Alto del Morredero, l’urlo di Pellizzari: un giorno speciale

10.09.2025
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A un certo punto è sembrato di vederlo salire sull’Etna. La maglia bianca di Pellizzari si staccava come un lampo sul nero della montagna annerita dagli incendi dell’estate. Mancavano 3,5 chilometri quando Giulio ha attaccato davvero a fondo. E adesso che taglia la linea del traguardo, il marchigiano pesca l’urlo più forte dal suo profondo e sovrasta il baccano dell’Alto de el Morredero. Prima vittoria da professionista, arrivando da solo. Meglio di così non si poteva. Diavolo d’un marchigiano, questo è un giorno che nessuno di noi potrà mai dimenticare!

«Quando siamo arrivati alla parte meno ripida della salita – racconta Pellizzari dal pullman della Red Bull Bora Hansgrohein radio mi hanno detto di provare, ma fino ai 100 metri non ho voluto neanche pensarci di avercela fatta. Altre volte c’ero andato vicino e poi mi hanno preso, per cui ho aspettato davvero la fine prima di esultare. Cosa c’era in quell’urlo? Una grande felicità!».

Provincia di Leon, la vendemmia è iniziata, il gruppo fruscia ad alta andatura verso la salita finale
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Il giorno più bello

Diciassettesima tappa della Vuelta, questa volta le proteste in favore della Palestina non condizionano lo svolgimento della tappa. Ieri Vingegaard e i grandi del gruppo hanno espresso comprensione per il dramma di Gaza e magari questo ha persuaso i manifestanti a lasciargli portare la croce sulla montagna bruciata.

«Penso che sia stato il miglior momento della mia carriera – dice Pellizzari – una carriera corta fino ad oggi. Ho avuto un senso di sicurezza, ho sentito che oggi sarebbe potuto essere il mio giorno. Grazie a tutti i miei compagni, abbiamo preso la valle a tutto gas per cercare di sfiancare Pidcock, perché chiaramente l’obiettivo è il podio di Hindley. Ho fatto il primo scatto e mi hanno ripreso, ma sul secondo sono andato via e Jai mi ha protetto molto bene. Visto il grande lavoro fatto per puntare al suo podio, sono contento di aver potuto ricambiare gli sforzi della squadra».

Prima di attaccare, Pellizzari ha fatto la sua parte per proteggere e semmai migliorare la posizione di Hindley
Prima di attaccare, Pellizzari ha fatto la sua parte per proteggere e semmai migliorare la posizione di Hindley

Tempismo perfetto

Si sono ritrovati in superiorità numerica, Pellizzari e Hindley, dopo che il vento contrario ha svuotato le gambe dei primi della classe. Vingegaard ha provato a staccare Almeida, ma non potendo fare velocità, se lo è visto rientrare e lì è rimasto. Hindley ha provato a piegare Pidcock per il podio, ma il britannico non s’è fatto intimidire e ha rilanciato.

«Eravamo venuti a vedere la salita – spiega il diesse Patxi Vila – e sapevamo che la valle sottostante poteva essere piena di vento, per cui la squadra è stata fantastica, i ragazzi sono stati molto bravi. Dato che Giulio era il più indietro in classifica, nel finale abbiamo deciso di spostare l’obiettivo dalla classifica generale alla tappa. E ha funzionato bene. Giulio è partito alla grande e anche Jay ha fatto un lavoro impressionante. E’ stata una lotta molto tattica. L’unico che ha provato a recuperare più volte è stato Riccitello per la maglia bianca, mentre gli altri non sono sembrati irresistibili».

Hindley ha forzato la mano per attaccare il podio: ora Jai ha 36″ di ritardo da Pidcock
Hindley ha forzato la mano per attaccare il podio: ora Jai ha 36″ di ritardo da Pidcock

Un premio per Tiberi

Nel giorno in cui anche Tiberi ha provato a dare un segno di timida ripresa, per Marco Villa arriva un segnale squillante come l’azzurro delle maglie che saranno annunciate il 17 settembre, prima che la spedizione parta alla volta del mondiale di Kigali.

«Oggi è stata un’altra giornata sicuramente molto impegnativa – ha detto il corridore della Bahrain Victorious – in cui volevamo provare a giocarci le nostre carte sia in fuga sia in gruppo con Torsen Traen per la classifica generale (al momento il norvegese è 9°, ndr). Io sono riuscito ad entrare nella fuga di giornata, però avevo capito che specialmente la Visma non voleva lasciare troppo spazio. La speranza è sempre l’ultima a morire, quindi ho giocato le mie carte fino alla fine. Ho provato diverse volte ad attaccare, perché le sensazioni erano buone. Ci hanno ripreso, però ho vinto il premio di più combattivo, che mi dà morale e un po’ di soddisfazione».

Il primo attacco di Pellizzari a 3,9 km dall’arrivo. Quello decisivo ai meno 3,5
Il primo attacco di Pellizzari a 3,9 km dall’arrivo. Quello decisivo ai meno 3,5

Un cenno di Hindley

Al Giro dello scorso anno c’era voluto per due volte Pogacar a guastargli i piani. Quest’anno solo l’assolo di Fortunato e Scaroni gli ha impedito di vincere la prima corsa al Giro a San Valentino di Brentonico. Era chiaro che avesse nelle gambe la forza giusta, non era facile capire se la squadra gli avrebbe dato via libera. Finché dopo una passata in testa di Hindley, l’australiano si è voltato e gli ha fatto cenno. Era il segnale che Pellizzari aspettava da inizio Vuelta.

«Eravamo sei in tutto – racconta trafelato – e noi eravamo in due. Ho pensato che se fossi andato, nessuno sarebbe venuto a prendermi. Oggi ho provato più di una volta a distruggermi andando a tutto gas nei tratti più ripidi. Ma quando la pendenza è diventata un po’ più bassa, ho provato ed è stato perfetto per il mio peso. Che cosa posso dire: grazie a tutti quelli che hanno creduto in me fin dal primo momento».

Il verdetto della crono

Domani la cronometro potrebbe riscrivere gli equilibri della Vuelta Espana, perché i 50 secondi che dividono Vingegaard dal più specialista Almeida potrebbero assottigliarsi di molto. E come si conviene nei finale dei Grandi Giri, specialisti o meno, restano sempre a galla quelli che hanno conservato più energie.

«La crono di domani – dice Pellizzari – è la tappa che aspetto dal via di Torino. Quella del Giro avevo dovuto farla piano, qui invece mi metterò alla prova per testarmi davvero. A livello di sensazioni, credo che forse al Giro stessi meglio di adesso e anche questa è una lezione. Ho capito che per vincere non serve avere per forza la gamba della vita».

In questo giorno di distacchi col bilancino e calcoli di energie residue, la splendida sfrontatezza di Pellizzari ha rischiarato il pomeriggio dell’Alto del Morredero, che sovrasta Ponferrada, nella provincia di Leon. Un italiano con la testa alta che al Giro ha convissuto con Roglic e sta pedalando accanto a Hindley, in attesa che il prossimo anno arrivi anche Evenepoel. Uno che in apparenza non ha paura di niente. Forse non è neanche per caso che nel giorno di Del Toro al Giro di Toscana, Giulio abbia vinto alla Vuelta. Questi due ragazzini, al pari di Sinner e Alcaraz su altri campi, presto si divideranno il futuro.