La tappa finale del Giro della Lunigiana porta con sé le ultime risposte in merito alla classifica generale, con un rimescolamento di carte per quanto riguarda il terzo e ultimo gradino del podio (in apertura foto Ptzphotolab). Giacomo Rosato scalza il norvegese Kristian Haugetun, mentre il francese Johan Blanc bissa il successo di ieri nella tappa del pomeriggio portando a due il bottino nella Corsa dei Futuri Campioni. Come sempre sulle strade della Toscana e della Liguria non è mancata la presenza di Dino Salvoldi, tecnico della nazionale juniores. Il suo sguardo sulla corsa ci permette di avere una chiave di lettura legata all’ultimo impegno della stagione che lancia i mondiali di Kigali.
«Il Lunigiana – dice il cittì mentre rientra verso casa – ha insegnato a noi italiani che dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Quando si hanno le gambe non si deve correre con in testa il piazzamento, correre per vincere è una cosa totalmente differente. E’ una sensazione che mi porto a casa, non legata a qualcuno, ma a un atteggiamento generico di volersi accontentare. Accetto che possa arrivare un piazzamento, ma se arriva dopo che si è dato tutto per provare a vincere. A mio avviso è mancata questa cosa in alcune occasioni».


Che bilancio fai di questo Lunigiana?
Il livello medio si è alzato, ma anche i nostri ragazzi sono più forti. Non ci sono più le eccellenze di questi ultimi due anni, serve maggiore caparbietà e lettura tattica, in particolare chi ha le gambe per cercare di vincere deve imparare a provarci.
Ti aspettavi qualcosa di più dopo il lavoro in altura con i cinque ragazzi selezionati?
No, questo no. Le scelte di preparazione sono prioritarie al risultato. In altura a Livigno abbiamo lavorato per il mondiale in Rwanda, quindi è normale che alcune scelte non siano state funzionali al Lunigiana. Dai cinque ragazzi portati a Livigno (Davide Frigo, Roberto Capello, Giacomo Rosato, Mattia Proietti Gagliardoni e Mattia Agostinacchio, ndr) non mi aspettavo nulla di più.


Avevi in mente di cercare i tre nomi del mondiale da questi cinque?
Avrei deciso la formazione del mondiale dopo il Lunigiana, e i nomi per l’europeo sarebbero usciti dopo il Buffoni (che si correrà domenica 15 settembre, ndr). I ragazzi lo sapevano, e il passato lo conferma. Lo scorso anno Consolidani e Remelli non sono venuti in altura a Livigno ma poi li ho portati a Zurigo. Anche perché la categoria juniores a breve scadenza propone nomi nuovi.
Però dei nomi li avevi?
Sicuramente Roberto Capello e Mattia Agostinacchio erano già due nomi che avevo in testa, per diversi motivi. Un posto libero c’era, vero che è poco ma andremo in Rwanda a ranghi ridotti. Tutti i ragazzi sapevano di potersi giocare una chance, ma ho visto ragazzi con gambe per poter vincere accontentarsi di un piazzamento. Le corse nel ciclismo moderno iniziano al chilometro zero e finiscono dopo la linea d’arrivo.




Ti è dispiaciuto non riuscire a vedere Agostinacchio?
Sì ma l’ho sentito e ho visto che in questi due giorni ha raccolto due ottime prestazioni. Anche senza vederlo sono sicuro abbia dato tutto per fare del suo meglio.
Da Capello ti saresti aspettato qualcosa in più?
No, anche perché è rimasto coinvolto in una caduta nella prima tappa del Lunigiana. Ha preso un distacco importante e il giorno dopo era parecchio nervoso. Però poi si è ripreso e nella tappa di oggi è stato tra i primi a muoversi.


Questo posto libero per il mondiale chi lo prende?
Giacomo Rosato. Sia per la prestazione al Lunigiana, dalla quale è nato il terzo posto finale, ma anche per la continuità mostrata durante l’anno. Da lui mi aspetto tutto quello che abbiamo detto in precedenza, deve correre per provare a vincere, come ha fatto a Vezzano Ligure nella seconda tappa.
Dei nostri avversari cosa dici?
L’Austria ha dimostrato di avere una squadra forte, oltre a tante individualità di spicco (uno su tutti è Anatol Friedl, ndr). Mentre la Francia non ha brillato molto durante l’anno, ma al Lunigiana ha ritrovato il suo modo di correre. Il Belgio, che ha vinto la corsa con Seff Van Kerckhove, si è mosso bene.
Che mondiale ti aspetti?
Di difficile interpretazione. Ho qualche perplessità sul fatto che possa essere davvero duro, il dislivello c’è ma dipende sempre da come si distribuisce. Sicuramente non sarà una gara aperta alle sorprese. Credo che i nostri tre ragazzi possano provare a fare la corsa. Mentre l’europeo è impegnativo e molto vicino alle caratteristiche di uno scalatore puro. Ma per dire dei nomi voglio prima capire quanti corridori potrò portare.