Francesco Gavazzi, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)

Gavazzi e la nuova vita da diesse: «Il richiamo era troppo forte»

10.12.2025
5 min
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Francesco Gavazzi sta per chiudere le valigie e imbarcarsi verso il suo ennesimo training camp in Spagna, ma dopo diciassette anni passati in sella questo sarà il primo ritiro che lo vedrà nelle vesti di diesse. La Polti VisitMalta di Basso e Contador si è rinnovata e in ammiraglia quest’anno sale il quaratunenne di Morbegno, affiancato da pezzi da Novanta come Ellena e Zanatta

Stesso viaggio, valigia diversa

I bagagli sono presto fatti, rispetto a quando correva Gavazzi ha meno pensieri sui materiali che bisogna portarsi dietro (in apertura foto Maurizio Borserini). Adesso basta un computer, il resto lo si imparerà strada facendo. L’ammiraglia e la bici a volte funzionano allo stesso modo. 

«E’ una sensazione strana – ci racconta – quella di partire con un ruolo diverso. Sono passato dalla dipendenza dei pedali a quella della tecnologia, ammetto che un pochino devo prenderci la mano: call, riunioni, file excel, programmi vari…».

«Per fortuna – prosegue Gavazzi – dopo il primo ritiro a Malta insieme agli atleti abbiamo fatto un secondo incontro, questa volta a Madrid, solo con lo staff. Ci siamo coordinati per capire quali linee guida seguire in ottica calendario e gettare le basi della stagione».

Nelle ultime due stagioni Gavazzi è comunque rimasto nel giro della formazione di Ivan Basso (foto Maurizio Borserini)
Nelle ultime due stagioni Gavazzi è comunque rimasto nel giro della formazione di Ivan Basso (foto Maurizio Borserini)
Una volta smesso di correre avevi detto che non saresti mai salito in ammiraglia… 

Avevo bisogno di prendermi del tempo, di respirare e distaccarmi un attimo dalla vita frenetica del corridore. Penso sia normale, per una vita ho fatto avanti e indietro da gare, ritiri, alture. Era necessario rallentare i ritmi, godermi la famiglia e stare fermo per qualche tempo. 

Cos’è cambiato?

Che a un certo punto questo mondo ti manca, ho accumulato talmente tanta esperienza che sarebbe stato un peccato “buttarla”. L’aspetto principale che mi ha spinto a tornare in questo mondo sono i contatti umani, due anni fa avevo lasciato una squadra nella quale mi ero trovato bene. Spesso si dice che il team è come una seconda famiglia, nel nostro caso però era vero. C’erano, e ci sono ancora, dei rapporti che vanno oltre il ciclismo. 

Con il primo ritiro da diesse Gavazzi avrà modo di prendere le misure con il nuovo ruolo (foto Maurizio Borserini)
Con il primo ritiro da diesse Gavazzi avrà modo di prendere le misure con il nuovo ruolo (foto Maurizio Borserini)
Va detto che non eri uscito del tutto.

Vero, non ho mai lasciato definitivamente l’ambiente in questi due anni. Tante volte sono stato di supporto al team in corse come il Giro d’Italia. Questo ruolo da “jolly” ha fatto sì che in me tornasse la voglia di respirare ancora l’aria del ciclismo: le corse, i trasferimenti, stare con i ragazzi. 

Difficile adattarsi al nuovo ruolo?

Sono ancora all’inizio, quindi devo prendere le misure con tutte le dinamiche che si stanno innestando. Ho avuto modo di vedere quanto è complicato incastrare gli impegni di ventiquattro corridori, con la corsa ai punti si devono fare scelte ponderate anche in relazione a quelle degli altri team. Per fortuna al mio fianco avrò figure come quella di Zanatta e di Ellena, da loro potrò imparare molti trucchetti del mestiere. 

Francesco Gavazzi, Steano Zanatta, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Lo stesso Zanatta ha detto che Gavazzi può essere quel trait d’union tra staff e corridori, un ruolo cruciale in un team (foto Maurizio Borserini)
Francesco Gavazzi, Steano Zanatta, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Lo stesso Zanatta ha detto che Gavazzi può essere quel trait d’union tra staff e corridori, un ruolo cruciale in un team (foto Maurizio Borserini)
Zanatta stesso ci ha detto che una figura come la tua sarà importante per rapportarsi con i giovani…

Entrare in un team dove ritrovo molti atleti con i quali ho corso durante gli anni in cui ero corridore è un vantaggio. Creare un forte legame tra diesse e ciclista è importante in una stagione. Con i giovani sarà comunque una sfida. I ragazzi che ora hanno vent’anni sono una generazione molto diversa dalla mia, c’è quasi un abisso tra me e loro. 

Come si colma il gap generazionale?

Ascoltandosi a vicenda e con il confronto. Io sicuramente posso insegnare tanto a loro, ma non escludo che anche i giovani possano trasmettermi qualcosa. Sarà strano perché il mio figlio maggiore ha tredici anni e i ragazzi più giovani in squadra ne hanno venti.

Francesco Gavazzi, Ludovico Crescioli, Mirco Maestri, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Da sinistra: Gavazzi, Crescioli e Maestri, tre generazioni diverse e tre modi di vedere e interpretare il ciclismo (foto Maurizio Borserini)
Francesco Gavazzi, Ludovico Crescioli, Mirco Maestri, Polti VisitMalta (foto Maurizio Borserini)
Da sinistra: Gavazzi, Crescioli e Maestri, tre generazioni diverse e tre modi di vedere e interpretare il ciclismo (foto Maurizio Borserini)
Hai già avuto modo di parlare con loro?

Abbiamo gettato le basi per lavorare insieme. In queste settimane ci sono state le visite mediche a Firenze, venivano a gruppi di quattro o cinque ogni giorno. Ho parlato un po’ con loro, in particolare con i nuovi, per capire come stanno andando questi primi impegni. Ma il gruppo si costruirà nei prossimi giorni in ritiro. 

Pronto a salire in macchina?

Sì. Anche se, guardando il programma, ho notato che ci sono due allenamenti da sette ore. A un certo punto sarò stanco di seguirli guidando a trentacinque all’ora e chiederò una bici (ride, ndr). A parte gli scherzi sono pronto, durante il ritiro capirò anche in quale gara farò il mio esordio da diesse. Sicuramente avverrà a fine gennaio, vedremo se in Francia o Spagna.