Non poteva che trovare la sua rivincita in questi giorni di agosto. Dalla maglia a pois al Tour Femmes dell’anno scorso alla vittoria di Ferragosto in Belgio passando per la strettoia della pericardite di marzo. Cristina Tonetti ha davvero completato alla grande il suo ritorno in gruppo (in apertura foto @gmaxagency).
Al primo successo da pro’ ottenuto quasi una settimana fa al Grote Prijs Yvonne Reynders, l’altroieri la 23enne brianzola della Laboral Kutxa-Fundacion Euskadi ci ha aggiunto un terzo posto all’Egmont Cycling Race (vinta da Alzini) e oggi è in gara al GP Lucien Van Impe per dare continuità a questi importanti risultati. Mentre è in ritiro in “casetta” al Nord con la squadra, ne abbiamo approfittato per sentire con piacere il morale di Tonetti.




Cristina raccontaci il giorno della vittoria. Che sensazioni hai provato?
«Era un circuito di 22 chilometri – racconta – da ripetere sei volte. Gara di difficile interpretazione e di difficile controllo, quindi sono stata attenta per vedere come si evolveva. Negli ultimi 10 chilometri c’era ancora fuori una fuga di quattro ragazze con dentro una mia compagna, ma dal gruppo appena è partita Campbell, l’ho seguita immediatamente. A quel punto quando mi sono ritrovata davanti, ai meno 5 ho rotto gli indugi per evitare brutte sorprese in volata e sono scattata da sola. Più mi avvicinavo al traguardo, più avevo mal di gambe. Significava che stavo andando forte, è stato il mio unico pensiero».
Poi però appena tagliata la linea d’arrivo hai avuto altri pensieri, come la dedica a papà Gianluca.
Certo, lui è sempre con me, ma in quel momento ho pensato a tutte le persone che sono state sempre al mio fianco non solo ultimamente, quanto in ogni periodo difficile e per ciò che c’è stato prima. Devo dire grazie anche a me stessa perché siamo noi atleti per primi che dobbiamo credere in certe cose. Una dedica particolare tuttavia ci tengo a farla a Lucio Rigato (il team manager della Top Girls, ndr).


Per quale motivo?
Lucio è stata una persona chiave nel mio diventare corridore. Quando nel 2023 è venuto a mancare mio padre, lui mi ha permesso di continuare a correre, standomi vicino e facendomi capire che non ero solo un numero per la sua squadra. Ricordo che quando sono arrivata da loro, avevo soggezione a parlare con lui. Anzi ci ho messo un po’ a lasciarmi andare. Lo vedete grande, grosso e dall’aspetto burbero, invece è una persona di grande umanità. Se oggi corro e se sono riuscita a vincere, lo devo anche a lui.
Intanto stai attraversando un buon momento. A cosa è dovuto principalmente?
Credo di essere rientrata con una freschezza mentale tale da poter rendermi conto di cogliere meglio certe opportunità. Per assurdo sono più contenta del terzo posto dell’altro giorno perché conferma che la vittoria non è arrivata per caso. Nonostante nel finale avessi lavorato per le compagne per chiudere sulla fuga e fossi rimasta un po’ imbottigliata, mi sono buttata ugualmente in volata ed è andata abbastanza bene.


Come sono stati invece i mesi lontano dalle corse?
Sono stati difficili, lunghi. Mi sono dovuta armare di tantissima pazienza, anche perché non potevo fare altro (sorride, ndr). Dopo il primo mese totalmente ferma, in quelli successivi ho seguito un programma graduale di recupero fatto dai medici e dal preparatore atletico. Prima le uscite per portare a spasso la bici senza superare certi battiti, poi lavori più specifici. La pericardite non è come rompersi un braccio o una gamba, in cui vedi dal vivo come sta andando il recupero. Il cuore lo devi tenere monitorato e anche quando senti di stare bene, non sai se è veramente così perché c’è il pericolo della ricaduta e di dover stare nuovamente fermi il doppio del tempo.
Hai comunque dovuto aspettare più del dovuto per correre, giusto?
Esattamente. Avevo fatto tre giorni consecutivi di gara ad inizio giugno, esattamente tre mesi dopo l’ultima corsa, ma mi sono fermata subito perché il calendario della squadra era già stato fatto, tra cui il Giro Women. Diciamo che il mio vero rientro lo considero questo di agosto. Nel frattempo comunque ho fatto qualche esame di controllo ed è tutto a posto. Problema risolto.


Sappiamo che sai trarre insegnamenti da ogni situazione. Questa cosa ha lasciato a Cristina Tonetti?
Mi sono accorta che diamo sempre tutto e tanto per scontato. Ci perdiamo in certi dettagli, poi magari non ci accorgiamo di altre situazioni più importanti che non vediamo nell’insieme. Noi atleti siamo fortunati a correre e possiamo dire che ce lo siamo guadagnati, ma a volte non riusciamo ad apprezzare quello che facciamo. Talvolta si fanno le cose in automatico, perché le dobbiamo fare. In questa mia vicenda ho preso un po’ di paura di non poter continuare ad avere questa fortuna. Ora ho veramente capito che fare il mio mestiere di atleta mi pesa meno rispetto a prima.
Cosa prevede il resto della stagione?
A fine agosto correrò il Kreiz Breizh e a Plouay, poi dovrei avere altre corse a settembre prima di chiudere al Tour of Guangxi in Cina. Voglio finire continuando a fare il mio dovere, come ho fatto sempre.