La polemica del limone: la moglie di Vingegaard e la Visma

13.07.2025
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Un argomento di cui in Italia si è parlato poco, ma che invece potrebbe aver influito non poco sulla tranquillità di Jonas Vingegaard, è una polemica scoppiata a ciel sereno e sollevata dalla moglie, Trine Marie Hansen. La “polemica del limone”: così è stata ribattezzata.

In sostanza, Trine ha dichiarato al quotidiano danese Politiken che alla Visma-Lease a Bike stanno spremendo Jonas come un limone. Da lì sono arrivate risposte, con grande garbo, da tutte le parti in causa, compresi Wout Van Aert e lo stesso Vingegaard. Ricostruiamo quindi questa vicenda e vediamo come si è evoluta.

Jonas Vingegaard con sua moglie Trine Marie Hansen
Jonas Vingegaard con sua moglie Trine Marie Hansen

L’intervista di Trine

Nell’intervista al Politiken, Trine tocca due temi principali: i numerosi ritiri in quota e la tattica della squadra che, a suo dire, non sarebbe del tutto favorevole a Jonas.

«Jonas non si ricarica dopo tre settimane in quota. Temo che stia bruciando la candela da entrambi i lati – ha detto Trine – Jonas è uno che ha bisogno di più riposo e relax per dare il massimo. Probabilmente si può calcolare tutto in un foglio Excel, ma credo che a volte ci si dimentichi della persona nel suo complesso e di come ottenere il meglio da questa.

«Il desiderio più grande della squadra è che vinca il Tour de France, quindi stanno pianificando di arrivarci nel miglior modo possibile e questo include un sacco di allenamento in quota. Ma Jonas preferirebbe allenarsi stando a casa con noi in Danimarca. Se non è possibile farlo in Danimarca, allora dovremmo avere la possibilità di essere insieme ed essere semplicemente noi stessi. A volte ha bisogno di ricaricarsi in un ambiente il più tranquillo possibile con la sua famiglia. Non è come molti altri ciclisti».

Trine menziona anche il numero limitato di interviste e l’uso ridotto dei social, facendo ancora leva sul tema della famiglia. «Non lo consideriamo più importante del tempo trascorso insieme. Jonas è maturato: prima gli mancavano un po’ di peli sul petto, un po’ di fiducia in se stesso e la convinzione di essere all’altezza. Ora ce l’ha, e sono orgogliosa di lui». Anche su quest’ultima frase ci sarebbe da riflettere…

Al Giro, dopo aver vinto a Siena, Van Aert è stato fondamentale per il successo finale di Simon Yates
Al Giro, dopo aver vinto a Siena, Van Aert è stato fondamentale per il successo finale di Simon Yates

Wout sì, Wout no

E poi forse la critica più forte, quella relativa alla squadra e al modo di correre della Visma-Lease a Bike, definito, come dire, dispersivo…

«La squadra – ha detto la Hansen – dovrebbe concentrarsi esclusivamente sulla vittoria del Tour. Spero che Jonas abbia il pieno supporto della squadra, invece di avere obiettivi diversi. A quel punto avrebbe le migliori possibilità di vittoria. Perché se ci si concentra anche sulle vittorie di tappa per altri corridori, non va bene. Guardiamo cosa fanno alla UAE Team Emirates con Tadej Pogacar: quando è al via di una corsa, non c’è dubbio su chi sia il leader. Tutti conoscono il suo ruolo. Penso che sia incredibilmente importante».

Lei non lo nomina, ma è chiaro il riferimento a Wout Van Aert. E’ certo che tutto questo non aiuti, tanto più in un Tour dove il nervosismo regna sovrano. E possiamo dirvi che al via delle tappe ce n’era parecchio. Anche con Michele Pallini, massaggiatore esperto, se ne parlava e si leggevano i linguaggi del corpo di atleti e non solo.

Troppi ritiri per Jonas. Troppo lunghe tre settimane. L’accusa di Trine Marie Hansen alla Visma (foto Instagram)
Troppi ritiri per Jonas. Troppo lunghe tre settimane. L’accusa di Trine Marie Hansen alla Visma (foto Instagram)

Le repliche

Puntuali, e giustamente, sono arrivate le repliche da parte degli interessati. Quelle della signora Vingegaard non sono state parole semplici da digerire. Partiamo proprio da Van Aert, che ha risposto da signore, senza alimentare la polemica.

«Ne abbiamo parlato a lungo in squadra – ha detto Wout – e credo che tutti nel mio team sappiano cosa aspettarsi da me. Ognuno conosce il proprio ruolo. Il nostro approccio alla corsa è sempre molto chiaro. Abbiamo più obiettivi ed è per questo che abbiamo avuto così tanti successi. Anche Jonas lo sa e la cosa non lo disturba affatto. Quindi sì, è un peccato che sia stata dipinta in questo modo e che queste dichiarazioni siano uscite così».

Poi è intervenuto Grischa Niermann, il direttore sportivo, facendo le veci del team: «Credo che la Visma stia ascoltando i desideri di Vingegaard. Ad esempio, non ha partecipato al ritiro di febbraio. Abbiamo un ottimo rapporto con Jonas e ci riuniamo sempre per pianificare la stagione. Ma bisogna fare sacrifici per vincere la corsa ciclistica più importante del mondo. Jonas lo sa. E lo sa anche Trine.

«Riguardo a Van Aert, Wout è l’aiuto più grande che Jonas possa immaginare. E’ un grande campione, e anche lui ha bisogno dei suoi obiettivi e della sua libertà. Se gli dai questo, ottieni il Wout che hai visto al Giro d’Italia: quello che ha aiutato Simon Yates a conquistare la maglia rosa. Se gli dici di andare al Tour e semplicemente di aiutare Jonas, lo farà. Ma non sarà forte come quando ha anche il suo spazio. L’obiettivo è sempre fare ciò che è meglio per la squadra».

Jonas Vingegaard (classe 1996) è in lotta per la conquista del suo terzo Tour de France. Queste polemiche non lo aiutano
Jonas Vingegaard (classe 1996) è in lotta per la conquista del suo terzo Tour de France. Queste polemiche non lo aiutano

Jonas il moderatore

Alla fine a mettere una pezza è stato proprio il diretto interessato, Jonas Vingegaard. Un po’ glissando e un po’ cercando di gettare acqua sul fuoco ma con più sostanza, ha detto: «Non ho letto l’intervista, quindi non posso commentarla per bene. So che Trine mi sostiene al 100 per cento e farà tutto il possibile per aiutarmi a dare il massimo. Vuole solo il meglio per me. Certo, ci sono molti ritiri di preparazione in quota durante l’anno, quindi è dura per la vita familiare. Ma continuo ad andare in bici e non ho ancora avuto un esaurimento nervoso».

Tra l’altro, le questioni sollevate dalla moglie stonano parecchio con un’intervista rilasciata dallo stesso danese a L’Equipe prima del Tour. In quell’occasione, Vingegaard aveva detto sostanzialmente di amare ancora la vita da atleta, tra cui i ritiri, e che finché sentirà questa motivazione continuerà. Impegnarsi, allenarsi, soffrire: per lui contano più del risultato finale. Il viaggio, non la meta. «Ho 28 anni e ancora quattro anni di contratto… Magari domani perdo la motivazione e smetto? Non succederà. Non domani almeno. Ma potrebbe succedere. Dipenderà da quanto a lungo continuerò ad amare questa vita».

«Mi piace davvero il ciclismo – aveva detto Jonas al quotidiano francese – uscire in bici ogni giorno, fare gare, lottare per la vittoria… tutto questo mi dà la motivazione per allenarmi quotidianamente. Se senti di aver ricevuto un dono, se posso dirlo così, devi usarlo, altrimenti lo perdi. In un certo senso ho ricevuto questo dono, e sentire che lo sto usando mi motiva. Quando ti senti bene in allenamento, quando soffri ma ti sembra normale, come mi è successo nelle ultime settimane, è qualcosa di meraviglioso. Se penso di essere forte mentalmente? Sì, credo che sia la mia qualità principale. Sono capace di resistere anche quando le cose vanno male».