Vincitore a Teor, nella seconda tappa del Giro del Friuli per U23, Nicolas Milesi prosegue su quella scia che ha inaugurato al Tour Poitou Charentes in Francia. Parlando con lui al ritorno dalle strade transalpine si sentiva che quella gara, quel secondo posto finale rappresentava qualcosa che andava al di là del puro risultato, era come un punto di ripartenza. E la successiva prestazione friulana ne è la dimostrazione.


Il corridore dell’Arkea aveva preso spinta dalla prova transalpina che per il team era un appuntamento molto sentito: «Era una gara dove il livello non era affatto male. C’era questa lunga cronometro che sapevo che si addiceva alle mie caratteristiche. Vedendo il percorso, la squadra mi ha dato fiducia, facendomi partire come secondo capitano dietro Thibault Guernalec. Poi nella cronometro ho avuto veramente buone sensazioni e ottime gambe chiudendo al secondo posto e da lì la squadra vista la classifica ha appoggiato e abbiamo costruito tutti insieme il terzo posto finale».
Come ti eri avvicinato a questa fase della stagione?
Dopo il campionato italiano ho fatto un buon calendario, prima all’Ethias-Tour in Vallonia e poi all’Arctic Race che sono serviti per accrescere nella condizione. Il team ha visto i miei risultati ma soprattutto i miei progressi e per questo mi ha dato fiducia.


Nell’ultima tappa come hai provato a giocartela?
Nelle prime due tappe ho dovuto correre al servizio di Démare, come è giusto che sia, perché la priorità della squadra era curare la sua volata e infatti Arnaud ha colto due piazze d’onore. Dopo la crono, l’ultima tappa non era scontata, c’era un po’ di maltempo e vento nella prima parte, ma devo dire che è stata abbastanza controllata dalla TotalEnergies, che aveva Leroux, il leader della generale. Nel circuito finale ho cercato di rimanere bene attento insieme a Mozzato, che devo ringraziare, mi ha dato veramente una grande mano perché ha veramente molta esperienza e mi ha aiutato a muovermi in gruppo.
Come è andata alla fine?
Nel finale lui ha lanciato l’attacco e io ero appena dietro. L’arrivo, con gli ultimi 800 metri al 5 per cento di pendenza non era per Arnaud. Io sono salito forte, sono arrivato undicesimo e devo dire che alla fine ero molto contento, avendo oltre al podio la vittoria nella classifica dei giovani.


Com’era stata la prima parte di stagione?
Non facile, vista la frattura della clavicola alla Roubaix, Devo ammettere che in questa stagione puntavo molto sulla prima parte, sulle classiche in Belgio. La Roubaix è una gara che mi piace molto, l’avevo preparata, ero arrivato nelle mie migliori condizioni. Mentre eravamo in un gruppo di 10, in uno degli ultimi settori sul Carrefour dell’Arbre sono caduto e mi sono rotto la clavicola. Ho perso quel mese in cui c’erano tutte gare di categoria adatte a me, dove potevo giocarmi le mie carte e raccogliere qualcosa. Ho lavorato per tornare in tempo per l’italiano a cronometro e per la terza volta consecutiva sono finito secondo. Da lì sono andato in altura a Livigno per azzerare tutto.
Tu sei al secondo anno all’Arkea, come ti trovi?
Devo dire che il primo anno non è stato facilissimo. Il cambio della lingua era un ostacolo, poi il calendario era molto diverso da quello a cui ero abituato. C’è stato bisogno di un periodo di assestamento. Quest’anno sento la differenza, intanto perché me la cavo bene con il francese. In squadra ho iniziato un po’ più a conoscere tutto lo staff e i compagni, anche quelli del WorldTour visto che comunque ho corso abbastanza anche con la prima squadra. Quindi sono abbastanza ottimista per il futuro.


Che atmosfera c’è nel team, sia per la situazione ranking che per le voci circolanti sulla stessa sopravvivenza della formazione francese?
Noi non prestiamo molto fede a tutte le chiacchiere, cerchiamo di dare il massimo in ogni gara e poi vedremo il futuro che cosa ci riserverà. Io penso che queste prestazioni e comunque anche la continuità che ho avuto nei miei tre anni da under 23, anche se con parecchi problemi visto che mi sono rotto la clavicola due anni consecutivi, spero che possa aprire anche a ad altre opzioni per il prossimo anno e i prossimi a venire. Poi vedremo anche quale sarà il futuro del team.
Il Giro del Friuli ti sta dando ulteriore spinta, poi che cosa ti attende?
Io spero di trasferire questo momento positivo anche salendo di categoria, perché successivamente sarò al Giro del Lussemburgo con la prima squadra e so essere una corsa molto qualificata. Successivamente dovrei essere all’europeo a cronometro che è un mio vero obiettivo.


Dove lo scorso anno avevi finito al nono posto. Facile immaginare che la tua ambizione sia di migliorare…
Sicuramente voglio scalare la classifica e dico la verità, le gare di questa parte di stagione mi dicono che posso anche ambire a qualcosa d’importante. Tra l’altro penso che il calendario di avvicinamento sia perfetto visto che in Lussemburgo c’è una cronometro piuttosto lunga anche lì. Poi faremo il punto…