Torna a farsi vedere Alexander Konychev. Del veronese figlio d’arte si erano un po’ perse le tracce, pochi squilli da parte sua nella stagione scorsa, con solamente qualche Top 10 sporadica. Nulla di fronte al suo promettente passato, considerando che parliamo sempre di un corridore che ha solo 26 anni e che era passato professionista militando nel WorldTour fra Qhubeka e Mitchelton Scott.
Dalla passata stagione il veneto è al Team Vorarlberg, formazione continental austriaca dove Konychev sta cercando di riaffacciarsi nel ciclismo che conta e qualche segnale arriva, come la vittoria in una prova nazionale e soprattutto il secondo posto alla Radsportfest Marwil, corsa Uci svizzera di buon livello.


«Finalmente comincio a vedere segnali del vero Konychev», ammette il veronese. «La prima parte di stagione era già stata positiva, frutto di un inverno nel quale ho potuto lavorare senza intoppi, sono riuscito ad allenarmi come volevo. Già nelle corse in Croazia a marzo ero riuscito a cogliere un 4° posto e a vedere che la condizione era in crescendo, anche in Grecia ho sentito le gambe girare bene e finalmente comincio a raccoglierne i frutti».
Quella svizzera è una gara che aveva una buona partecipazione. Come ti sei trovato?
Ho visto che ci tenevano in maniera particolare, aveva un certo seguito anche da parte dei media essendo alla sua prima edizione internazionale. So che gli organizzatori ci stanno investendo molto, vogliono farne una classica del calendario svizzero. C’erano molti team di livello, anche la Tudor aveva mandato un suo team e poi c’era la nazionale svizzera. Nel suo sviluppo è stata una corsa un po’ anomala.


Perché?
Perché non c’è stata la fuga iniziale, ma subito si è formato in testa un gruppetto di una quindicina di corridori con tutti i favoriti. Visto chi ne faceva parte ho pensato subito che da quel gruppo sarebbe uscito il vincitore e per fortuna avevo visto giusto seguendo i più forti. Il vantaggio è andato subito aumentando, poi si è scatenata la selezione e siamo rimasti in tre. Con me c’era Bissegger, il capitano della nazionale svizzera e si vedeva che alla gara di casa ci teneva in maniera particolare. Aveva una gran gamba, infatti ha attaccato a una sessantina di chilometri dal traguardo.
Ma tu non hai ceduto…
No, così abbiamo fatto praticamente una cronometro a squadre, io lui e l’altro elvetico Balmer. Allo sprint ha avuto ragione Bissegger, ma un secondo posto maturato così, dimostrando di poter tenere un ritmo altissimo per tanto tempo, mi ha dato molta fiducia. In fin dei conti Stefan è corridore del WorldTour, uno dei migliori passisti in circolazione, questo vuol pur dire qualcosa. Infatti a fine gara mi ha fatto i complimenti e ringraziato per la collaborazione nella fuga, mi ha fatto piacere.


Come ti trovi nel Team Vorarlberg?
E’ il mio secondo anno, ma per certi versi è il primo. Nel 2024 sono arrivato un po’ in extremis dopo essere rimasto a piedi e ho sempre inseguito la miglior condizione. Anche al Giro di Istanbul, pur avendo chiuso fra i primi 10 in classifica, non ero ancora il Konychev che volevo. Poi è arrivato l’inverno, ho potuto lavorare bene, ho trovato un bel feeling con la squadra e vorrei ripagarla con i risultati per la fiducia che hanno mostrato verso di me.
Tuo padre, approdato come diesse alla Padovani, aveva provato a portarti con lui, ad affidare i corridori alla tua esperienza in corsa pur essendo tu ancora molto giovane, ma hai rifiutato, perché?
Ero stato molto lusingato dalla sua proposta e da quella del team, ma ci tenevo a restituire agli austriaci un po’ di quello che mi hanno dato, credendo in me in un momento difficile. Hanno un calendario molto buono, non mancano i confronti con grandi team. Io mi sono subito trovato bene, ma non riuscivo a dimostrarlo con i fatti, ora finalmente il lavoro dei compagni riesco a tradurlo in qualche buon risultato, anche se spero di fare molto di più.


Dove?
Intanto mi piacerebbe portare a casa un buon risultato dai Giochi dei Piccoli Stati ad Andorra, dove gareggerò per San Marino, poi mi aspettano corse in Polonia e un periodo di altura per preparare il Giro d’Austria, che per il team è l’evento principale della stagione. Centrare una tappa lì darebbe un senso a tutta l’annata.