Andrea Bagioli da quando è passato professionista nel 2020, ad appena ventuno anni, ha fatto vedere di essere un corridore capace di correre con la testa del gruppo. La Soudal-Quick Step aveva visto in lui un talento, la Lidl-Trek ci ha voluto investire con l’idea di farne un oggetto prezioso del suo panorama in costruzione. Il biglietto da visita con il quale Bagioli si era presentato nel suo nuovo team americano, a fine 2023, era di tutto rispetto: terzo alla Coppa Bernocchi, primo al Gran Piemonte e secondo al Giro di Lombardia alle spalle di Pogacar.
Lo scorso anno il passaggio a vuoto è stato evidente e dopo un riposo necessario si è ripresentato al via della nuova stagione con l’obiettivo di far vedere quanto vale il “vero” Bagioli.


Nuovi meccanismi
La novità del 2025 è stata la partenza dall’Australia con il Santos Tour Down Under per ritrovare la condizione e il giusto feeling con le corse dopo una stagione finita anzitempo. Il risultato ha fatto intravedere una possibile ripresa. La stagione è poi proseguita con qualche altro buon piazzamento e il terzo posto al GP Indurain. Ma la vera scossa è arrivata alla Liegi-Bastogne-Liegi e grazie a un sesto posto che ci ha fatto rivedere Bagioli in testa al gruppo anche nelle Classiche.
Il suo riferimento in squadra è Adriano Baffi, i due venerdì erano insieme in Svizzera all’Aargau e oggi hanno iniziato il Tour de Suisse. Insieme al diesse della Lidl-Trek cerchiamo di capire quali siano le aspettative reali intorno a Bagioli.
«E’ arrivato da noi come un ragazzino giovane e di belle speranze – dice Baffi – e si è trovato in una squadra con impostazioni e sistemi diversi a quelli a cui era abituato. Nel 2024 ha pagato lo scotto della nuova avventura. Quest’anno è entrato maggiormente nei meccanismi e ha dimostrato di poterlo fare».


Cos’è cambiato?
Lo vedo più aperto con noi del team e questo ci permette di poterlo supportare laddove si riesce a fare, lo scorso anno era chiuso ma si tratta anche di costruire un rapporto. Non ci conosceva e lui arrivava da una realtà totalmente differente.
E’ servito del tempo per ambientarsi?
Non era logico che quelle del 2024 fossero le sue prestazioni, i numeri che ha fatto registrare e che ha tuttora sono ben diversi. L’unica risposta possibile era che ha sofferto il cambio squadra.
Ora che ci lavori da più di un anno che corridore pensi possa essere?
Con le dovute proporzioni direi un Bettini, ha le sue stesse qualità atletiche. Chiaro che stiamo parlando di due corridori diversi a livello di risultati. Però Bagioli ha una buona resistenza in salita ed è rapido e queste qualità escono maggiormente con il passare dei chilometri.


Gli serviva trovare la fiducia?
Noi un corridore come Bagioli lo aspettiamo sempre, le qualità le ha. Nel ciclismo di oggi non è facile ottenere i risultati che uno dovrebbe o potrebbe avere. Ci sono tante cose che influenzano una prestazione ma alla fine la strada mette al primo posto il valore dell’atleta.
Qual è il vero valore di Bagioli?
Può fare di più, ma quel di più vorrebbe dire vincere la Liegi. Il passo da fare non è semplice, lui si allena bene e ora sta facendo vedere buone cose. In base ai valori che ha penso che arriverà il momento in cui riuscirà a tirarli fuori. Il secondo posto nella tappa finale del Giro di Slovenia e gli altri piazzamenti ci dicono qualcosa. Forse quello che può rappresentare il suo vero valore è il sesto posto di quest’anno alla Liegi.


Bisogna cercare di vincere…
Credo che Bagioli sia un corridore in grado di vincere due o tre corse in una stagione e parlo anche di gare importanti. Ma il passo deve farlo lui, noi possiamo supportarlo ma poi in bici ci sale lui. Nel ciclismo c’è chi vince e chi è un buon corridore e Bagioli sta cercando di capire dove può collocarsi.