A Konya la prima senza Villa. L’Italia della pista riparte

23.03.2025
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Schiacciata nel calendario, ridotta a essere l’unica prova di Nations Cup per questa strana stagione, la tappa di Konya è stata, per il ciclismo su pista, un momento davvero particolare. Sui media non ha avuto particolare risalto, anche perché, salvo il 4° posto della Vece nello sprint, non ci sono stati squilli azzurri, ma era una prova importante, la prima del “dopo Villa. Il mentore della pista italiana ora è stato chiamato al capezzale del ciclismo su strada e il suo settore deve ripartire e lo ha fatto dal consesso internazionale più importante, mondiali a parte.

Il quartetto azzurro, con Lamon, Boscaro, Galli e la novità Jacopo Sasso ha chiuso al 7° posto
Il quartetto azzurro, con Lamon, Boscaro, Galli e la novità Jacopo Sasso ha chiuso al 7° posto

Tante novità in maglia azzurra

In Turchia la nazionale italiana si è presentata con un gruppo fortemente rinnovato, con tanti giovani e senza i suoi big. Si può davvero dire che il cammino verso Los Angeles 2028 sia partito da lontanissimo, iniziando a far fare esperienza ai più giovani. In questo contesto Davide Boscaro si è visto improvvisamente vestire di panni nuovi. Prima era il giovane del gruppo, ora è uno dei più esperti, chiamato a introdurre i ragazzi in un nuovo ambiente.

«L’assenza di Villa si è sentita – racconta Boscaro al suo ritorno – Salvoldi ci aveva già avvertito che non avrebbe potuto seguirci nella trasferta e che tutto era demandato a Bragato. Con lui siamo abituati a lavorare, sia noi uomini che le ragazze, diciamo che ha permesso in questo modo una transizione più soft, oltretutto so che si sentiva spesso anche con Villa. Diego è un po’ il collante, ma so che Dino, il nuovo cittì, ha lavorato con i ragazzi che ora passano di categoria. Li conosce, la scelta di succedere a Villa ha una sua logica».

In Turchia vittorie per ben 12 nazioni in un contesto con moltissimi volti nuovi
In Turchia vittorie per ben 12 nazioni in un contesto con moltissimi volti nuovi

Un nuovo ruolo per Boscaro

Con Salvoldi avete già avuto modo di confrontarvi? «Io lo conoscevo di vista, a Montichiari ci s’incrociava spesso. Con lui ho parlato fugacemente come anche gli altri componenti la nazionale, ci ha già detto che il lavoro vero e proprio inizierà ad aprile, per impostare l’appuntamento dei mondiali di fine stagione e tutto il lavoro che servirà per le qualificazioni olimpiche del 2027. Ci sarà tutto il tempo per commisurarci».

E’ indubbio però che il tuo ruolo è cambiato improvvisamente: «Non nascondo che inizialmente mi sono trovato un po’ spaesato nel trovarmi ad essere la guida, quello che ha più responsabilità insieme a Lamon. Ho cercato di essere vicino ai più giovano, di dare consigli soprattutto per come affrontare la gara considerando che avevamo avuto pochissimo tempo per girare insieme e certi meccanismi non li inventi dall’oggi al domani».

Ally Wollaston continua a stupire. In Turchia ha vinto l’omnium e portato il quartetto in finale
Ally Wollaston continua a stupire. In Turchia ha vinto l’omnium e portato il quartetto in finale

C’è del buono anche in un 7° posto…

Il quartetto azzurro, che è sempre il riferimento principale del movimento endurance a maggior ragione ora nel periodo di un profondo ricambio, ha chiuso al 7° posto. Potrebbe sembrare un risultato deludente, ma ha dei lati positivi: «Io non guardo tanto al piazzamento quanto al tempo e fatte tutte le considerazioni di prima, bisogna dire che siamo andati forte. Io, Lamon e Galli avevamo fatto l’europeo, ma gli altri erano completamente nuovi. Sapevamo che era una fase di passaggio. Purtroppo l’appuntamento era molto concentrato nei tempi e questo ha portato a una sovrapposizione di gare. Io ad esempio ho disputato l’eliminazione nel mezzo delle due prove di inseguimento a squadre, avevo le gambe scariche durante la gara…».

Un momento di passaggio solamente per noi? «Mah, io ho guardato con attenzione anche gli altri e molti erano nella nostra situazione. La Danimarca ad esempio ha portato una squadra di giovani, neanche la loro prima scelta fra loro. La Francia ha cambiato tutti i componenti rispetto all’europeo. L’Australia che ha vinto aveva invece un mix fra corridori esperti e plurititolati e più giovani. Nelle altre prove invece c’erano atleti navigati, la Spagna ad esempio ha vinto la madison con due campioni del settore come Mora Vedri e Torres Barcelò. La cosa però che mi ha colpito è che, al di là della pista effettivamente molto veloce, tanti quartetti hanno fatto grandi tempi, anche nazioni che solitamente non erano nelle prime posizioni».

Due vecchie conoscenze prime nella madison, gli spagnoli Mora Vedri e Torres Barcelò
Due vecchie conoscenze prime nella madison, gli spagnoli Mora Vedri e Torres Barcelò

Adesso tanta strada, per prepararsi bene

E ora? La stagione della pista è praticamente già finita… «Dino ci ha detto che vuole sfruttare questi mesi per lavorare tanto su pista, almeno una volta a settimana, poi ci prepareremo per le gare di classe 1 e per gli appuntamenti italiani come Fiorenzuola e Pordenone che saranno molto importanti, veri e propri test. Io intanto sono passato all’Arvedi e come i miei compagni gareggerò alla domenica per mantenere la condizione e fare lavori importanti in funzione pista».

Come detto, i risultati migliori in chiave italiana sono arrivati da Miriam Vece, che ha replicato il quarto posto degli europei. Nel suo caso va tenuto conto del fatto che il panorama della velocità presentava a Konya quasi tutte le big del settore: «E’ un segno positivo, la conferma di un trend di crescita, significa che la mia presenza fra le migliori non è più un caso e ci sono ancora ampi margini di crescita. In Turchia il settore velocità era davvero all’altezza di una Coppa del mondo».

La pista di Konya si è dimostrata molto veloce. La Vece ha stabilito il primato italiano sui 200 metri in 10″486
La pista di Konya si è dimostrata molto veloce. La Vece ha stabilito il primato italiano sui 200 metri in 10″486

I naturali timori delle novizie

Che ambiente hai trovato? «Una pista bella e molto veloce, un bell’evento purtroppo non adeguatamente supportato né dal punto di vista mediatico, né come presenze di pubblico. Per quanto riguarda l’Italia, io ero con due giovani come Grassi e Baima, alla loro prima esperienza a questi livelli. E’ un approccio sempre complicato ma hanno saputo metabolizzare la naturale agitazione della vigilia e Anita avrebbe anche fatto meglio senza la caduta. Sapevano che comunque era un’eccezionale opportunità, poter gareggiare al loro primo anno in Coppa del mondo contro gente che corre abitualmente mondiali e Olimpiadi».

Nel suo settore d’altronde cambia poco, se non il fatto che Quaranta è ora pienamente responsabile: «Infatti per noi rimane tutto come prima, continuiamo sulla strada intrapresa che sta dando frutti, soprattutto in campo maschile, dove Ivan ha portato i giovanissimi a gareggiare come l’iridato junior Del Medico».

L’abbraccio della Vece alla Van de Wouw, vendicatasi dopo aver perso nei quarti agli europei
L’abbraccio della Vece alla Van de Wouw, vendicatasi dopo aver perso nei quarti agli europei

E’ adesso un po’ di riposo

Anche nel suo caso la prova di Konya chiude una parentesi molto breve: «A me non dispiace. Ho tirato la carretta per tanto tempo, per inseguire la qualificazione olimpica e poi tutto il resto fino ad oggi. Un po’ di riposo me lo merito, poi inizierò la preparazione per i mondiali per riallacciare il discorso e continuare a progredire, ma credo che un periodo di stacco servirà anche per quello».