Giro d'Onore FCI 2025, Roma, Roberto Amadio

I primi passi di Amadio nella scia di Bennati e Villa

23.12.2025
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ROMA – Roberto Amadio, nuovo cittì della nazionale dei professionisti, vive il cambiamento con il sorriso ironico di chi non ci aveva proprio pensato. Veneziano di Portogruaro, classe 1963, è stato corridore, poi team manager di varie squadre fino all’ultima Cannondale del 2014. Poi ha fatto l’organizzatore di corse in Argentina.

Nel 2020, quando Cordiano Dagnoni è stato eletto presidente federale, Amadio è diventato il team manager delle nazionali. Le ha strutturate come si fa in un team WorldTour e nel frattempo l’incarico di tecnico azzurro è passato dalle spalle di Cassani a quelle di Bennati e poi per un solo anno a Villa. Quando infine Viviani ha deciso di smettere e si è fatto di lui il nuovo team manager, Villa è stato tolto senza esitazione dall’ammiraglia dei pro’ e al suo posto è salito il veneziano.

«E’ un passaggio facile – ci dice Amadio in occasione del Giro d’Onore della Federazione – perché ritorno a un ruolo tecnico che ho rivestito per tanti anni. Oltretutto essere il cittì della nazionale maggiore è sicuramente un onore. Però non pensavo che sarebbe successo. Adesso che ho iniziato a sentire i ragazzi e a muovermi con le squadre, si è riaccesa la fiammella che avevo un po’ spento e mi sto divertendo. Anche perché (sorride, ndr) passo dal seguire 12 specialità a concentrarmi solo sulla strada, quindi per me è sicuramente un vantaggio».

Come è fatto secondo Amadio il cittì della nazionale?

Innanzitutto è un selezionatore, perché soprattutto adesso gli atleti sono gestiti totalmente da squadre importanti, strutturate dalla A alla Z. Il mio ruolo è quello di capire quali sono i ragazzi che possono adattarsi a un certo tipo di percorso e poi fare con loro un lavoro di avvicinamento e di scelte.

Caruso ci ha detto che lo hai chiamato: quindi sei già all’opera?

Sì, ho già iniziato. Credo che sia importante accendere quella fiammella ai corridori, come appunto a Damiano, dicendogli che potrebbero essere convocati per il mondiale o per l’europeo. E’ importante che ogni tanto ci pensino e soprattutto che siano al corrente della possibilità nel momento della stagione in cui con le squadre parlano dei programmi. Poi è chiaro che si farà la selezione fra chi va più forte, anche in base a chi sarà il leader. Ho fatto un giro di una ventina di atleti. Giovani e meno giovani, per scaldare la voce, per riabituarmi…

Da team manager azzurro hai avuto come cittì Bennati e poi Villa, che cosa hai imparato da queste esperienze?

Sto dando continuità al lavoro fatto da Daniele e da Marco. Il concetto è quello di squadra, che come Italia è sempre la nostra forza. Anche perché contro i fenomeni attuali, il testa a testa lo perdi, quindi per essere protagonista devi cercare di costruire una squadra per inventarti qualcosa. E sto dando continuità soprattutto a quello che ha fatto Marco quest’anno con i giovani. Ne ho sentiti parecchi, molto stimolati. In questo momento, far coincidere gli interessi dei ragazzi, della nazionale e delle squadre non è semplice.

L’ammiraglia non è certo nuova per Amadio, che anche da team manager della Liquigas seguiva le corse dal vivo
L’ammiraglia non è certo nuova per Amadio, che anche da team manager della Liquigas seguiva le corse dal vivo
In questo la tua esperienza di team manager di squadre WorldTour può aiutare?

Mi ricordo benissimo com’era. Io sono sempre stato molto disponibile, non solo con gli atleti ma anche con i mezzi: ho messo a disposizione sempre tutto quello che serviva. E’ chiaro che per ora mi risulta più facile parlare con Guercilena piuttosto che con un manager straniero, perché ci capiamo e abbiamo lo stesso modo di vedere le cose. Però ne ho sentiti tanti, ho approfittato del convegno UCI sul WorldTour per parlare anche con altri manager.

Andandoti a presentare?

Mi conoscono già, ma gli ho detto che sentirò i loro atleti e che mano a mano che ci avvicineremo all’appuntamento inizieremo a intensificare i contatti, per capire meglio il calendario. Ci sarà chi fa la Vuelta e chi corre Quebec e Montreal. Magari loro è bene che rimangano in Canada, visto che il mondiale si corre là, per risparmiarsi di fare avanti e indietro. Ci sono anche un po’ di aspetti tecnici che stiamo perfezionando e che dovremo definire entro maggio e giugno.

Che cosa sappiamo dei percorsi di mondiali ed europei?

Il percorso del mondiale si conosce, è sul circuito di Montreal. La novità è che ci sono 100 chilometri in pianura e poi 12 giri finali sul circuito della gara WorldTour. E’ un percorso impegnativo per i soliti corridori, da Pogacar a Van Der Poel per cui forse è un po’ troppo duro. Noi fra gli altri abbiamo Ciccone e Pellizzari. Vediamo come arriveranno, ma sicuramente possiamo essere protagonisti.

Tre anni per Bennati, uno per Villa. E ora nella gestione di Dagnoni, il ruolo di tecnico azzurro tocca ad Amadio
Tre anni per Bennati, uno per Villa. E ora nella gestione di Dagnoni, il ruolo di tecnico azzurro tocca ad Amadio
E gli europei?

Ho avuto delle indescrizioni e anche lì purtroppo sarà un percorso impegnativo. Saremo vicino a Lubiana, in Slovenia, e credo ci sarà un dislivello importante anche lì. Quindi più o meno si tratterà degli stessi atleti con qualche inserimento nuovo.

Il team manager che parla con Amadio sa di avere davanti un collega e quindi trova più facile parlare chiaramente?

La mia esperienza mi agevola. C’è un rapporto molto schietto, è inutile girare intorno a tanti discorsi. E’ importante avere chiarezza sia con gli atleti sia con le squadre, perché ti permette di individuare subito la strada giusta.

Dovrai stare anche vicino a Viviani in questo suo ruolo di team manager?

Elia è passato professionista con me e ci sentiamo in continuazione. Mi chiama quando ha bisogno e io sono sempre a disposizione. Giustamente però credo sia giusto che porti anche le sue idee il suo modo di lavorare. Io ho lavorato e ragionato come Roberto Amadio, Elia saprà fare la sua strada.