L’Italia è reduce da una spedizione olimpica un po’ particolare ma che merita di essere raccontata, sia per i risultati ottenuti ma anche per l’esperienza che ha regalato ai suoi atleti. Stiamo parlando dei Giochi Olimpici della Gioventù Europea (European Youth Olympic Festival, EYOF) che si sono tenuti a Skopje, in Macedonia del Nord. Una competizione riservata ai ragazzi con età compresa tra i 14 e i 18 anni. La spedizione azzurra ha conquistato il primo posto nel medagliere con 50 medaglie conquistate (19 d’oro, 19 d’argento e 12 di bronzo).



Sulle strade macedoni
C’è stato spazio anche per il ciclismo, disciplina che ha portato due medaglie al team azzurro: una d’oro nella prova a cronometro femminile con Anna Bonassi e l’altra di bronzo nella prova a cronometro maschile con Tommaso Cingolani. Il commissario tecnico alla guida del settore strada era Silvia Epis che ha accompagnato i giovani azzurri in un viaggio dal sapore speciale.
«Si è trattata di una vera e propria Olimpiade – ci racconta appena tornata dal viaggio – che aveva come centro Skopje, anche se noi del ciclismo, sia strada che mountain bike, eravamo a una quarantina di chilometri di distanza, a Kumanovo.


Dove si sono svolte le gare di ciclismo?
Le prove su strada erano tutte nell’area di Kumanovo, i percorsi delle prove in linea erano un’andata e un ritorno su una strada che portava comunque a fare parecchio dislivello. Le distanze in sé non erano eccessive, 50 chilometri per le ragazze e 60 chilometri per i ragazzi. Mentre la cronometro misurava una decina di chilometri.
Che clima avete trovato?
A livello ambientale davvero torrido. Le temperature superavano mediamente i 40 gradi centigradi, infatti l’organizzazione ha anticipato gli orari delle partenze per evitare di correre nei momenti più caldi.


Invece che atmosfera si respirava?
Era una vera e propria Olimpiade, con tutte le nazionali europee rappresentate. Non c’era un vero e proprio villaggio olimpico, ma eravamo suddivisi in hotel. Noi come ciclismo condividevamo la struttura con Grecia e Lussemburgo.
Cosa intendi con vera e propria Olimpiade?
Che i ragazzi erano con la divisa che utilizza solitamente la nazionale in questi eventi e soprattutto durante le gare non si potevano indossare kit sponsorizzati. Siamo partiti da Malpensa con un volo charter dedicato e una volta arrivati a Skopje abbiamo partecipato alla cerimonia di apertura dei Giochi che sono iniziati il 20 luglio e sono terminati il 26.


Una bellissima esperienza per dei ragazzi che difficilmente hanno modo di correre fuori dall’Italia, soprattutto nel ciclismo.
Per molti di loro è stato il primo momento di confronto con atleti di altri Paesi. Si è creato un bellissimo spirito di gruppo e sarà un’esperienza che si ricorderanno sicuramente. Non era solo sport però, perché una volta finite le gare c’era la parte di divertimento.
Raccontaci…
C’erano feste, incontri, abbiamo avuto anche modo di esplorare e conoscere il territorio. Noi che eravamo a Kumanovo abbiamo girato la cittadina, visto come vivono e quali sono le tradizioni del luogo. I ragazzi hanno voluto assaggiare il cibo locale e siamo andati a mangiare fuori tutti insieme, principalmente erano tutti piatti a base di carne.


Avete avuto modo di vedere Skopje?
Solamente durante le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi. Però posso dire che sia io che i ragazzi siamo rimasti colpiti. E’ una capitale molto giovane, poi in quei giorni era coloratissima e molto viva dato che ai Giochi Olimpici della Gioventù Europea hanno partecipato un totale di 6.000 ragazzi.
Com’è stato per i ragazzi vivere una settimana tutti insieme?
Sicuramente un’esperienza formativa nella quale hanno iniziato a prendere confidenza con altre realtà e a rapportarsi con regole e responsabilità. Veniva rispettata l’individualità, ma ognuno aveva il proprio ruolo. In hotel eravamo con tutta la spedizione del ciclismo, strada e fuoristrada, e abbiamo vissuto una settimana a stretto contatto. Gli atleti della mountain bike hanno fatto il rifornimento a quelli della strada durante le gare così come gli stradisti hanno dato il loro supporto a loro.




Come sono andate le gare?
Le due medaglie le abbiamo conquistate nelle prove contro il tempo, sia quella di Anna Bonassi che quella di Tommaso Cingolani. Purtroppo lo stesso Cingolani nella gara in linea ha avuto un problema al cambio che gli ha impedito di correre al meglio. Ci siamo contraddistinti anche nelle gare di mountain bike con il sesto posto di Walter Vaglio e l’ottavo di Mariachiara Signorelli.
Il livello tecnico era elevato?
Nelle prove di mountain bike il percorso era difficile e tutto da guidare e i vincitori sono emersi per superiorità netta nei confronti degli altri. Su strada, invece, il percorso era un avanti e indietro sulla stessa strada quindi tecnicamente non era difficile. C’era molto dislivello, quasi 900 metri per i ragazzi e 800 per le ragazze.
Cosa ti hanno detto i ragazzi su questa esperienza?
Sono stati orgogliosi e felici di vestire la maglia azzurra in un evento di questo calibro, sicuramente porteranno a casa delle emozioni e un’esperienza che saranno difficili da replicare.