MISANO ADRIATICO – Valverde non ha mai manifestato particolari tensioni alla vigilia di una gara importante. Eppure con l’avvicinamento del primo mondiale da tecnico spagnolo, il murciano ammette che un po’ di nervosismo sta arrivando. Detto questo, Alejandro non è un tecnico che assilli i corridori, seguendoli passo dopo passo. E’ andato alla Vuelta nel giorno di riposo. Ci tornerà di certo, ma da corridore ancora (quasi) in attività, sa che a questo punto della stagione c’è poco da programmare. Il lavoro s’è fatto all’inizio dell’anno e poi con l’estate: adesso si tratta solo di raccogliere le sensazioni e comporre il puzzle. Le vittorie di Ayuso e Soler alla Vuelta mettono di buon umore il commissario tecnico, invitato all’Italian Bike Festival da Canyon, di cui è testimonial.
«Dimmi una cosa – fa sorridendo – ti sei vaccinato? Io no e non lo farò. I corridori sono liberi di scegliere. Non ho ancora la lista definitiva, ma credo che arriveranno al punto giusto. Quasi tutti quelli che porterò sono in gara alla Vuelta. Ci tornerò, ma ci sono già stato a Pamplona per il giorno di riposo. Ma soprattutto li seguirò in televisione e parlerò con loro al telefono».


Da noi si parla della difficoltà di fare squadre diverse per mondiale ed europeo. La Spagna porterà gli stessi uomini?
Alcuni vogliono farli entrambi, perché gli impegni sono compatibili. Forse la crono è un po’ troppo ravvicinata alla strada, ma quelli sono due percorsi diversi. La crono del mondiale è molto dura, 40 chilometri veramente impegnativi. La crono degli europei invece è veloce e più corta: sono 24 chilometri.
Che cosa ti sembra del percorso dei mondiali su strada?
E’ pazzesco, molto duro, molto esigente. Lo è per il percorso, per l’altitudine e per il dislivello. Si passa tante volte sul traguardo, penso che ci saranno pochissimi corridori all’arrivo, ma chi finisce sarà il migliore. E’ un mondiale dove si dovrà arrivare con tanta voglia di correre.
Sarà la Spagna di Ayuso o ci sono anche altri?
Penso che la squadra sia abbastanza completa, ma in finale l’uomo più forte è certamente Ayuso. Andiamo con parecchi sogni e tanta voglia.


Che cosa pensi della scelta di Ayuso di lasciare la UAE?
E’ una decisione sua, io non ci posso entrare. Non è buono che la notizia sia venuta fuori durante la Vuelta, perché ha coinvolto tutti. Non solo Juan, anche la UAE e Almeida, anche se non si nota dai risultati, perché continuano a vincere. Però è chiaro che in qualche modo ha inciso.
Sarebbe stato un percorso adatto a un corridore come Valverde?
Credo che lo sarebbe ancora (ride, ndr). Potrebbe essere adatto a me perché non ci sono salite molto lunghe e il finale è su uno strappo, con il pavé a due chilometri dall’arrivo.
Come si batte Pogacar?
Arrivando prima di lui (ride ancora, ndr). Bisogna sperare che abbia un giorno negativo, perché può succedere che abbia una giornata storta. Alla fine anche lui è umano, ma non possiamo certo impostare la nostra corsa su questo. Dobbiamo avere una strategia di squadra. Cercare di farlo lavorare al massimo, cose che vedremo durante la corsa.


Come è stata questa prima stagione come tecnico della nazionale?
All’inizio è stato tranquillo. Tutti lavorano con la loro squadra, hanno un calendario molto ricco, quindi non si possono disturbare. Ora è tutto più ravvicinato, molto più complicato. Non posso dire di essere emozionato, ma certo un po’ nervoso. Quando sei corridore, sei pure nervoso, ma ora è diverso. Ho sufficiente supporto, ma può anche capitare che delle cose sfuggano. In fondo il fatto che sia il primo mondiale significa anche che qualcosa devo ancora imparare…