sempre quando era un grande condizione. Allora magari lo mandavamo in Sicilia per una settimana e tornava rigenerato. Un anno però lo spedii giù togliendogli la bici e con biglietto di sola andata. Fu il padre dopo 5 giorni a richiamare perché lo facessimo tornare su. Ovviamente tornò e noi imparammo che con un calendario più preciso, sarebbe riuscito a correre bene e tornare a casa per rimettersi in sesto.

Era arrivano nel 2005 in Toscana per correre nel team juniores di Di Fresco
Era arrivano nel 2005 in Toscana per correre nel team juniores di Di Fresco
Quando ha deciso secondo te di diventare gregario?

Io credo – Di fresco ne è sicuro – che se avesse avuto più fiducia attorno, sul podio di un grande Giro ci sarebbe arrivato prima. Ma credo che nella sua testa la scelta sia stata soprattutto economica. Non si è mai adagiato. Ha pagato la sua casa e ha pagato la sua macchina, credo che abbia anche investito qualcosa. Me lo disse quando si cambiò la macchina e mi mandò la foto. Io gli feci la battuta sul fatto che così avrebbe sperperato tutto e lui mi spiegò di aver fatto i passi giusti. E’ sempre stato posato e intelligente e ha alle spalle una famiglia senza grilli per la testa. E questa forse è la cosa più importante.