La storia di Michele Pascarella, impegnato negli scorsi giorni al Giro del Friuli per juniores, è particolare perché per qualche verso ricorda quella di suoi predecessori, pochi per la verità perché la Campania non è mai stata particolarmente prodiga di ciclisti venuti alla ribalta. Forse l’ultimo è Raffaele Illiano, rimasto poi nell’ambiente del ciclismo anche in veste di organizzatore e preparatore. Michele, vincitore della 2 Giorni di Bergamo e Brescia, viene da Caserta, ma per emergere è dovuto ciclisticamente emigrare, approdando al Team Franco Ballerini.
Bisogna ben intendersi su questo punto, perché la base di allenamento (ma sarebbe meglio dire di vita quotidiana) resta per lui sempre Maddaloni, centro della provincia casertana, ma il sapore del corridore costretto a emigrare per emergere resta e bisogna dire grazie alla “longa manus” di Scinto e Citracca, che si sono studiati con attenzione la sua attività da allievo se Pascarella ha potuto affrontare la carriera da junior ed emergere.


«Da allievo avevo vinto 15 gare – racconta – rimanendo però sempre nella mia regione. Loro un giorno sono venuti a casa a Maddaloni, a parlare con me e la mia famiglia. Le loro idee hanno convinto i miei genitori, anche perché io sono rimasto a casa, per seguire la scuola. Per i miei la preminenza degli studi non era in discussione, così abbiamo trovato un accordo. Con me è entrato un altro ragazzo delle mie parti, Giuseppe Sciarra, con cui mi alleno».
Quindi fai la spola fra Campania e Toscana?
Sì, mi sposto per le gare, se poi sono particolarmente concentrate rimango più giorni in Toscana in modo da affrontare tutto il periodo. Quest’anno però è abbastanza complicato perché è l’anno della maturità. Studio al Liceo Scientifico Scienze Applicate e queste settimane sono particolarmente intense. Gareggio, ma la mente è anche allo studio, all’esame. Per questo la vittoria in Lombardia ha un sapore speciale.


A scuola come vedono la tua attività sportiva?
Devo dire che ho trovato davvero una grande disponibilità. Mi hanno permesso di fare le assenze necessarie per le trasferte ma anche orari ridotti per gli allenamenti, a condizione naturalmente che seguissi il corso delle lezioni e fossi preparato per le interrogazioni. Quest’anno è tosta, ma ce la sto facendo e poi per me lo studio è importante, infatti voglio andare avanti, vorrei frequentare la facoltà di Scienze Motorie e Fisioterapia. Questo influirà sulle mie scelte future, sull’eventualità di trasferirmi in pianta stabile.
Veniamo alla tua attività ciclistica…
Penso di essere un corridore abbastanza completo, con una buona propensione per la salita e per i percorsi duri e selettivi. Sono anche abbastanza veloce, quindi mi adatto bene alle corse dove si formano gruppi ristretti.


Come nella seconda tappa della 2 Giorni, che ti ha permesso di vincere la classifica combinata?
Sì, era una corsa che avevo visto subito potesse essere adatta alle mie caratteristiche. Erano 5 giri piatti e poi 4 giri con una salita di 2 chilometri che ha fatto la selezione. Quando la strada iniziava a salire provavo a fare selezione, poi all’ultimo giro ho preso l’iniziativa e sono salito con il mio passo finché sono rimasto da solo. Arrivare braccia alzate senza nessuno dietro è stata una bella sensazione.
Non capita spesso di parlare di corridori campani, qual è la situazione nella vostra regione, perché siete così pochi a emergere e cercare di andare avanti?
La situazione è un po’ complessa perché a livello di giovanissimi c’è tanta attività, di bambini che vanno in bici ce ne sono molti. Il problema inizia a comparire quando si sale fra gli esordienti perché ci sono poche società e quindi c’è anche un calendario molto scarno, poche possibilità per emergere e potersi mettere in mostra. Bisogna gareggiare soprattutto fuori regione, ma quante società possono permetterselo? Quindi per tanti ragazzini l’attività va presto a ridursi e spegnersi. Devo dire grazie ad Aurelio Cesaro e alla sua società se ho potuto mettermi in mostra perché ci ha portato in giro per l’Italia a gareggiare mettendoci tanto di suo.


Quale pensi sia la strada giusta per emergere?
Io ho la tendenza a provarci sempre. L’ho fatto anche al Giro del Friuli, nell’ultima tappa ho tentato la fuga da lontano fino ad avere oltre un minuto e mezzo sul gruppo della maglia gialla, poi mi hanno ripreso a 3 chilometri dall’arrivo. Ho portato a casa la piazza d’onore nella classifica dei Gran Premi della Montagna. Io sono così, non mi arrendo facilmente.
Si avvicina però il momento delle scelte…
Ci penserò dopo gli esami e dopo le gare d’inizio estate, il campionato italiano in primis. Vedremo che cosa fare, ma deciderò sempre con la mia famiglia. A maggior ragione se arriverà una proposta dall’estero, quel che conta è poter seguire sì l’attività, ma continuare anche la mia carriera negli studi.